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Perù, niente tregua per i contagi. Chiesa in prima linea nel fronteggiare la situazione

La situazione da quattro mesi non accenna a ridimensionarsi. "A metà marzo pensavamo che in un mese ne saremmo usciti - racconta Franklin Ibanez, professore universitario a Lima - invece poi questo non accadeva e allora in moltissimi hanno cominciato a migrare nelle campagne. L’indice di povertà è salito alle stelle: "A Lima si dice che la metà ha perso il lavoro", sottolinea Ibanez. "Per noi il turismo è un'attività fondamentale, ma chi potrà andare a visitare il Macchu Picchu appena riaperto?". Ibanez loda l'operato della Chiesa cattolica nel Paese, l'istituzione che meglio ha saputo affrontare la situazione, sia dal punto di vista morale che materiale. E cita l'esempio di tanti vescovi che, soprattutto nella regione amazzonica, dove lo sviluppo non è arrivato ma la malattia sì, sono stati i primi a darsi da fare con campagne di solidarietà per provvedere a trovare respiratori, per esempio. Da docente, lamenta il fatto che le strutture per l'insegnamento non erano pronte ad usare le piattaforme online: "Più della metà delle famiglie non ha un computer a casa. Il governo darà qualche tablet ma non è abbastanza. Quindi ci saranno delle disuguaglianze sociali non trascurabili".

Con noi: 

Franklin Ibanez, professore di Filosofia all'Universidad Nacional Mayor de San Marcos, a Lima.

Conduce:

Antonella Palermo

 

24 luglio 2020