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Il Servo di Dio Petro Oros Il Servo di Dio Petro Oros 

Sarà beato Petro Oros, sacerdote ucraino martire sotto il regime comunista sovietico

Il Papa riconosce l’assassinio in odio alla fede del religioso dell’Eparchia greco-cattolica di Mukačevo, in Ucraina, ucciso nel 1953 in Unione Sovietica. Promulgati i decreti per le virtù eroiche di cinque nuovi venerabili, tra cui il direttore di “Radio Aparecida”, Vittorio Coelho de Almeida, e il fondatore di “Sorriso Francescano”, il cappuccino Umile da Genova

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Aveva finito poche ore prima di celebrare una Divina liturgia clandestina, padre Petro Paolo Oros, quando un colpo di pistola gli entrò nel mento, attraversando il collo e uscendo dalla spalla. Il 28 agosto 1953 i comunisti sovietici mettevano fine a Siltse, nell’oblast di Zakarpattia, in Unione Sovietica, alla vita di fede robusta e dedizione ai più deboli di questo sacerdote appartenente all’Eparchia greco-cattolica di Mukačevo, in Ucraina. Il Papa ha riconosciuto il suo martirio nell’udienza odierna con il cardinale prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, Marcello Semeraro. Il sacerdote sarà quindi presto beato. Insieme al suo martirio, sono state riconosciute le virtù eroiche di cinque servi di Dio che diventano quindi venerabili.

Le origini e la vocazione

Petro Paolo Oros era nato il 14 luglio 1917 nel villaggio ungherese di Biri, in una famiglia profondamente cristiana. Il padre era sacerdote greco-cattolico e scomparve quando Petro aveva 2 anni. A 9 perse la madre. Nel 1937 entrò nel seminario di Uzghorod, nella Transcarpazia, al confine tra Ucraina e Ungheria. Il 18 giugno 1942 fu ordinato sacerdote celibatario dell’Eparchia greco-cattolica di Mukachevo, in Ucraina, e iniziò il servizio pastorale in alcuni villaggi come vice-parroco, facendosi subito apprezzare per lo zelo e l’amore per i poveri. Nel 1943, a motivo della guerra, seguì un corso per cappellani militari a Barca, presso Košice, capoluogo della regione omonima della Slovacchia. Ritornò nella sua parrocchia che, nel 1944, finì, come tutto il territorio della Transcarpazia, sotto l’occupazione delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa e unito alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, quindi all’Urss.

Gli anni della persecuzione

Con l’annessione forzata iniziò la persecuzione della Chiesa greco-cattolica. Oros, nel 1946, venne trasferito a Bilky, nel distretto di Irshava, con l’incarico di parroco. Già allora ricevette pressioni perché passasse alla Chiesa Russa Ortodossa. Pressioni che si intensificarono nel 1948. Lui si oppose, rimanendo fedele al Papa. Nel 1949 fu proibito poi lo svolgimento delle attività pastorali e tutte le chiese greco-cattoliche furono chiuse. Soppressa anche la stessa Eparchia di Mukačevo.

L’assassinio

Padre Oros visse quindi, con consapevolezza e coraggio, la condizione di persona sospettata, controllata dai servizi segreti ed esposta ad arresti arbitrari e ingiustizie. Quando, nel 1949, la Chiesa greco-cattolica fu messa fuori legge e le personalità che godevano di stima nella società eliminate sistematicamente, il servo di Dio continuò a svolgere clandestinamente il ministero. Un mandato di arresto nei suoi confronti partì nel 1953. Cercò di mettersi in fuga, ma il 28 agosto un poliziotto lo fermò presso la stazione ferroviaria nel villaggio di Siltse e lo uccise. Subito l’assassinio fu ritenuto un martirio, malgrado il corpo del sacerdote sia rimasto occultato sino alla disgregazione dell’Unione Sovietica. La sua memoria rimase impressa nei fedeli e perdura ancora oggi, unita alla fama signorum, cioè la convinzione dell’efficacia della sua intercessione presso Dio.

