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2024.01.05 PAPALE PAPALE TRADIMENTO

Ep. 140 - Papale papale -"Tradimento"

Giovanni Paolo II, udienza generale 14 settembre 1983

Quasi tutte le manifestazioni del male, del peccato e della sofferenza si sono rese presenti nella passione e nella morte di Gesù: il calcolo, la gelosia, la viltà, il tradimento, l’avarizia, la sete di potere, la violenza, l’ingratitudine da una parte, e dall’altra l’abbandono, il dolore fisico e morale, la solitudine, la mestizia e lo sconforto, la paura e l’angoscia. Ricordiamo le parole laceranti del Getsemani: “La mia anima è triste fino alla morte” (Mc 14, 34); “e in preda all’angoscia, riferisce san Luca, pregava più intensamente, e il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano a terra” (Lc 22, 24).

La morte di Gesù è stata un esempio altissimo di onestà, di coerenza, di adesione alla verità fino al sacrificio supremo di sé. Per questo la Passione e morte di Gesù sono da sempre l’emblema stesso della morte del giusto che subisce eroicamente il martirio per non venir meno alla sua coscienza e alle esigenze della verità e della legge morale.

Benedetto XVI, udienza generale 18 ottobre 2006

Già il semplice nome di Giuda suscita tra i cristiani un’istintiva reazione di riprovazione e di condanna. Il significato dell’appellativo “Iscariota” è controverso: la spiegazione più seguita lo intende come “uomo di Keriot” con riferimento al suo villaggio di origine, situato nei pressi di Hebron e menzionato due volte nella Sacra Scrittura (cfr Gs 15,25; Am 2,2). Altri lo interpretano come variazione del termine “sicario”, come se alludesse ad un guerrigliero armato di pugnale detto in latino sica. Vi è, infine, chi vede nel soprannome la semplice trascrizione di una radice ebraico-aramaica significante: “colui che stava per consegnarlo”. Questa designazione si trova due volte nel IV Vangelo, cioè dopo una confessione di fede di Pietro (cfr Gv 6,71) e poi nel corso dell’unzione di Betania (cfr Gv 12,4). Altri passi mostrano che il tradimento era in corso, dicendo: “colui che lo tradiva”; così durante l’Ultima Cena, dopo l’annuncio del tradimento (cfr Mt 26,25) e poi al momento dell’arresto di Gesù (cfr Mt 26,46.48; Gv 18,2.5).

Francesco, celebrazione mattutina nella cappella di Casa Santa Marta 8 aprile 2020

Com’è stata la vita di Giuda, noi non lo sappiamo. Un ragazzo normale, forse, e anche con inquietudini, perché il Signore lo ha chiamato ad essere discepolo… Poi il Vangelo ci fa capire che gli piacevano i soldi: a casa di Lazzaro, quando Maria unge i piedi di Gesù con quel profumo così costoso, lui fa la riflessione e Giovanni sottolinea: “Ma non lo dice perché amava i poveri: perché era ladro” (cf. Gv. 12,6). L’amore al denaro lo aveva portato fuori dalle regole: a rubare, e da rubare a tradire c’è un passo, piccolino. Chi ama troppo i soldi tradisce per averne di più, sempre: è una regola, è un dato di fatto.

(...) Una cosa che attira la mia attenzione è che Gesù mai gli dice “traditore”; dice che sarà tradito, ma non dice a lui “traditore”. Mai lo dice: “Vai via, traditore”. Mai! Anzi, gli dice: “Amico”, e lo bacia.

Pio XII, radiomessaggio in occasione del Natale 24 dicembre 1955

Ora i cristiani, ai quali qui più particolarmente Ci rivolgiamo, dovrebbero sapere meglio degli altri che il Figlio di Dio fatto uomo è l’unico saldo sostegno della umanità anche nella vita sociale e storica, e che Egli, assumendo la natura umana, ne ha confermato la dignità come fondamento e regola di quell’ordine morale. È dunque loro precipuo ufficio di far sì che la moderna società ritorni nelle sue strutture alle sorgenti consacrate dal Verbo di Dio fatto carne. Se mai i cristiani trascurassero questo loro ufficio, lasciando inerte, per quanto è da loro, la forza ordinatrice della fede nella vita pubblica, commetterebbero un tradimento verso l’Uomo-Dio, apparso visibile tra noi nella culla di Betlemme.

05 aprile 2024