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Un viaggio nelle adozioni alla ricerca delle proprie radici - 05.11.2020

Paolo La Francesca, 31 anni, nato a Itamaraju Bahia (Brasile), viene adottato da una famiglia trapanese ancora neonato. Ancora 30 anni fa le adozioni all’estero non erano poi così diffuse in Sicilia. Paolo cresce e quella educazione ricevuta dai genitori adottivi sboccia nella voglia di occuparsi del prossimo. Diventa poliziotto. Da adulto, non ha più bisogno di una via di fuga quando si "scontra" con mamma Rosalba, che lo adora e che lui ricambia. Ma rimane quel bisogno di ricercare le sue origine, di colmare il bisogno di sapere da dove venga, la speranza, insomma, di ricomporre un puzzle esistenziale. "Solo in Italia, spiega Paolo La Francesca, autore del libro "Il profumo della speranza. Un viaggio nell'adozione alla ricerca delle proprie origini" (Armando Editore),  sono 15.000 l’anno i bambini stranieri adottati. Penso che confrontarsi su un aspetto così delicato possa essere utile. Vorrei anche trasmettere un po’ di coraggio di osare, di mettersi in gioco. Non sempre queste storie sono a lieto fine come nel mio caso, ma vale la pena tentare, di affrontare quegli interrogativi che nascono spontanei e che altrimenti si trasformano in dannosi rovelli". "Oggi, prosegue, mi sento un uomo sereno, completo, circondato da un doppio amore: quello di due famiglie, quella naturale e quella adottiva, che reputo parimenti stupende".

L’Italia è attualmente ai primi posti nel mondo per numero di adozioni internazionali, soprattutto dall’Est Europa, dal Sud America e dall’Oriente1 . "Tuttavia, afferma Germana Zuffanti, troppo spesso ci si dimentica che, dalla fine della Seconda guerra mondiale e fino agli anni Settanta, il nostro Paese sembrava in grado di soddisfare le richieste di aspiranti genitori adottivi americani. In questo lasso di tempo, circa 3.700 bambini italiani emigrarono negli Stati Uniti “a scopo di adozione”. Le ragioni che facevano propendere per un’adozione internazionale erano basate su buone intenzioni, come afferma in alcuni studi la professoressa Silvia Cassamagnaghi (Università di Milano): dare una possibilità di vita migliore a coloro che ne avrebbero avute ben poche in un Paese ancora diffusamente povero e in alcune zone drammaticamente arretrato dal punto di vista economico e sociale. Interessante è ricordare la vicenda umana di John Campitelli, protagonista di una “emigrazione per adozione”. John, nato in Italia nel 1963 da una madre che “non voleva essere nominata” e pochi giorni dopo la sua nascita venne da lei separato e portato all’Istituto provinciale per l’Infanzia di Torino, dove rimase per quasi due anni, fino all’aprile del 1965, quando emigrò negli Stati Uniti per essere adottato da una famiglia italo-americana. Nonostante che John abbia avuto una buona esperienza di adozione, presso una famiglia che lo ha amato e che gli ha permesso di sfruttare opportunità che difficilmente avrebbe avuto come figlio illegittimo nell’Italia degli anni Sessanta, la riscoperta delle proprie origini è stata per lui un momento fondamentale. Per superare il trauma e sublimare il dolore ha deciso di trasformare la propria esperienza in un’azione positiva, impegnandosi nel creare "Italiadoption", un’associazione di mutuo soccorso per i figli adottati negli Stati Uniti e i genitori biologici rimasti in Italia che desiderano mettere ordine nel proprio passato e ritrovare se stessi.

Con noi: 

Paolo La Francesca, presidente Associazione no profit ‘Hands for Adoptions”, scrittore,

agente di polizia presso Ufficio Immigrazione della Questura di Palermo; 

Germana Zuffanti, giornalista ItaliaStar Magazine; 

Conduce: Luca Collodi, collaborazione Lorenzo Ottaviani.

05 novembre 2020