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Il Papa: le parole hanno un peso, parlare con mitezza per non distruggere gli altri

All'Angelus, Francesco invita a fare attenzione al linguaggio utilizzato che può "alimentare pregiudizi, alzare barriere" e "inquinare il mondo". Poi denuncia: sui social tante fake news e aggressività. Il Pontefice chiede di riflettere sul proprio sguardo: "Tante volte ci lamentiamo per cosa non va nella società, nella Chiesa, nel mondo, senza metterci in discussione. Guardiamo gli altri come ci guarda Dio che non vede in noi sbagli irrimediabili, ma figli che sbagliano"

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

“Domandiamoci che genere di parole utilizziamo: parole che esprimono attenzione, rispetto, comprensione, vicinanza, compassione, oppure parole che mirano principalmente a farci belli davanti agli altri? E poi, parliamo con mitezza o inquiniamo il mondo spargendo veleni: criticando, lamentandoci, alimentando l’aggressività diffusa?”

In un momento di crisi e di tensione, di paura e di squilibri internazionali, Francesco esorta alla pace che, dice all’Angelus, si costruisce a cominciare dal linguaggio. Soffermandosi sul Vangelo di Luca di oggi, in cui “Gesù ci invita a riflettere sul nostro sguardo e sul nostro parlare”, il Papa nella sua catechesi mette in guardia dalle conseguenze di un uso improprio e leggero della lingua che può ferire come un’arma (Ascolta il servizio con la voce del Papa).  

Con la lingua possiamo anche alimentare pregiudizi, alzare barriere, aggredire e perfino distruggere i fratelli: il pettegolezzo ferisce e la calunnia può essere più tagliente di un coltello!

Rabbia e aggressività nel mondo digitale 

Un rischio che aumenta specialmente oggi nel mondo digitale: troppe le parole, dice il Papa, che “corrono veloci” e “veicolano rabbia e aggressività, alimentano notizie false e approfittano delle paure collettive per propagare idee distorte”. Il Pontefice cita Dag Hammarskjöld, diplomatico svedese segretario generale dell’Onu dal 1953 al 1961, vincitore del Nobel per la Pace, che disse: “Abusare della parola equivale a disprezzare l’essere umano”.

Attenzione a usare le parole in modo superficiale

È vero, così come è vero che “da come uno parla ti accorgi di quello che ha nel cuore”.

Le parole che usiamo dicono la persona che siamo. A volte, però, prestiamo poca attenzione alle nostre parole e le usiamo in modo superficiale. Ma le parole hanno un peso: ci permettono di esprimere pensieri e sentimenti, di dare voce alle paure che abbiamo e ai progetti che intendiamo realizzare, di benedire Dio e gli altri.

La pagliuzza e la trave

Allo stesso modo, bisogna riflettere anche sul proprio “sguardo”. E cioè se si è concentrati “a guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello senza accorgerci della trave che c’è nel nostro”. Che significa “essere attentissimi ai difetti degli altri, anche a quelli piccoli come una pagliuzza, trascurando serenamente i nostri, dandogli poco peso”.

Troviamo sempre motivi per colpevolizzare gli altri e giustificare noi stessi. E tante volte ci lamentiamo per le cose che non vanno nella società, nella Chiesa, nel mondo, senza metterci prima in discussione e senza impegnarci a cambiare anzitutto noi stessi. 

"Ogni cambiamento fecondo, positivo deve cominciare da noi stessi, altrimenti non ci sarà cambiamento", dice il Papa a braccio.

Riconoscere le proprie miserie

Facendo così, sottolinea il Papa, “il nostro sguardo è cieco”. E se siamo ciechi “non possiamo pretendere di essere guide e maestri per gli altri: un cieco, infatti, non può guidare un altro cieco”. La prima cosa è quindi “guardare dentro di noi per riconoscere le nostre miserie”, perché “se non siamo capaci di vedere i nostri difetti, saremo sempre portati a ingigantire quelli altrui. Se invece riconosciamo i nostri sbagli e le nostre miserie, si apre per noi la porta della misericordia”.

Vedere negli altri il bene, non il male

Si tratta in sostanza di guardare gli altri come ci guarda il Signore “che non vede anzitutto il male, ma il bene”.

Dio ci guarda così: non vede in noi degli sbagli irrimediabili, ma dei figli che sbagliano. Si cambia l’ottica. Non si concentra sugli sbagli ma sui figli che sbagliano… Dio distingue sempre la persona dai suoi errori. Dio salva sempre la persona. Crede sempre nella persona ed è sempre pronto a perdonare gli errori. E sappiamo che Dio perdona sempre.

Tutti noi siamo chiamati a fare lo stesso: “A non ricercare negli altri il male, ma il bene”.

Appello per l'Ucraina

Al termine dell'Angelus, Francesco ha lanciato un appello perché tacciano le armi in Ucraina: "Chi fa la guerra dimentica l’umanità". Ha quindi rinnovato l'invito ai fedeli a unirsi alla giornata di preghiera e digiuno del prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri.

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27 febbraio 2022, 12:10

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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