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Udienza generale del 28 settembre 2022

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Nell’udienza generale di questa mattina, proseguendo le catechesi sul tema del discernimento, il Papa ha sottolineato che la familiarità con Dio, il rivolgersi a lui nella preghiera come ad un amico, “vince la paura che la sua volontà non sia per il nostro bene”. Mentre Lui “non ci abbandona mai, anche quando noi ci allontaniamo”.

Il Papa si sofferma sul primo elemento del discernimento, la preghiera, che è “un aiuto indispensabile”, “per sapere cosa succede dentro di noi, i sentimenti, le idee, a quale decisione mi portano”. In questo modo si riesce ad “andare oltre i pensieri, entrare in intimità con il Signore, con una spontaneità affettuosa”.  Ma ci sono alcuni cristiani che temono che prendere sul serio la proposta di Gesù significhi rovinarsi la vita, mortificare i nostri desideri.

Questi pensieri fanno talvolta capolino dentro di noi: che Dio ci chieda troppo. Che non ci voglia davvero bene. Invece, nel nostro primo incontro abbiamo visto che il segno dell’incontro con il Signore è la gioia. Quando io incontro il Signore divento gioioso. La tristezza, o la paura, sono invece segni di lontananza da Lui.

La grazia da chiedere, spiega Francesco, è saper parlare con Gesù come un amico parla ad un amico: come un vecchio fratello gesuite del Pontefice, “portiere di un collegio, che ogni volta che poteva si avvicinava alla cappella, guardava l’altare, diceva: ‘Ciao’, perché aveva vicinanza con Gesù”.

Lui non aveva bisogno di dire bla bla bla, no: “ciao, ti sono vicino e tu mi sei vicino”. Questo è il rapporto che dobbiamo avere nella preghiera: vicinanza, vicinanza affettiva, come fratelli, vicinanza con Gesù. Un sorriso, un semplice gesto e non recitare parole che non arrivano al cuore.

28 settembre 2022