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I saluti in Piazza San Pietro dopo l'udienza generale I saluti in Piazza San Pietro dopo l'udienza generale  (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Ucraini e bielorussi accanto in Piazza San Pietro per l'udienza del Papa

All'appuntamento del mercoledì di Francesco, presenti 18 donne ucraine, mogli di ambasciatori in missione in diverse parti del mondo, e 28 pellegrini bielorussi che hanno portato in processione per l’Europa le icone dei santuari mariani del loro Paese. A salutare il Pontefice anche i leader della tribù Yawanawa in Amazzonia e l’artista canadese Timothy Schmalz che ha presentato una scultura di Santa Bakhita contro la tratta

di Fabrizio Peloni

È lo stile del «mendicante protagonista della storia» che Papa Francesco ha vissuto e testimoniato stamani, in quel crocevia di pellegrinaggi che è piazza San Pietro. Questa espressione — «il protagonista della storia è il mendicante» — che il Pontefice ha rilanciato nella catechesi dell’udienza generale, parlando a braccio, la propose — proprio qui, in questa stessa piazza — monsignor Luigi Giussani rivolgendosi a san Giovanni Paolo II , in quella sera del 30 maggio 1998, “pentecoste dei movimenti ecclesiali”. E così si è davvero vissuta l’esperienza dello stile del mendicante stamani, in questa assolata udienza generale di mercoledì 28 giugno, particolarmente significativa perché ha visto Francesco nuovamente in piazza, accolto in un abbraccio di popolo, dopo essere stato costretto a “saltare” due appuntamenti del mercoledì a causa del ricovero ospedaliero avvenuto il 7 giugno, al termine dell’udienza generale tenuta sempre qui, in piazza San Pietro.

La delegazione diplomatica delle donne ucraine

È proprio con lo stile del «mendicante protagonista della storia» che stamani il Papa ha abbracciato, ascoltato, benedetto tanti pellegrinaggi di pace e di speranza. Sono venute in piazza San Pietro con lo stile del «mendicate protagonista della storia» diciotto donne ucraine, mogli di ambasciatori del loro Paese in missione in diverse parti del mondo. «In questo momento così difficile e importante, siamo qui per unirci al Papa nella preghiera per la pace per la nostra Ucraina» afferma Andrii Yurash, ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede.

Yurash fa esplicito riferimento alla visita che sta compiendo a Mosca il cardinale Matteo Maria Zuppi quale inviato di Papa Francesco e alla nuova missione del cardinale elemosiniere Konrad Krajewski a Kherson, nel sud dell’Ucraina, per portare viveri e medicinali direttamente alla popolazione. Ieri pomeriggio le consorti degli ambasciatori ucraini hanno assistito alla proiezione del documentario Freedom on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom che il Papa ha visto nell’Aula del Sinodo il 24 febbraio scorso, a un anno esatto dall’invasione russa, con accanto il regista Evgeny Afineevsky, un bambino figlio di un militare catturato dai russi, e alcuni protagonisti, tra i quali la mamma di un soldato di Azovstal e la proprietaria dell’acciaieria. Questa particolare delegazione “diplomatica” femminile ucraina — che ha incontrato due giorni fa, a Istanbul, il patriarca Bartolomeo — sarà domani nella basilica Vaticana per la celebrazione della solennità dei santi Pietro e Paolo presieduta dal Pontefice.

Il Papa con l'ambasciatore ucraino Yurash e le donne mogli di ambasciatori
Il Papa con l'ambasciatore ucraino Yurash e le donne mogli di ambasciatori

Icone dalla Bielorussia in “pellegrinaggio di pace”

In piazza San Pietro accanto alla delegazione ucraina c'erano pure 28 pellegrini bielorussi. Con indosso gli abiti tradizionali, hanno portato — in una processione che ha attraversato simbolicamente l’Europa e la guerra — le icone dei santuari mariani del loro Paese, insieme alle icone dei santuari di Vilnius in Lituania e di Częstochowa in Polonia, e all’immagine romana della Madonna del Perpetuo Soccorso.

«Abbiamo voluto portare in pellegrinaggio le “nostre” icone mariane proprio qui, in piazza San Pietro, per testimoniare la nostra vicinanza e tutto il nostro appoggio alle iniziative, alle preghiere e agli incessanti appelli del Papa per la pace». A parlare è padre Stanislaw Staniewski. Queste icone così care al popolo, spiega, «sono da tre anni in “pellegrinaggio di pace” su tutto il territorio della Bielorussia».

Dal 6 giugno 2021, dopo aver ricevuto la benedizione del nunzio apostolico, sono infatti «in un continuo pellegrinaggio sulle strade, anche e soprattutto lungo tutto il confine con i Paesi vicini, generando così un clima di pace e di riconciliazione in un periodo molto difficile». In particolare, fa presente il sacerdote, le icone «vengono collocate sui tettini delle automobili» in modo da essere visibili da tutti. L’obiettivo è visitare tutte le parrocchie della Bielorussia, anche in un’ottica di preparazione al Giubileo.

