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Giovanni Paolo II in Canada, un viaggio “per proclamare la dignità” dei popoli indigeni

In occasione del 37.mo viaggio apostolico di Papa Francesco ripercorriamo quello di San Giovanni Paolo II nel 1984 nel Paese nordamericano e la visita nel 1987 Fort Simpson. In quelle circostanze il Pontefice polacco ha incontrato i rappresentanti delle popolazioni aborigene e sottolineato che “è giunta l’ora di fasciare le ferite, di sanare tutte le divisioni”

Bernadette Reis e Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano 

Il pellegrinaggio apostolico e penitenziale di Papa Francesco in Canada ci conduce, attraverso il filo della storia, anche ad un altro viaggio: quello di Papa Giovanni Paolo II giunto in Canada nel 1984. Il Pontefice polacco è arrivato il 9 settembre in Québec ed è poi tornato da Ottawa il 20 settembre. Durante quel viaggio di 12 giorni ha incontrato i rappresentanti delle popolazioni indigene che vivono nel territorio canadese.

La Chiesa è la vostra Chiesa

Il 10 settembre del 1984, all’indomani del suo arrivo in Canada, Papa Wojtyła ha incontrato diversi gruppi appartenenti a popolazioni indigene presso il Santuario di St. Anne de Beaupré a Québec, un luogo di culto e di pellegrinaggio secolare nel Nord America. I popoli indigeni, che riconoscono il grande valore degli anziani, hanno una forte devozione per Sant'Anna, la nonna di Gesù. Nel discorso pronunciato in quella occasione Papa Giovanni Paolo II ha posto l’accento sull’importanza della “riconciliazione tra i popoli”. “Se noi crediamo veramente che Dio ci ha creato a sua immagine - ha affermato - noi dovremmo essere in grado di accettarci l’un l’altro con le nostre diversità e nonostante le nostre limitazioni e i nostri peccati”. Solo Gesù, ha aggiunto, “può spezzare le catene del nostro egoismo individuale e collettivo”.  Rivolgendosi alle popolazioni indigene Papa Wojtyła ha poi affermato: “Ricordate senza dimenticarvene mai che la Chiesa di Gesù Cristo è la vostra Chiesa. Essa è il luogo in cui il sole della parola vi illumina, dove voi trovate il nutrimento e la forza per continuare sulla vostra via”. “Essa è come quei ‘nascondigli’ che i vostri antenati hanno costruito lungo il cammino dei loro viaggi, così che nessuno potesse trovarsi all’improvviso senza provviste”. Prima di concludere il discorso, Papa Giovanni Paolo II ha anche pronunciato queste parole: “Permettetemi di ripetere questa descrizione della Chiesa in alcune delle vostre lingue; questo sarà un modo di avvicinarmi a voi e di esprimervi il mio affetto fraterno”.

Cristo è il centro di ogni cultura

Sabato 15 settembre Giovanni Paolo II si è recato nel Santuario dei Martiri canadesi per la liturgia della Parola con le popolazioni indigene del Canada. Erano presenti circa 100 mila fedeli. Nell’omelia il Pontefice ha ripercorso la storia della Chiesa di Huronia e ricordato che il santuario di Sainte Marie era stato destinato nel 1644 da Papa Urbano VIII “ad essere luogo di pellegrinaggi, il primo del genere nel Nord America”. Qui, ha aggiunto, “si trova oggi il santuario dei Martiri, simbolo di speranza e di fede, simbolo del trionfo della croce”. Il Pontefice ha anche ricordato il martirio di otto missionari, “eroici santi che sono venerati in questo luogo e che ci hanno lasciato un prezioso retaggio”. “Mentre davano la loro vita - ha detto Papa Wojtyła - questi missionari guardavano al futuro, al giorno in cui gli autoctoni avrebbero raggiunto la piena maturità e assunto un ruolo di leadership nella loro Chiesa”. “San Giovanni de Brébeuf sognava una Chiesa pienamente cattolica e pienamente huroniana”. Il Pontefice si è anche soffermato sulla figura di Kateri Tekakwitha, prima aborigena nordamericana ad essere proclamata santa (21 ottobre 2012). Di grande importanza per la Chiesa di Huronia – ha inoltre affermato Papa Giovanni Paolo II - è Joseph Chiwatenwa, che con la consorte Aonnetta, il fratello Joseph e altri membri della famiglia attesta ancora una volta la verità di cui fu testimone l’apostolo Paolo: Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Parlando delle culture dei popoli indigeni, il Pontefice polacco ha poi sottolineato che “nella sua lunga storia la Chiesa si è costantemente arricchita delle nuove tradizioni che sono venute via via ad aggiungersi alla sua vita e al suo retaggio”. “Oggi noi siamo grati per il ruolo che le popolazioni autoctone svolgono non solo nel tessuto multiculturale della società canadese, ma nella vita della Chiesa cattolica”. “Cristo – ha affermato Papa Wojtyła - anima il centro stesso di ogni cultura, per cui non solo il cristianesimo interessa tutte le popolazioni indiane, ma Cristo, nei membri del suo corpo, è egli stesso indiano”.

