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Beato Odorico da Pordenone

Odorico sulle orme di san Francesco

Entrato tra i frati minori del convento di san Francesco di Udine all’età di 15 anni, dopo essere stato ordinato sacerdote, sceglie una vita eremitica in un bosco annesso allo stesso convento francescano, coltivando uno spirito di preghiera e di penitenza, portando il cilicio e le catene di ferro alle braccia. Rifiuta incarichi di rilievo sia in convento che nella provincia dell’Ordine. Si dedica con particolare frutto alla predicazione. Ed è questa esperienza che lo porterà a chiedere di partire per il leggendario Catai, l’attuale Cina, allora sotto il dominio dei Mongoli, meta già raggiunta prima di lui da Marco Polo, salpato per la Cina nel 1271; dal francescano Giovanni di Montecorvino, inviato da papa Nicolò IV e arrivato a Pechino nel 1294.

Odorico in Cina

Ebbene, Odorico – “Frate Odorico di Friuli, d’una terra chiamata Porto di Naone” (così si definisce lui stesso) – arriva in Cina nel 1318: la memoria del suo lungo viaggio è descritto nell’Itinerarium, un Diario dettagliato del suo percorso che sarà poi noto con il titolo di De Mirabilibus mundi. Vi si trovano moltissime notizie e dettagli sui luoghi visitati, sui prodotti, sulle tradizioni e rimane ad oggi una fonte importante di notizie sull’Estremo Oriente durante il Medioevo. Lungo il cammino, a Tana, alle foci dell’Indo (Pakistan), raccoglie le reliquie di quattro confratelli da poco martirizzati, i beati martiri francescani Tommaso da Tolentino, Jacopo da Padova, Pietro da Siena e Demetrio da Tiflis. Porta con sé le reliquie a rischio della sua vita e continua il viaggio lungo la costa occidentale dell’India, raggiungendo così Ceylon e quindi le isole Nicobare, Sumatra. Giunto in Cina, prosegue per Zaiton dove, in un convento francescano, deposita le reliquie dei martiri. Lungo il percorso, col permesso del metropolita Giovanni di Montecorvino, predica, battezza, fonda comunità cristiane, organizza le comunità. Fra il 1325 e il 1328 è a Khanbaliq, sede del Metropolita e capitale dell’Impero.

Odorico verso Avignone dal Papa

Dopo tre anni, l’arcivescovo ordina a Odorico di tornare in Europa con il mandato di relazionare al Papa e chiedere l’invio di almeno cinquanta missionari. Lungo il percorso del rientro attraversa il Tibet, il Turkestan, l’Afganistan, la Persia, l’Armenia fino a Trebisonda: da qui, con una nave, nel 1330 arriva a Venezia. A Pisa, lungo il cammino verso Avignone dove si trovava papa Giovanni XXII, si ammala. Secondo una tradizione, qui san Francesco gli appare ordinandogli di tornare nel suo “nido” a Udine, mentre lui stesso avrebbe pensato di avvertire il Papa della richiesta di nuovi missionari. Il Beato Odorico si ferma a Padova, spossato, presso il convento di sant’Antonio. I cinquantamila chilometri percorsi pesano sul suo corpo

La morte

Odorico arriverà a Udine stremato e irriconoscibile: muore il 14 gennaio 1331.

La salma rimane esposta per giorni nella chiesa di san Francesco e numerosi sono i miracoli attribuiti alla sua intercessione. Il Patriarca si adopera affinché si avvii subito la causa di canonizzazione, ma non giunta al Papa o dispersa la documentazione, si dovrà attendere il 2 luglio 1755 per il riconoscimento delle sue virtù e la beatificazione. Nel 1771 la salma fu trasferita alla chiesa del Carmine, dove si trova tutt’ora, in quanto i frati vi si trasferirono qui una volta che i Carmelitani lasciarono il convento e la chiesa. Di questo trasferimento si ha notizia dal Canonico Fistulario, il quale racconta che ci fu una solenne processione. Erano presenti le Confraternite del Santissimo Crocifisso e altre confraternite; seguivano i Cappuccini, altri frati, i seminaristi, i sacerdoti, i missionari, i Canonici e la processione veniva accompagnata dal canto. Otto sacerdoti in pianeta portavano l’Arca del Beato Odorico e l’Arcivescovo precedeva. Il corpo è custodito dal 1332 in una custodia di marmo voluta dal Patriarca e scolpita da Filippo de Sanctis.