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L'udienza del Papa ai partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata L'udienza del Papa ai partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata

Francesco: in un mondo di guerre e disparità il Vangelo è speranza

Parlando ai Missionari Oblati di Maria Immacolata, ricevuti in udienza in occasione del loro capitolo generale, il Papa evidenzia che di fronte ai drammi dell’umanità occorre testimoniare la gioia e la pace ed esorta alla comunione, una sfida da cui può dipendere il futuro della casa comune

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Il grido della terra e quello dei poveri, le guerre e i conflitti che versano sangue sulla storia umana, la situazione angosciante di milioni di migranti e di rifugiati, un’economia che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, sono alcuni aspetti di uno scenario dove soltanto il Vangelo può mantenere accesa la luce della speranza.

Descrive così Papa Francesco il mondo odierno nel suo discorso ai Missionari Oblati di Maria Immacolata ricevuti nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico in occasione del loro Capitolo Generale. Un mondo “ancora schiavo dell’egoismo e pieno di contraddizioni, di divisioni” in cui la famiglia religiosa, fondata da Sant’Eugenio de Mazenod, è chiamata “a portare il Vangelo della speranza, della gioia e della pace”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

In missione nelle periferie del mondo

Prendendo spunto dal tema del Capitolo della congregazione missionaria, “Pellegrini di speranza in comunione”, il Papa ricorda la scelta dei religiosi di riscoprire e di vivere la “condizione di viandanti in questo mondo, accanto agli uomini e alle donne, ai poveri e agli ultimi della terra”, come fece Sant'Eugenio, che in missione nei villaggi della Provenza, fra il XVIII e XIX secolo, riportò alla fede i poveri che si erano allontanati dalla Chiesa "e che anche i ministri della Chiesa avevano abbandonato". Il Pontefice rimarca che è un dramma quando i ministri della Chiesa abbandonano i poveri e sottolinea l'impegno dei Missionari Oblati di Maria Immacolata in 70 Paesi del mondo, nelle periferie, “verso i più lontani, i più poveri, coloro che nessuno raggiunge”.

Missionari della speranza

Francesco richiama poi la scelta dei religiosi ad essere testimoni della speranza, virtù che il mondo di oggi sembra aver perso e che cerca altrove la sorgente della sua felicità.

Essere missionari della speranza significa saper leggere i segni della sua presenza nascosta nella vita quotidiana della gente. Imparare a riconoscere la speranza tra i poveri a cui siete mandati, i quali spesso riescono a trovarla in mezzo alle situazioni più difficili. Lasciarsi evangelizzare dai poveri che evangelizzate: loro vi insegnano la via della speranza, per la Chiesa e per il mondo.

La sfida della comunione ogni giorno

Quindi il Papa prosegue il suo discorso parlando della comunione, obiettivo che i religiosi si propongono di raggiungere nella loro quotidianità.

La comunione oggi è una sfida da cui può dipendere il futuro del mondo, della Chiesa e della vita consacrata. Per essere missionari di comunione bisogna viverla prima di tutto tra noi, nelle nostre comunità e nei rapporti reciproci, e coltivarla poi con tutti senza eccezioni.

L’invito di Francesco ai Missionari Oblati di Maria Immacolata è “ad essere promotori di comunione attraverso espressioni di solidarietà, di vicinanza, di sinodalità e di fraternità con tutti” e a prendere d’esempio il buon samaritano del Vangelo, per essere prossimi di ogni persona con amore e tenerezza, "un lavoro di tutti i giorni" da contrapporre all’egoismo, che invece spinge in una direzione opposta, mentre "farsi prossimo è uscire".

La cura della casa comune

E a proposito dell’impegno a favore della casa comune che la famiglia religiosa vuole tradurre “in decisioni e azioni concrete”, il Papa incoraggia “a continuare a lavorare in questa direzione”.

La nostra madre terra ci nutre senza chiedere niente in cambio; sta a noi capire che non può continuare a farlo se anche noi non ci prendiamo cura di essa. Sono tutti aspetti di quella conversione alla quale il Signore ci chiama continuamente. Tornare al Padre comune, tornare alle sorgenti, tornare al primo amore che vi ha spinti a lasciare tutto per seguire Gesù: ecco l’anima della consacrazione e della missione!

Infine Francesco auspica che il carisma e la visione missionaria di Sant’Eugenio “siano e rimangano punti di riferimento” per la congregazione. Esorta i religiosi a vivere il testamento del loro fondatore, nell’amore reciproco e “nello zelo per la salvezza delle anime”, a considerare sempre come modello Gesù e Maria “come compagna di viaggio” ed esempio da seguire per mettersi a servizio di Dio.

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03 ottobre 2022, 12:45