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Vescovi slovacchi: la bellezza di essere "poesia" in una storia di dolori

Monsignor Kramara, portavoce della Conferenza Episcopale Slovacca, commenta l'incoraggiamento del Papa per questo popolo. Anche monsignor Fekete, salesiano missionario in Azerbaijan tornato a Bratislava, sua città natale, per incontrare il pontefice, ringrazia per il sostegno che arriva da Francesco

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Le parole e la presenza di Papa Francesco in terra slovacca sono un conforto, arrivano come una vera tenerezza al cuore dei fedeli e del popolo. "Viviamo questa visita veramente come un incoraggiamento nella fede", riferisce monsignor Martin Kramara, Portavoce della Conferenza Episcopale Slovacca.

Ascolta Mons. Kramara, al microfono di Massimiliano Menichetti

"Sentiamo moltissimo la cura del Santo Padre per i poveri, gli emarginati", racconta Kramara sottolineando quante volte il Papa lo abbia ricordato: dobbiamo guardare a coloro che sono rimasti indietro e che la fede deve portare i frutti. "Non dobbiamo accontentarci delle cose del mondo ma seguire Cristo, così del resto è il motto del viaggio in Slovacchia". 

Un Papa energico e ironico

Kramara sottolinea l'energia con cui il Papa sta affrontando questo viaggio apostolico, anche impegnativo. "Siamo piacevolmente sorpresi dall'energia del Papa e dalla sua ironia", osserva. "Lo vediamo molto sereno e molto forte. Penso che per tutti questo sia un aspetto molto importante, considerando anche il periodo di fragilità che stiamo vivendo a causa della pandemia". 

La Slovacchia è una poesia: bellezza in una storia di dolori  

E infine ricorda il riferimento che Francesco ha fatto citando la poesia slovacca: "Una delle cose che ci ha meravigliato è la citazione che il Papa ha fatto della nostra poesia per spiegarci meglio come vedere le cose importanti della nostra fede. E poi, quando ha parlato del pane e del sale, simboli di accoglienza dell'ospite". Un passaggio, quello della poesia, piacevolmente colto anche da monsignor Vladimír Fekete, salesiano slovacco, Prefetto apostolico in Azerbaijan, tra i presenti nella cattedrale di San Martino a Bratislava. A causa della pandemia per due anni non è potuto tornare nella sua città natale e ora l’entusiasmo è raddoppiato. 

Ascolta l'intervista a monsignor Vladimír Fekete

“E’ una cosa bella quella che ha detto il Papa perché abbiamo sulle spalle una storia fatta di tanti dolori, difficoltà e problemi ma poi ci sono le bellezze della cultura e della natura. La poesia è una cosa che tocca il cuore – dice Fekete - speriamo che saremo la poesia per il bene di tutta l’Europa e per lodare il Signore”. Forte è il ringraziamento e la gioia per aver incontrato e ascoltato Papa Francesco nelle parole di monsignor Fakete che con molta attenzione ha ascoltato il discorso pronunciato dal Papa rivolto a vescovi, sacerdoti, religiosi, seminaristi e catechisti.

Cercare nuovi modi per diffondere il Vangelo

Fekete scandisce le parole emerse dal discorso del Papa che conserverà per la sua missione: libertà, creatività e dialogo. “Dobbiamo molto rivalutare la libertà che abbiamo ricevuto da Dio – osserva – e dobbiamo aiutare i giovani a usare bene la libertà. Come i nostri patroni Cirillo e Metodio hanno con grande creatività portato il Vangelo in questi Paesi, anche noi dobbiamo cercare nuovi modi di essere forti sotto questo profilo. E poi c’è l’invito al dialogo. Tanti siamo chiusi nei nostri pregiudizi”.

Guardare a tutta l'umanità fraternamente, senza sospetto

Il religioso commenta la sottolineatura del Papa ad essere cristiani responsabili: “Sono quelli che non pensano di essere loro il centro della vita. Il centro è Gesù”, osserva. “I cristiani responsabili sono quelli che guardano a tutti, anche a chi professa altre fedi, come a dei loro fratelli, senza sospetto”.  

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13 settembre 2021, 12:57