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Papa Francesco a Santa Marta (foto d'archivio) Papa Francesco a Santa Marta (foto d'archivio)

Il Papa: vorrei andare in Kosovo, visiterò prima i Paesi piccoli in Europa poi i grandi

Francesco a colloquio con Vida Nueva, per i 65 anni della rivista. Sui prossimi viaggi ribadisce la possibilità di una visita in Argentina il prossimo anno. Mentre sulla missione del cardinale Zuppi, rivela che l’“offensiva di pace” del porporato proseguirà anche in Cina; spiega poi di voler “nominare un rappresentante ponte tra autorità russe e ucraine” e che è in programma in autunno una conferenza di pace interreligiosa ad Abu Dhabi

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Il Kosovo come possibile meta di un prossimo viaggio; la missione del cardinale Zuppi che prosegue in Cina e le iniziative per una “offensiva di pace”; le riforme della e nella Chiesa; i tempi “non maturi” per un Concilio Vaticano III; l’accoglienza verso tutti e l’eccessiva rigidità in alcuni settori ecclesiali: un “lattosio cattivo”. Sono alcuni dei temi al centro del colloquio di Papa Francesco con la rivista spagnola Vida Nueva, realizzato a Santa Marta prima della partenza per la Gmg di Lisbona e pubblicato nel pieno della Giornata Mondiale della Gioventù in un numero speciale della testata, in occasione dei suoi 65 anni di vita.

I futuri viaggi

Tra battute, riflessioni e confessioni, il Papa risponde alle domande di chi porta avanti l’edizione cartacea e digitale di questo progetto di comunicazione diffuso in America latina e in Spagna. E proprio sulla possibilità di un viaggio in Spagna, afferma: “Non andrò in nessun grande Paese d’Europa finché non finisco con i piccoli”. Di fatto, Francesco ribadisce quanto già affermato nel 2014 col primo viaggio europeo in Albania. Alla lista dei Paesi “piccoli” da visitare si potrebbe ora aggiungere il Kosovo, ipotesi nata a seguito dell’udienza del giugno scorso in Vaticano con il primo ministro Albin Kurti che ha invitato il Pontefice nel Paese. “Stiamo lavorando in Kosovo, ma non è definito”, rivela Francesco. Mentre all’immancabile domanda sul viaggio in Argentina, risponde: “Posso confermare che è in programma, vedremo se si potrà fare, una volta terminato l’anno elettorale”.

L'"offensiva di pace" del cardinale Zuppi

Con lo sguardo al mondo, il Papa risponde poi ad alcune domande sulla guerra in Ucraina e spiega che, dopo le tappe di Kyiv, Mosca e Washington, il cardinale Matteo Maria Zuppi potrebbe recarsi a Pechino per completare la missione che lui nell’intervista ribattezza un’“offensiva di pace”: “Zuppi sta lavorando intensamente come responsabile dei dialoghi”, afferma il Papa. Dopo gli Usa, andrà quindi in Cina, “perché entrambe detengono anche la chiave per abbassare la tensione del conflitto”. Il porporato “è già andato a Kyiv, dove si mantiene l’idea della vittoria senza optare per la mediazione. È stato anche a Mosca, dove ha trovato un atteggiamento che potremmo definire diplomatico da parte della Russia”. Per il Papa, “il progresso più significativo” riguarda il ritorno dei bambini ucraini nel loro Paese: “Stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per garantire che ogni membro della famiglia che chiede il ritorno dei propri figli possa farlo”.

Un incontro coi leader religiosi ad Abu Dhabi

Francesco spiega inoltre di voler “nominare un rappresentante permanente che faccia da ponte tra le autorità russe e ucraine. Per me, in mezzo al dolore della guerra, è un grande passo”. E ricorda che, a novembre, prima del Summit sul clima delle Nazioni Unite a Dubai, si sta organizzando un incontro di pace coi leader religiosi ad Abu Dhabi: “Il cardinale Parolin sta coordinando questa iniziativa, che vuole svolgersi fuori dal Vaticano, in un territorio neutrale che invita tutti all’incontro”.

Tempi "non maturi" per un Vaticano III

Spostando il focus all’interno della Chiesa, il Papa argentino afferma che “non sono maturi i tempi per un Concilio Vaticano III”. E comunque “non è nemmeno necessario”, visto che “non è ancora stato attuato il Vaticano II”. Quanto alle riforme, Francesco ammette: “Non ho ancora osato porre fine alla cultura di corte in Curia”. E che, in ogni caso, “non si può riformare la Chiesa senza il Vangelo”.

La rigidità, dannosa nella Chiesa

Infine, parlando dei giovani, il Papa sottolinea che è un danno per loro è “una pastorale ideologica di sinistra o di destra”. Dannosa è anche l’eccessiva rigidità nella Chiesa: “Ho paura dei gruppi giovanili intellettuali, di chi chiama i giovani a riflettere e poi li riempie di idee strane”. Anche nei seminari, aggiunge, “abbiamo bisogno di seminaristi normali, con i loro problemi, che giocano a calcio, che non vadano nei quartieri a dogmatizzare”.

Jorge Mario Bergoglio invita pertanto a “'smascherare i profeti di confusione. Tutte queste proposte di ‘lattosio cattivo’ devono essere abbassate con argomentazioni chiare”. Parlando della “teologia stagnante da manuale”, avverte invece che “è facile che l’ideologia si insinui e alcuni movimenti si vestono di un’aria restaurazionista, con molto apparente misticismo, ma anche molta corruzione”. Nel colloquio, infine, il ricordo dell’incontro in Vaticano con un gruppo di transessuali: “Se ne sono andate piangendo, dicendo che avevo dato loro la mano, un bacio... Come se avessi fatto qualcosa di eccezionale per loro. Ma sono figlie di Dio!”.

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04 agosto 2023, 11:30