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Le chiavi di Pietro - "Indignazione" - disegno di Walter Capriotti Le chiavi di Pietro - "Indignazione" - disegno di Walter Capriotti  

Ep. 38 – Le chiavi di Pietro - "Indignazione"

“Santa indignazione”. Papa Francesco ha usato queste due parole nel corso dell’udienza generale del 31 gennaio scorso ricordando che si tratta di “un movimento interiore”, una denuncia di ciò che non va, di qualcosa che toglie dignità e pertanto l’indignato è colui che compie gesti o mette in atto decisioni moralmente riprovevoli o ingiuste. Esiste allora un'indignazione non negativa? Maria Letizia Zanier, professoressa associata di Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale presso l’Università di Macerata, fa una distinzione tra dimensione privata e pubblica, quest’ultima – afferma – deve essere “in una declinazione che faccia riferimento a prospettive di tipo valoriale e non semplicemente un riflesso di una forma d'ira di reazione ad una condizione personale in qualche modo giudicata non sopportabile”. Dunque un’indignazione che, scevra delle impurità istintuali, assume una dimensione etica che porta ad avere coraggio e speranza. Indignato lo era Gesù con i mercanti nel tempio o con chi pretende di imporre norme facendole passare per “leggi di Dio”, con chi fa del male ai bambini. Azioni che Gesù compie non contro le persone ma contro il peccato. Indignarsi anche come responsabilità morale per ogni credente, come racconta la storia del missionario comboniano Padre Alex Zanotelli. “Dobbiamo recuperare l'indignazione davanti a tutti, soprattutto noi cristiani - Gesù era così spesso indignato - davanti a un sistema mondiale nel quale viviamo che permette al 10% della popolazione mondiale di consumare da solo praticamente il 90% dei beni prodotti. Mentre in questa maniera uccidiamo milioni di persone per fame. E non basta soltanto indignarsi, dobbiamo poi passare all'impegno, impegno a cambiare davvero questo sistema di morte”. Indignato lo fu anche Papa Pacelli quando levò la sua voce per l’ingiusta condanna del cardinale ungherese Jozesf Mindszenty. Sottoposto a torture fisiche e psichiche, a conclusione di un processo farsa, l’8 febbraio 1949 viene condannato a morte, pena commutata con il carcere a vita. Nella notte del 30 ottobre 1956, durante l’insurrezione popolare contro l’oppressione sovietica, viene poi liberato e riabilitato dal presidente Imre Nagy.

Papa Francesco

Udienza generale 31 gennaio 2024

Incontro con i giovani e con i catechisti, Kinshasa, pellegrinaggio ecumenico in Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo, 2 febbraio 2023.

Papa Paolo VI

Angelus, 20 agosto 1972

Papa Pio XII

Discorso ai fedeli, 20 febbraio 1949

Con la collaborazione dell'Archivio Editoriale Multimediale - Radio Vaticana

15 febbraio 2024