È giunta l’ora di fasciare le ferite

Il programma del viaggio apostolico di Papa Giovanni Paolo II in Canada nel 1984 comprendeva anche un evento a Fort Simpson, dove era previsto un incontro con i membri dell'Assemblea delle “First Nations”, del Consiglio indigeno del Canada, dell’Inuit Tapirisat del Canada e del Consiglio nazionale Métis. A causa del maltempo, il Pontefice atterrò invece all’aeroporto Yellowknife, da dove trasmise il messaggio preparato per quell’occasione e incentrato sui diritti dei popoli aborigeni. Salutarvi – si legge in quel documento - è rendere un rispettoso omaggio all’inizio della società umana in questa vasta regione del Nord America. Salutarvi è ricordare con riverenza il piano di Dio e la Provvidenza che si sono sviluppati attraverso la vostra storia e vi hanno accompagnato fino ad oggi. Salutarvi in questa porzione del vostro territorio è evocare gli eventi di vita umana che hanno avuto luogo nello scenario della singolare creazione divina di una straordinaria natura in queste zone. Nello stesso tempo, la mia venuta tra voi si rivolge verso il passato per proclamare la vostra dignità e per migliorare la vostra sorte”. Nel messaggio viene anche ricordato un documento intitolato Pastorale Officium, in cui Papa Paolo III “proclamò i diritti dei popoli indigeni di quei tempi”. Egli affermò la loro dignità, difese la loro libertà, affermò che essi non avrebbero mai dovuto essere ridotti in schiavitù o privati dei loro beni e delle loro proprietà”. Nel messaggio Papa Giovanni Paolo II ha ricordato anche alcune delle ferite che hanno segnato la vita delle popolazioni indigene: “La storia ci documenta con chiarezza come nei secoli la vostra gente sia stata ripetutamente vittima dell’ingiustizia ad opera dei nuovi arrivati i quali, nella loro cecità, spesso considerarono inferiore la vostra cultura”. “È giunta l’ora di fasciare le ferite, di sanare tutte le divisioni. È tempo di perdono, di riconciliazione e di impegno a costruire relazioni nuove”. “Oggi voglio proclamare quella libertà che è richiesta per una giusta ed equa misura di autodeterminazione nella vostra vita di popoli autoctoni. In unione con tutta la Chiesa, proclamo tutti i vostri diritti, e i relativi doveri. E condanno l’oppressione fisica, culturale e religiosa, e tutto ciò che in qualche modo potrebbe privare voi o un qualsiasi gruppo di quanto a giusto diritto vi appartiene”.

L’anima dei popoli indigeni è assetata dello Spirito di Dio

Papa Giovanni Paolo II si è recato in Canada anche nel 1987. Il 20 settembre di quell’anno ha raggiunto Fort Simpson, dove tre anni prima non si era potuto recare a causa delle cattive condizioni atmosferiche. All’evento erano presenti, in rappresentanza dei popoli aborigeni del Canada, circa 8 mila persone. In quella giornata il Papa ha benedetto l’acqua, il fuoco, l'aria e il vento. Rivolgendosi poi ai popoli aborigeni canadesi, il Pontefice ha ribadito il diritto “a una giusta ed equa misura di autogoverno, assieme a un terreno proprio, e a risorse adeguate e necessarie per lo sviluppo di un’economia vitale, adeguata alle necessità della generazione presente e di quelle future”. Cosa ne sarebbe della “vita” dei popoli indigeni – ha osservato Papa Wojtyła - se questi “non considerassero più la terra e i suoi beni come affidati loro dal Creatore”?. “Se i legami della vita familiare fossero indeboliti e l’instabilità minasse le loro società? Se giungessero ad adottare una mentalità estranea nella quale le persone sono giudicate secondo ciò che hanno e non secondo quello che sono?”. “L’anima dei popoli indigeni del Canada - ha sottolineato Giovanni Paolo II - è assetata dello Spirito di Dio, perché ha sete di giustizia, di pace, di amore, di bontà, di fortezza, di responsabilità e di dignità umana”. “Questo è realmente un momento decisivo nella vostra storia. È indispensabile che siate spiritualmente forti e lungimiranti mentre costruite il futuro per le vostre tribù e nazioni. State pur certi che la Chiesa percorrerà questa strada con voi”.

Popoli indigeni, modo di vivere da preservare e custodire

Il 20 settembre del 1987 Papa Wojtyła ha anche presieduto la Santa Messa a Camp Ground di Fort Simpson. Giovanni Paolo II ha iniziato la celebrazione parlando in una delle lingue indigene. Nell’omelia ha lanciato un appello ai popoli indigeni, specialmente ai giovani, affinché assumano “ruoli di responsabilità” e mettano a disposizione i talenti “per l’edificazione della Chiesa” tra i popoli aborigeni. Papa Giovanni Paolo II ha ricordato la bellezza e la ricchezza di questa terra e ha quindi pronunciato queste parole: “Come popolazioni indigene dovete affrontare una prova decisiva: quella di promuovere i valori religiosi, culturali e sociali che sosterranno la vostra dignità umana e garantiranno il vostro futuro benessere. Il vostro senso di condivisione, la vostra comprensione della comunità degli uomini radicata nella famiglia, i rapporti tanto preziosi tra i vostri anziani e i vostri giovani, la vostra visione spirituale della creazione che esige la cura e la protezione dell’ambiente con senso di responsabilità: tutti questi aspetti tradizionali del vostro modo di vivere devono essere salvaguardati e tenuti in grande considerazione”.

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Papa Giovanni Paolo II in Canada
24 luglio 2022, 12:00