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Il Papa: amare gli altri è la "porta stretta" di una vita felice

Al centro della riflessione di Francesco all'Angelus è il tema della salvezza che, spiega, non è destinata a pochi ma piuttosto riservata a quanti scelgono di donare la propria esistenza compiendo gesti quotidiani di fraternità

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Una porta stretta ma aperta a tutti. E’ la porta che dà accesso alla salvezza di cui parla Gesù ai discepoli ad una condizione, quella di porre come “metro di misura” della propria vita il Maestro e il suo Vangelo. E' il tema approfondito dal Papa all'Angelus celebrato davanti a una folla di circa 12 mila persone in Piazza San Pietro. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Essere di Gesù significa seguirlo sulla sua strada

Nel brano dell’evangelista Luca, proposto dalla liturgia odierna, la domanda rivolta a Gesù, che diretto a Gerusalemme attraversa i villaggi predicando, è se “sono pochi quelli che si salvano”. La risposta sembra contraddire, afferma il Papa all'inizio della sua riflessione, i precedenti insegnamenti di Cristo e le stesse parole conclusive del brano che annunciano una mensa nel regno di Dio preparata per tutti. “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”, risponde infatti Gesù, ma questo non vuol dire che la salvezza è riservata a pochi o ai perfetti. Per spiegarlo Francesco dice che, nel presentare l’immagine della porta stretta, Gesù si riferiva all’uso ai suoi tempi di chiudere di notte tutte le porte della città tranne una, piccola, la sola da cui si poteva passare per tornare a casa. E ricorda l'altra affermazione di Gesù: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”. Per entrare nella vita di Dio bisogna, dunque, passare attraverso di Lui accogliendo la sua Parola.

Come per entrare in città bisognava “misurarsi” con l’unica porta stretta rimasta aperta, così quella del cristiano è una vita “a misura di Cristo”, fondata e modellata su di Lui. Significa che il metro di misura è Gesù e il suo Vangelo: non quello che pensiamo noi, ma quello che ci dice Lui. E allora si tratta di una porta stretta non perché sia destinata a pochi, no, ma perché essere di Gesù significa seguirlo, impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce.

I gesti quotidiani di amore di tanti

Papa Francesco spiega che cosa significa seguire Gesù e quindi “entrare nel progetto di vita che Dio ci propone”. Vuol dire “restringere lo spazio dell’egoismo”, della superbia e dell’orgoglio, non sentirsi autosufficienti e superare la pigrizia per amare gli altri. Poi fa degli esempi:

Pensiamo per essere concreti a quei gesti quotidiani di amore che portiamo avanti con fatica: ai genitori che si dedicano ai figli facendo sacrifici e rinunciando al tempo per sé stessi, è la porta aperta di Lui, porta stretta, aperta; pensiamo a coloro che si occupano degli altri e non solo dei propri interessi, quanta gente è così, buona; pensiamo a chi si spende al servizio degli anziani, dei più poveri e dei più fragili; pensiamo a chi va avanti a lavorare con impegno, sopportando disagi e magari incomprensioni; pensiamo a chi soffre a motivo della fede, ma continua a pregare e ad amare; a quanti, anziché seguire i propri istinti, rispondono al male con il bene, trovano la forza di perdonare e il coraggio di ricominciare.

Fedeli e pellegrini in Piazza San Pietro
Fedeli e pellegrini in Piazza San Pietro

E noi da che parte stiamo?

Tutte queste, afferma ancora Papa Francesco, sono persone che al posto delle proprie comodità scelgono di spendere la propria vita nell’amore. Queste alla fine saranno riconosciute dal Padre. E noi?

Fratelli e sorelle, noi da che parte vogliamo stare? Preferiamo la strada facile del pensare solo a noi stessi o scegliamo la porta stretta del Vangelo, che mette in crisi i nostri egoismi ma ci rende capaci di accogliere la vita vera che viene da Dio e ci fa felici? Da che parte stiamo?

Maria è passata per la porta stretta

Il Papa conclude rivolgendo una preghiera a Maria “che ha seguito Gesù fino alla croce” affinchè lei “ci aiuti a misurare la nostra vita” sul suo Figlio per poter entrare così “nella vita piena ed eterna”.

I saluti dopo la preghiera 

Al termine della preghiera dell'Angelus, Francesco parla della sua preoccupazione per la difficile situazione in Nicaragua e rivolge come di consueto un saluto alle famiglie, gruppi parrocchiali, associazioni di diversa provenienza presenti in Piazza San Pietro. In particolare la comunità del Pontificio Collegio Nord Americano che conta nuovi seminaristi. "Li esorto - dice il Papa - all’impegno spirituale e alla fedeltà al Vangelo e alla Chiesa". Cita le consacrate dell’Ordo virginum incoraggiandole "a testimoniare con gioia l’amore di Cristo". Il suo pensiero va poi ai giovani del cammino della Via Lucis oggi in partenza da Roma. Infine una raccomandazione: "Perseveriamo nella vicinanza e nella preghiera per il caro popolo ucraino, che sta vivendo una immane crudeltà".

Guarda il video integrale dell'Angelus

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21 agosto 2022, 12:20

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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