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Policarpo: il dialogo ecumenico, obiettivo dell’Arcidiocesi ortodossa d'Italia

Ricevuto oggi dal Papa in Vaticano, il Metropolita ortodosso d’Italia ed esarca dell’Europa Meridionale. “Francesco e Bartolomeo sono consapevoli che devono agire insieme per il bene dell’umanità”

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Il cammino verso l’unità tra cattolici e ortodossi non è in discussione. È un viaggio che prosegue verso il suo traguardo, incoraggiato dai gesti e dalla vicinanza di Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo. A confermare questo inarrestabile percorso è Policarpo, Metropolita ortodosso d’Italia ed esarca dell’Europa Meridionale, che oggi ha incontrato il Papa in Vaticano.  Eletto lo scorso 14 gennaio dopo la morte, nell’ottobre del 2020, di Gennadios Zervos, Policarpo, si è insediato l’11 marzo, un’occasione per il Papa di ribadire, in un messaggio di auguri, la comunione che unisce cattolici e ortodossi, ciò che è stato sottolineato anche nell’incontro di oggi, come viene confermato dallo stesso Metropolita ai microfoni di Vatican News:

Ascolta l'intervista con Policarpo

R. - L’incontro con Papa Francesco è andato molto bene. È stato un incontro cordialissimo, di un figlio con il suo padre amato, un incontro di un vescovo con il suo primate e patriarca. Il Santo Padre ha un gran cuore, un cuore genuino, l'ho ringraziato per l’incoraggiante messaggio che mi ha inviato per la mia intronizzazione, ho chiesto la sua benedizione papale per il mio servizio, di nuovo, in Italia e questa volta come vescovo, ed ho assicurato le mie ferventi preghiere, affinché Dio possa concedergli molti anni di salute fisica e spirituale, per il bene della Chiesa universale e per il bene anche di ogni uomo di buona volontà, per i quali il Santo Padre ha una particolare sensibilità.  

Eminenza, quella di Venezia è la più antica diocesi ortodossi di Italia, come si è sviluppata negli anni e che contributo può dare al dialogo ecumenico?

R. – È una diocesi che ho servito per 19 anni, di cui sedici come come vicario generale. A dire la verità non è come l'ho lasciata, 14 anni fa, per diventare vescovo metropolita di Spagna e Portogallo, si è molto sviluppata, soprattutto sotto la guida pastorale del mio diretto predecessore, l'indimenticabile Metropolita Gennadios Zervos. Ora il numero delle parrocchie è quasi triplicato, così come quello dei sacerdoti. Per quanto riguarda il contributo della diocesi ortodossa italiana al dialogo ecumenico, non si discute neanche!  È una delle linee principali della nostra arcidiocesi: il dialogo ecumenico con ogni uomo di buona volontà e soprattutto con i fratelli cattolici, è il principale obiettivo della nostra diocesi, soprattutto in questa terra amata e santa che coincide con la sede della Chiesa Cattolica di Roma. 

La vicinanza di Papa Francesco e di Bartolomeo, i loro gesti, vanno sempre più nella direzione della piena unità, partendo dalle comuni sensibilità: la promozione della pace, il dialogo interreligioso, la protezione del creato e di chi è nel bisogno, come i rifugiati, ricordiamo tutti il viaggio a Lesbo nel 2016. Senza dimenticare le emergenze dettate dalla pandemia. Il viaggio di cattolici e ortodossi verso una piena unità, dunque, a che punto è?

R. – Quello che stupisce è che la vicinanza, i gesti, le iniziative di Papa Francesco e del Patriarca Bartolomeo, sono genuine e lontane da ogni aspetto mondano o spettacolare. Sono due persone che hanno gli stessi pensieri e sensibilità, consapevoli che devono agire insieme per il bene della nostra turbata umanità, ultimamente ancor di più turbata dalle crisi sanitaria ed economica causate dalla pandemia di coronavirus. Il viaggio di cattolici e ortodossi verso la piena unità è sulla buona strada, sotto la guida dello Spirito Santo, e sta andando verso il traguardo. Io penso che, a livello di fedeli, questo traguardo sia stato già raggiunto, e questo è più importante è che a livello istituzionale. 

Quindi, concretamente, come possiamo già da adesso camminare insieme?

R. – Ma già camminiamo insieme, questo non è in discussione, non è questione di “vogliamo o non vogliamo”, si deve camminare insieme in un mondo che si fa villaggio. Non c’è dubbio che camminiamo insieme, e non c’è alcun dubbio che il nostro cammino comune è stabile, e ricorda il cammino di Emmaus, è sicuro che in questo cammino comune, come in Emmaus, veniamo accompagnati dal nostro comune Dio, Signore, Salvatore, il Cristo Risorto. Basta affidarsi alla guida di Cristo, basta riconoscere che Cristo ci accompagna, e anche se i nostri peccati impediscono di vedere che ci accompagna, occorre andare avanti, superare le difficoltà che il maligno mette fra i nostri piedi, e se si cade occorre alzarsi, proseguire e non tornare indietro.

Dunque, ad oggi cosa potrebbe minacciare il cammino verso l'unità?

R. – Il relativismo, l’indifferenza, il menefreghismo, il pessimismo, l’idea di una unità superficiale, di una unità di tipo amministrativo-istituzionale, il secolarismo, eventuali giochi geopolitici: tutto questo non ha a che fare con l’unità. La Chiesa non è una istituzione di questo mondo, ma è il corpo mistico divino e umano di Cristo.

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22 maggio 2021, 12:49