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2023.09.28 Papaple_Papale_MONTAGNA

Ep. 27 - Papale papale - "Montagna"

Giovanni Paolo II, Santa Messa sull’Adamello, 16 luglio 1988

Le montagne hanno sempre avuto un particolare fascino per il mio animo: esse invitano a salire non solo materialmente ma spiritualmente verso le realtà che non tramontano.

(...) Qui, tra gli spazi sconfinati e nel silenzio solenne delle cime, si avverte il senso dell’infinito! (...) Qui veramente il pensiero, contemplando il creato, penetrando, anzi, nell’ordine mirabile dell’intero universo, si fa preghiera di adorazione e di fiducioso abbandono: “Signore, io credo in te, ti adoro, ti amo e spero in te!”. Qui, intorno all’altare del sacrificio, il pensiero si innalza al disegno salvifico dell’incarnazione del Verbo e della redenzione dell’uomo per mezzo della sua passione e morte in croce. Su queste alture immacolate, mentre rinnoviamo il sacrificio della croce, ci troviamo realmente, uniti a Cristo Signore, che ci ha amato e si è donato per noi.

“Benedite, monti e colline, il Signore lodatelo ed esaltatelo nei secoli!” (Dn 3, 75).

Paolo VI Regina Caeli 15 maggio 1969

Bisogna guardare il mondo dall’alto, come chi sale in montagna, e contempla il panorama nella sua prospettiva d’insieme.

Vogliamo dire, quasi salendo con Cristo nel cielo, che bisogna ricordare le dimensioni globali delle cose, il disegno generale della nostra vita, lo svolgimento e la direzione finale, che essa assume nel disegno del tempo e degli avvenimenti che passano e il termine ultimo a cui si dirige. In linguaggio cristiano diremo che dobbiamo avere il senso «escatologico» del nostro breve pellegrinaggio nel tempo, cioè l’avvertenza dei destini ultimi, che ci aspettano (...). Sempre che, appunto, a questa mèta ci sappiamo dirigere senza farci prigionieri del tempo presente, prezioso ma fuggevole, e degli interessi terreni, estremamente importanti solo se collegati con quelli supremi, ultraterreni. Pensiamoci, Figli carissimi, perché questa è la visione dall’alto, quella vera della vita.

Benedetto XVI Angelus 30 gennaio 2011

«Vedendo le folle – scrive san Matteo –, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro» (Mt 5,1-2). Gesù, nuovo Mosè, «prende posto sulla “cattedra” della montagna» (Gesù di Nazaret, Milano 2007, p. 88) e proclama «beati» i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati (cfr Mt 5,3-10). Non si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere, per salvarla. Perciò, «il Discorso della montagna è diretto a tutto il mondo, nel presente e nel futuro … e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù, nel camminare con Lui» (Gesù di Nazaret, p. 92). Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri.

Francesco Angelus 16 marzo 2014

Gesù «prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte» (Mt 17,1). La montagna nella Bibbia rappresenta il luogo della vicinanza con Dio e dell’incontro intimo con Lui; il luogo della preghiera, dove stare alla presenza del Signore. Lassù sul monte, Gesù si mostra ai tre discepoli trasfigurato, luminoso, bellissimo; e poi appaiono Mosè ed Elia, che conversano con Lui. Il suo volto è così splendente e le sue vesti così candide, che Pietro ne rimane folgorato, tanto che vorrebbe rimanere lì, quasi fermare quel momento. Subito risuona dall’alto la voce del Padre che proclama Gesù suo Figlio prediletto, dicendo: «Ascoltatelo» (v. 5). Questa parola è importante! Il nostro Padre che ha detto a questi apostoli, e dice anche a noi: “Ascoltate Gesù, perché è il mio Figlio prediletto”.

31 ottobre 2023