“La lampada del Santissimo”

Oltre al martirio di Petro Oros, il Papa ha autorizzato la promulgazione dei Decreti per il riconoscimento delle virtù eroiche di cinque nuovi venerabili. Uno di questi è Jesús Antonio Gómez Gómez, sacerdote colombiano che fu confessore, rettore di collegi, professore di teologia dogmatica. Si dedicò con particolare impegno alle confessioni e alla direzione spirituale di preti, seminaristi, religiosi, suore e anche laici. La gente lo chiamava “la lampada del Santissimo” per le tante ore trascorse in Adorazione, anche quando malato.

Il fondatore di “Sorriso Francescano”

Tra i Decreti figura anche quello riguardante il cappuccino Umile da Genova, al secolo Giovanni Giuseppe Bonzi, fondatore nell’immediato dopoguerra di Sorriso Francescano, opera di assistenza per bambini poveri, orfani e abbandonati. Per loro il sacerdote andava quotidianamente mendicando il denaro necessario. E grazie a quanto raccolto riuscì a fondare anche la Congregazione delle Suore Piccole Ancelle del Bambino Gesù. Anche se le sofferenze e i traumi vissuti nel corso dei bombardamenti su Genova lasciarono in lui disagi emotivi che non sempre facilitarono le relazioni interpersonali, continuò a essere amato e stimato dai collaboratori. L’arcivescovo di Genova, il cardinale Giuseppe Siri, lo sostenne, nutrendo sempre fiducia nei suoi confronti.

Il prete spagnolo che aiutava i sacerdoti

Il Papa ha poi riconosciuto le virtù eroiche di Giovanni Sánchez Hernández, sacerdote spagnolo del Sodalizio dei Sacerdoti Operai Diocesani del Cuore di Gesù, fondatore dell’Istituto delle Serve Secolari di Gesù Cristo Sacerdote nato con la finalità di aiutare i sacerdoti nel ministero.

L’evangelizzazione via radio

Era brasiliano, invece, Vittorio Coelho de Almeida, redentorista che prestò servizio pastorale nel santuario mariano di Aparecida, dove era stato trasferito durante la convalescenza dalla tubercolosi. Proprio il periodo della malattia fu per lui l’occasione per impratichirsi con i mezzi radiofonici. Entrò infatti nell’equipe di Radio Aparecida sin dall’inizio delle trasmissioni nel 1951, divenendone vicedirettore nel 1958 e direttore generale nel ’65. Utilizzò l’emittente come strumento di evangelizzazione e diffusione degli insegnamenti del Concilio. Apprezzato per la semplicità nel comunicare, diventò presto famoso e molta gente gli si rivolgeva per consigli e aiuti. Nel 1969, le trasmissioni di Radio Aparecida furono sospese su ordine del regime militare che giudicò sovversivo il discorso del 1º gennaio di commento alla “Dichiarazione dei Diritti Umani”.  

La suora mistica indiana

Nell’elenco dei nuovi venerabili figura, infine, la suora orsolina indiana Maria Celina Kannanaikal, vittima di persecuzioni all’interno della sua congregazione durante il noviziato a causa delle esperienze mistiche che creavano dubbi nelle superiori e turbamento fra le novizie. La maestra riconosceva in lei una ricerca di santità, invece molti suggerivano di non ammetterla alla professione. Dopo un prolungamento del noviziato di sei mesi - oltre i due anni canonici - fu ammessa alla prima professione religiosa. Insegnò nelle scuole primarie, ma presto si ammalò gravemente presentando frequenti episodi febbrili, cefalea e vomito con tracce ematiche. Nessuno riuscì a fare una diagnosi sicura. Morì nel 1957 all’età di 26 anni, appena trentacinque giorni dopo la professione religiosa.

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05 agosto 2022, 13:05