Questa significativa esperienza spirituale è stata testimoniata stamani in piazza San Pietro anche con un tradizionale inno mariano bielorusso intonato, con spontaneità e commozione, proprio al momento dell’ingresso del Papa dall’Arco delle Campane.

Le icone della Bielorussia in pellegrinaggio per l'Europa
Le icone della Bielorussia in pellegrinaggio per l'Europa

Una scultura di santa Bakhita contro la tratta

È venuto poi in piazza San Pietro a presentare a Papa Francesco una riproduzione della sua scultura Let The Oppressed Go Free (“Lasciate liberi gli oppressi”) l’artista canadese Timothy Schmalz.

L’opera sarà inaugurata domani di fronte alla chiesa di San Francesco a Schio, in provincia di Vicenza. Schmalz è l’autore anche di Angels unware (“Angeli inconsapevoli”), la scultura collocata in piazza San Pietro nel 2019, in occasione della 105ª Giornata del migrante e del rifugiato. «Considero quest’opera la “sorella” di quella che è in questa piazza» confida l’artista. Infatti «le due opere sono legate fra loro: se non ci prendiamo cura dei migranti, il rischio più grande è che questi finiscano in schiavitù».

La nuova scultura (lunga 6 e alta 2,4 metri) è ispirata a un passo della Bibbia (Isaia 58, 6) e ritrae santa Giuseppina Bakhita mentre apre una botola, dalla quale emergono figure che rappresentano le varie forme di tratta che esistono nel mondo. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno del traffico di esseri umani. La scultura sarà collocata a Schio perché è «la città dove santa Bakhita, protettrice delle vittime della tratta, ha vissuto e dove riposano le sue spoglie» spiega il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.

Per presentare a Francesco la riproduzione della scultura erano presenti, tra gli altri, il presidente della Rudolph P. Bratty Family Foundation, Christopher Bratty, e Juan della Torre, Ceo e fondatore dell’Agenzia La Machi.

Dall’Amazzonia i leader della tribù Yawanawa

Sono venuti in piazza San Pietro con lo stile del «mendicante protagonista della storia» i leader della tribù amazzonica Yawanawa, per «frenare le tante parole piene di contraddizioni e unirci tutti in una visione di pace». Abitano sulle sponde del Rio Gregorio nella regione Acre, in Brasile, e nella zona adiacente di Perú e Bolivia. Tra i membri della delegazione c’è Timashwahu Vovo Tema Joao, 90 anni, il pajé (capo spirituale) più anziano degli Yawanawa. Con lui Peka Rasu Yawanawa, altra guida spirituale, e sua figlia Liz Vitoria Paka Shahu, ventunenne. Insieme stanno viaggiando per l’Europa per condividere «un messaggio di speranza e pace». Particolarmente significativo stamani il loro incontro con il Pontefice.

I leader dell'Amazzonia in Piazza San Pietro
I leader dell'Amazzonia in Piazza San Pietro

Il sogno di una sola Corea testimoniato da un maratoneta

È venuto in piazza San Pietro con lo stile del «mendicante protagonista della storia» Myung-koo Kang, maratoneta coreano di 65 anni. Ha percorso migliaia di chilometri indossando la maglietta con la scritta One World, one Korea, only Peace, per invocare insieme con il Papa la pace e la riconciliazione nel mondo e in particolare tra la Corea del Sud e la Corea del Nord.

Partito il 1° ottobre dello scorso anno dall’isola di Jeju, in Corea del Sud, Myung-koo Kang ha attraversato correndo Cambogia, Thailandia, Bangladesh. È stato in India, passando per Calcutta, quindi in Iran, in Iraq e in Europa; entrando dalla Turchia, e passando poi in Grecia, Macedonia del Nord, Kosovo, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Slovenia. E infine in Italia, a Roma per incontrare Papa Francesco e consegnargli una lettera in cui, racconta, «sono racchiusi i miei sogni di pace per la penisola coreana e per il mondo».

Il maratoneta coreano saluta il Papa
Il maratoneta coreano saluta il Papa

La benedizione della statua di Santa Maria della Carità


Sono venuti in piazza San Pietro con lo stile del «mendicante protagonista della storia» i parrocchiani di Santa Maria la Carità, dell’omonimo comune in provincia di Napoli, guidati dal parroco, don Francesco Paolo Celotto, e dal sindaco, Josué D’Amora. Al termine dell’udienza, il Papa ha benedetto la statua di Santa Maria della Carità risalente al 1850 circa, appena restaurata e fortemente venerata dalla popolazione. E a Francesco i pellegrini campani hanno portato in dono, con la semplicità dello stile di famiglia, anche le sfogliatelle fresche, caratteristiche della loro tradizione dolciaria. 

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28 giugno 2023, 16:00