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2023.10.12 Papale Paple_PENITENZA

Ep. 79 - Papale papale -"Penitenza"

Giovanni Paolo II, Angelus 2 marzo 1986

Esame di coscienza, atto di dolore, proposito, confessione e penitenza. Così si chiamano le singole tappe di tale “itinerarium” nella tradizione della Chiesa, nella catechesi, nella pratica del sacramento della Penitenza. Lo ha ricordato il Sinodo dei vescovi nel 1983, mediante il quale la Chiesa cercava - a seconda dei bisogni del nostro tempo - di rispondere all’invito di Cristo “paenitemini”: convertitevi! “Convertitevi e credete al Vangelo!” (Mc 1, 15; cf. Mt 4, 17). Quando il re penitente dell’antica alleanza confessa: “Contro di te ho peccato . . . il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51 [50], 5-6), mette in evidenza quel momento, che nell’“itinerarium” interiore ci avvicina di più alla conversione. L’uomo riconosce nella sua coscienza la verità del peccato, e in pari tempo nasce il bisogno di finirla con esso. Voltarsi dal male che è il peccato. È un momento decisivo. È un momento pure difficile. A volte è doloroso. Tanto più doloroso, quanto più il peccato si è radicato nell’uomo. Quanto più è entrato nella sua vita. Quanto più l’uomo si è abituato a vivere con esso.

Giovanni XXIII, radiomessaggio in occasione dell’inizio della Quaresima, 27 febbraio 1963

Studio e meditazione delle verità eterne, che Dio ha voluto comunicare all'uomo nobilitandone l'intelligenza, ed aprendone allo sguardo l'orizzonte infinito del suo disegno di salvezza e di amore. Solo così, in questa luce, l'uomo scopre se stesso, viene a conoscere i suoi ardui, improrogabili doveri, e si determina alla pratica generosa della penitenza, intesa come amore alla croce. È di qui che si riconosce il cristiano sincero e volitivo : soltanto da una condotta austera, che vive e applica la povertà e la rinuncia insegnate da Nostro Signore Gesù Cristo, l'ordine domestico e sociale può ricevere decisivo impulso per un rinnovamento nella verità, nella libertà dei figli di Dio, nella giustizia più vera e profonda, perché capace di togliere a sé, e dare ai poveri e ai diseredati.

Benedetto XVI, discorso ai partecipanti al corso promosso dalla Penitenzieria apostolica 25 marzo 2011

La fedele e generosa disponibilità dei sacerdoti all’ascolto delle confessioni, sull’esempio dei grandi Santi della storia, da san Giovanni Maria Vianney a san Giovanni Bosco, da san Josemaría Escrivá a san Pio da Pietrelcina, da san Giuseppe Cafasso a san Leopoldo Mandić, indica a tutti noi come il confessionale possa essere un reale “luogo” di santificazione. In che modo il Sacramento della Penitenza educa? In quale senso la sua celebrazione ha un valore pedagogico, innanzitutto per i ministri? Potremmo partire dal riconoscere che la missione sacerdotale costituisce un punto di osservazione unico e privilegiato, dal quale, quotidianamente, è dato di contemplare lo splendore della Misericordia divina. Quante volte nella celebrazione del Sacramento della Penitenza, il sacerdote assiste a veri e propri miracoli di conversione, che, rinnovando l’“incontro con un avvenimento, una Persona”, rafforzano la sua stessa fede.

Francesco, Santa Messa 7 marzo 2015

Il discepolo di Gesù va in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua grazia, operante nei Sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo. Per cui non possiamo illuderci di entrare nella casa del Signore e “ricoprire”, con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà o della carità verso il prossimo. Non possiamo sostituire con “omaggi religiosi” quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione. Il culto, le celebrazioni liturgiche, sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore, che guida sulla strada della rettitudine e della perfezione cristiana. Si tratta di compiere un itinerario di conversione e di penitenza, per togliere dalla nostra vita le scorie del peccato, come ha fatto Gesù, pulendo il tempio da meschini interessi.

11 gennaio 2024