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Udienza ai membri della Pontificia Commissione Biblica Udienza ai membri della Pontificia Commissione Biblica  (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Il Papa: l’esperienza della malattia ci insegna a vivere la solidarietà umana e cristiana

Francesco riceve la Pontificia Commissione Biblica, al termine dell’Assemblea plenaria sul tema della sofferenza nella Bibbia: "Anche il credente talvolta può vacillare di fronte all’esperienza del dolore. La persona nella sofferenza di fronte a un bivio: può arrivare alla disperazione e ribellione, oppure accoglierla come occasione di crescita e discernimento"

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

“La natura umana, ferita dal peccato, porta inscritta in sé la realtà del limite, della fragilità e della morte”, queste le parole del Papa nel discorso consegnato ai membri della Pontificia Commissione Biblica, al termine dell’annuale Assemblea plenaria, quest’anno dedicata al tema della malattia e della sofferenza nella Bibbia. Un tema che, secondo Francesco, "riguarda tutti, credenti e non credenti" e che gli è "particolarmente caro" perché svalutato nell’epoca moderna:

La malattia e la finitudine nel pensiero moderno vengono spesso considerate come una perdita, un non–valore, un fastidio che bisogna minimizzare, contrastare e annullare ad ogni costo. Non ci si vuole porre la domanda sul loro significato, forse perché se ne temono le implicazioni morali ed esistenziali. Eppure nessuno può sottrarsi alla ricerca di tale "perché"

L'esperienza del dolore

Il dolore è un’esperienza che fa paura e che può sconvolgere chiunque, anche il credente, fino anzi a rischiare di fargli perdere la fede.

Anche il credente talvolta può vacillare di fronte all’esperienza del dolore. È una realtà che fa paura e che, quando irrompe e assale, può lasciare l’uomo sconvolto, fino ad incrinarne la fede. La persona allora è posta di fronte a un bivio: può permettere alla sofferenza di portarla al ripiegamento su di sé, fino alla disperazione e alla ribellione; oppure può accoglierla come un’occasione di crescita e di discernimento su ciò che nella vita conta veramente, fino all’incontro con Dio

Tra Antico e Nuovo Testamento

Il Papa mostra le differenze dell’uomo dell’Antico Testamento rispetto a quello del Nuovo. Nel primo vale l’affidamento totale e fiducioso a Dio, che si prega implorando.

Nel Nuovo testamento irrompe l’evento Gesù: il Figlio che rivela l’amore del Padre, la sua misericordia, il suo perdono e la sua ricerca costante dell’uomo peccatore, smarrito e ferito. Non a caso l’attività pubblica del Cristo è segnata in gran parte proprio dal contatto coi malati. Le guarigioni miracolose sono una delle caratteristiche principali del suo ministero.

La solidarietà di Dio

E dopo aver enumerato gli episodi evangelici che parlano di guarigione, il Papa spiega che:

Proprio la sua compassione per loro e le numerose guarigioni che opera sono presentate come il segno che "Dio ha visitato il suo popolo"  e che il Regno dei cieli è vicino: esse rivelano la sua identità divina, la sua missione messianica  e il suo amore per i deboli fino a identificarsi con loro, quando dice: "Ero malato e mi avete visitato".

Si tratta davvero, come la definisce Francesco, di una identificazione di Gesù con i sofferenti, che sboccia nel segno della Croce, segno tangibile di “solidarietà di Dio con noi e, nello stesso tempo, la possibilità per noi di unirci a Lui nell’opera salvifica.

Il dolore come luogo di incontro e di vicinanza

La Bibbia non offre risposte, come le definisce il Papa, “banali e utopiche” alle domande sulla malattia e sulla morte e ancor meno dà risposte fatalistiche o giudizi inesorabili di fronte ai quali l’uomo non comprende. Il Papa scrive che

L’uomo biblico si sente piuttosto invitato ad affrontare la condizione universale del dolore come luogo di incontro con la vicinanza e la compassione di Dio, Padre buono, che con infinita misericordia si fa carico delle sue creature ferite per curarle, risollevarle e salvarle.

Attraverso Cristo, scrive il Papa, l'esperienza del dolore "si trasforma in amore e la fine delle cose di questo mondo diventa speranza di risurrezione e di salvezza. In sostanza per il cristiano anche l’infermità è un dono grande di comunione, con cui Dio lo rende partecipe della sua pienezza di bene proprio attraverso l’esperienza della sua debolezza".

La capacità di amare e di lasciarci amare

In realtà, il modo in cui viviamo il dolore ci parla della nostra possibilità di amare e di lasciarci amare, della nostra capacità di dare senso alle vicende dell’esistenza nella luce della carità e della nostra disponibilità ad accogliere il limite come occasione di crescita e di redenzione .

E Francesco ricorda le parole di San Giovanni Paolo II che nella sua sofferenza trovava "la via per aprirsi a un amore più grande".

Vicinanza, compassione e tenerezza

Il Papa ricorda infine come la malattia ci insegni a vivere "la solidarietà umana e cristiana, secondo lo stile di Dio che è vicinanza, compassione e tenerezza". 

"Chinarsi sul dolore degli altri, come fa il buon samaritano, non è una scelta opzionale - conclude -, ma la condizione irrinunciabile sia per la sua piena realizzazione come persona sia per la costruzione di una società inclusiva e veramente orientata al bene comune".

 

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20 aprile 2023, 10:20