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Papa Francesco all'udienza con i partecipanti al capitolo generale dei Missionari d'Africa Papa Francesco all'udienza con i partecipanti al capitolo generale dei Missionari d'Africa

Francesco: il 3 luglio celebrerò la Messa con la comunità congolese a Roma

Incontrando in Vaticano i Padri Bianchi riuniti per il capitolo generale, il Papa ha rinnovato il proprio dispiacere per il rinvio del viaggio in Congo e Sud Sudan. Ai Missionari d'Africa ripete: un apostolo di Gesù "non è uno che fa proselitismo, non è un manager, non è un dotto conferenziere, non è un “mago” dell’informatica, l’apostolo è testimone"

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

"Porteremo Kinshasa a San Pietro". Ricevendo i partecipanti al capitolo generale dei Missionari d’Africa nella Sala Clementina in Vaticano, Papa Francesco esprime ancora una volta dispiacere per aver dovuto rinviare, su consiglio dei medici, la visita da lungo tempo attesa nei Paesi africani. Poi annuncia una messa il 3 luglio con tutti i congolesi che vivono a Roma (Ascolta il servizio con la voce del Papa):

Purtroppo, con grande dispiacere, ho dovuto rinviare il viaggio in Congo e in Sud Sudan. In effetti, alla mia età non è così semplice partire in missione! Ma le vostre preghiere e il vostro esempio mi danno coraggio, e sono fiducioso di poter visitare questi popoli, che porto nel cuore. La prossima domenica, cercherò di celebrare la Messa con la comunità congolese romana. La prossima no, il 3 ... Lo avevo dimenticato sulla scrivania. Per questo facevo in tempo, che era il giorno che dovevo celebrare a Kinshasa. Porteremo Kinshasa a San Pietro. E lì celebreremo con tutti i congolesi romani, che sono tanti eh!

Nient'altro che apostoli

Ai Padri Bianchi riuniti in questi giorni a riflettere sul tema della “missione come testimonianza profetica”, il Vescovo di Roma ricorda l’esortazione del loro fondatore, il cardinale Charles-Martial Allemand Lavigerie: “Siate apostoli, nient’altro che apostoli”:

E l’apostolo di Gesù Cristo non è uno che fa proselitismo, non è un manager, non è un dotto conferenziere, non è un “mago” dell’informatica, l’apostolo è testimone. Questo vale sempre e dappertutto nella Chiesa, ma vale specialmente per chi, come voi, è chiamato spesso a vivere la missione in contesti di prima evangelizzazione o di prevalente religione islamica.

Andare e rimanere

Preghiera e fraternità sono i due termini attraverso i quali la testimonianza si esprime. Il Pontefice mette in luce un paradosso: si può andare in missione, solo rimanendo. L’invito è a rimanere in Cristo, in adorazione ogni giorno alla presenza di Dio, ci si lascia da Lui guardare per attingere linfa e andare incontro ai fratelli, “inviati a vivere la dolce gioia di evangelizzare” soprattutto nei contesti in cui spesso, oltre alla povertà, si sperimenta l’insicurezza e la precarietà”:

Penso alle vostre fraternità, formate da persone provenienti da tanti Paesi, da culture diverse. Non è facile, è una sfida che si può accettare solo contando sull’aiuto dello Spirito Santo. E poi questa vostra piccola comunità, che vive di preghiera e fraternità, è chiamata a sua volta a dialogare con l’ambiente in cui vive, con la gente, con la cultura locale.

Saper dire "grazie"

In occasione del capitolo generale ai Padri Missionari d’Africa Francesco ricorda poi l’importanza di guardare al passato con gratitudine. Una testimonianza grata è anche capace di attrarre:

Questa gratitudine è quella che alimenta la fiamma della speranza. Chi non sa ringraziare Dio per i doni che Egli ha seminato lungo il cammino – pur faticoso e a volte doloroso – non ha nemmeno un animo speranzoso, aperto alle sorprese di Dio e fiducioso nella sua provvidenza.

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13 giugno 2022, 13:48