Cerca

Francesco: in carcere suicidi e sovraffollamento, ma non cedere allo sconforto

Nell’incontro con la comunità della Casa Circondariale di Montorio a Verona, il Papa affronta il tema delle problematiche nei penitenziari in Italia: da una parte invoca un miglioramento della vita carceraria, dall’altra esorta a non perdere mai l'orizzonte: “Con Dio ogni istante è il tempo opportuno per ricominciare. La speranza è un diritto che non delude mai”

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

“La vita è sempre degna di essere vissuta, e c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi”. Nel corso della visita pastorale a Verona Francesco ha voluto incontrare a 592 detenuti, insieme a volontari e agenti della Polizia Penitenziaria nella Casa Circondariale di Montorio dove recentemente - come ricorda nel suo discorso – “alcune persone, in un gesto estremo, hanno rinunciato a vivere”.

È un atto terribile, questo, a cui solo una disperazione e un dolore insostenibili possono portare.

L'accoglienza al Papa nella Casa Circondariale di Montorio
L'accoglienza al Papa nella Casa Circondariale di Montorio

Accoglienza festosa

Il Papa è stato accolto e "abbracciato", tra canti, cori e applausi. In rappresentanza della comunità a ricevere Francesco sono stati Francesca Gioieni e Mario Piramide, rispettivamente direttori della Casa Circondariale di Montorio e della Polizia Penitenziaria. L'incontro si è svolto nel giardino interno della Casa Circondariale sui cui muri sono stati affissi cartelli colorati di benvenuto. Subito dopo l’incontro Papa Francesco si è intrattenuto a pranzo con un centinaio di detenuti.

La vita è un dono

"Non siamo materiale di scarto", ha detto il Papa nel suo discorso, spronando tutti a non perdere di vista la "porta della speranza", perchè "non c'è vita umana senza orizzonte". L’invito è a "non cedere mai allo sconforto" e a considerare che l’esistenza di ciascuno come un “dono unico per noi e per gli altri, soprattutto per Dio che mai ci abbandona e sa ascoltare, gioire, piangere con noi”. Ricambiando i doni ricevuti dai detenuti - una scatola di pensieri e la rappresentazione visiva di questi in un murales - Francesco ha consegnato loro un'immagine della Madonna con Bambino, "immagine di tenerezza", "figura comune sia al cristianesimo, sia ai musulmani. Ci unisce tutti!".

Il Papa durante il suo discorso ai detenuti
Il Papa durante il suo discorso ai detenuti

Benedizione silenziosa

Significativa la benedizione silenziosa impartita da Francesco nel rispetto delle persone di ogni credo religioso. "Dio è uno. Le nostre culture ci hanno insegnato a chiamarlo con un nome, con un altro e a trovarlo in maniere diverse, ma è lo stesso Padre di tutti noi. É uno e non ci abbandona mai". "Dio - ha aggiunto - ha tre virtù: vicinanza, compassione e tenerezza". 

Con Lui al nostro fianco, possiamo vincere la disperazione, e vivere ogni istante come il tempo opportuno per ricominciare. Perciò, nei momenti peggiori, non chiudiamoci in noi stessi: parliamo a Dio del nostro dolore e aiutiamoci a vicenda a portarlo, tra compagni di cammino e con le persone buone che ci troviamo al fianco. Non è debolezza chiedere aiuto: facciamolo con umiltà e fiducia. Tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri, e tutti abbiamo diritto a sperare, al di là di ogni storia e di ogni errore o fallimento.

Un momento dell'incontro
Un momento dell'incontro

Lavorare per migliorare la vita in carcere

Nelle riflessioni del Papa, da sempre vicino alla realtà delle carceri che, nel corso del suo pontificato, ha visitato oltre quindici volte, c’è in primo piano il dramma del sovraffolamento con le tensioni e fatiche che ne conseguono:

Voglio dirvi che vi sono vicino, e rinnovo l’appello, specialmente a quanti possono agire in questo ambito, affinché si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria.

Il volto di Cristo

“Luogo di grande umanità”, “un’umanità provata, talvolta affaticata da difficoltà, sensi di colpa, giudizi, incomprensioni e sofferenze, ma nello stesso tempo carica di forza, di desiderio di perdono, di voglia di riscatto”. Questo è il carcere secondo il Vescovo di Roma che non ha mancato di rivolgere il suo saluto ai detenuti che lo ascoltavano dalle finestre delle loro celle. Qui, ha affermato, “è presente il volto di Cristo, il volto del Dio della misericordia e del perdono”. Citando una canzone piemontese degli alpini Francesco ha quindi affermato che "nell'arte di ascendere quello che importa non è cadere, ma non rimanere caduto. È lecito guardare una persona dall'alto in bassso solo per aiutarla a sollevarsi".

Giubileo, anno di rinnovamento e liberazione

Il pensiero è andato all’ormai imminente Giubileo, “anno di conversione, rinnovamento, liberazione per tutta la Chiesa”:

Un anno di misericordia, in cui deporre la zavorra del passato e rinnovare lo slancio verso il futuro; in cui celebrare la possibilità di un cambiamento, per essere e, dove necessario, tornare ad essere veramente noi stessi, donando il meglio.

"Dio - ha ribadito ancora una volta il Pontefice - perdona tutto e perdona sempre!"

"Mi fa bene"

La scelta del Papa di dedicare alla comunità del carcere il tempo più lungo fra i vari impegni dell’odierna visita a Verona ha suscitato gioia e commozione tra i quasi 600 detenuti presenti nella struttura e provenienti da 40 paesi delle più disparate regione del mondo. "Mi fa bene. Voi mi state facendo bene, grazie", ha detto. “Nessuno di noi mai dimenticherà questa giornata”, ha affermato uno tra i detenuti auspicando che la presenza di Francesco possa aprire cuori e menti perché, riparati gli errori commessi, si possa tornare ad esser accolti come liberi cittadini: “Ci sentiamo spesso giudicati ed esclusi”.

Un momento dell'incontro
Un momento dell'incontro

Le parole di un detenuto

“Santità si n’pezzo’de core!” ha detto il detenuto, uno tra i più giovani della comunità di Montorio, da lui stesso definita “uno spaccato del mondo intero”. Il desiderio, ha proseguito, è questa giornata “aiuti molti a vederci come persone e non solo come autori di reato. Speriamo anche che queste immagini possano raggiungere tante altre detenute e detenuti in tutti i paesi, i quali non hanno avuto la grazia di averla in mezzo a loro, e che possano rallegrarsi e gioire con noi”.

La direttrice: per tutti una mano tesa

"La nostra missione", ha sottolineato da parte sua la direttrice Francesca Gioieni, "è  accompagnare percorsi di vita cercando ogni giorno e con ogni sforzo di non essere carcere abitato da carcerieri e carcerati, ma un luogo dove, nel rispetto di quelle regole che consentono la convivenza di una così ampia e multietnica comunità, ciascuno possa trovare uno spazio di ascolto, una mano tesa, uno sguardo che dica “'io ti vedo e non mi volto dall’altra parte'. Parole che hanno colto in pieno il richiamo di Francesco a non perdere l'orizzonte della speranza. 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

18 maggio 2024, 13:00