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Il Papa durante la visita al Santuario francescano di Greccio - dicembre 2019 Il Papa durante la visita al Santuario francescano di Greccio - dicembre 2019 

I Papi e il Presepe

Davanti a quelle statuine ritorniamo tutti bambini, ed è da credere che anche i pontefici, dai più austeri ai più giocosi, sperimentino questa felice regressione all’infanzia, pur senza dimenticare di sottolineare il valore teologico di quella rappresentazione che si replica uguale e diversa dai primi secoli della cristianità

Laura De Luca – Città del Vaticano

O Gesù, che tenerezza questo arrivo delle nostre anime innanzi alla semplicità del presepio: che commozione soave e pia dei nostri cuori: che desiderio vivo di cooperare tutti insieme alla grande opera della pace universale innalzi a te, divino autore e principe della pace! A Betlemme tutti devono trovare il loro posto.

Ascolta la voce di Giovanni XXIII

Radiomessaggio di Natale dell’anno 1959. Cosi Giovanni XXIII, rivolgendosi al mondo intero, si riferisce alla semplicità del presepe. Nemmeno 15 anni prima, quella semplicità doveva apparire un gigantesco, benché momentaneo, sollievo per il mondo straziato dalla guerra. Pio XII, Radiomessaggio di Natale dell’anno 1942…

Con sempre nuova freschezza di letizia e di pietà, diletti figli dell'universo intero, ogni anno al ricorrere del Santo Natale, risuona dal presepe di Betlemme all'orecchio dei cristiani, ripercuotendosi dolcemente nei loro cuori, il messaggio di Gesù, Luce in mezzo alle tenebre; un messaggio che illumina con lo splendore di celestiali verità un mondo oscurato da tragici errori, infonde una gioia esuberante e fiduciosa ad un'umanità, angosciata da profonda e amara tristezza, proclama la libertà ai figli d'Adamo, costretti nelle catene del peccato e della colpa, promette misericordia, amore, pace alle schiere infinite dei sofferenti e tribolati, che vedono scomparsa la loro felicità e spezzate le loro energie nella bufera di lotta e di odio dei nostri giorni burrascosi.

Ascolta la voce di Pio XII

Il presepio lo prepariamo con cura durante tutto l’avvento, ma ora, dopo la nascita di Gesù, e particolarmente in un Natale travagliato come l’attuale, lo contempliamo con un altro sguardo…  Ecco da papa Paolo VI il richiamo alla sostanza spirituale della tenera rappresentazione domestica. Angelus del 21 dicembre 1969.

Perché il presepio ravviva la memoria del grande avvenimento, la nascita di Gesù, il Salvatore, il Figlio di Dio fatto uomo; e poi perché il presepio rappresenta con candida e ingenua semplicità il quadro di Betlemme; e diventa una scena evangelica, diventa una lezione di spirito cristiano, un messaggio di costume. Il presepio ci dice come Gesù ha voluto entrare nel mondo: povero, piccolo, respinto dai cultori dei così detti valori della terra; è venuto in modo che i Poveri, i Piccoli, i reietti lo potessero avvicinare per primi; è venuto per farsi uno dei nostri, togliendo ogni distanza, ogni ostacolo, ogni timore; e dandoci subito un soffio celeste di incomparabile bellezza e di sovrana letizia: gloria a Dio, pace agli uomini. In questi umili segni, così familiari e così sublimi, vi è già un preludio della vita nuova, un preludio così elementare, che anche i bambini lo capiscono: ciò che vale è la bontà, è la semplicità, è l’apprezzamento di ogni cosa come dono che viene da Dio, e che a Dio possiamo offrire; è il sentirci liberi dai pesi della vita complicata e mondana, il sentirci innocenti, il sentirci tutti amici e fratelli. Ci si riscalda al presepio, come ad un focolare di amore buono e puro, e ci si sente un po’ illuminati su tutti i problemi di questa nostra misteriosa avventura, che è la nostra vita nel tempo, sulla terra.

È una bella cosa il presepio, non è vero, figliuoli? Non è vero, voi uomini, che ci rappresentate il mondo del lavoro? Sì, è una bella cosa; e per questo benediremo subito, dalla nostra finestra, le vostre statuette del Bambino Gesù....

Ascolta la voce di Paolo VI

Questa tenera abitudine che coinvolge da sempre i più piccoli fu mantenuta anche dal successore di Papa Montini…

Piccolo o grande, semplice o elaborato, il presepe costituisce una familiare e quanto mai espressiva rappresentazione del Natale. È un elemento della nostra cultura e dell’arte, ma soprattutto un segno di fede in Dio, che a Betlemme è venuto "ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). Come ogni anno, tra poco benedirò i Bambinelli, che nella Notte Santa verranno collocati nei presepi, dove si trovano già san Giuseppe e la Madonna, silenziosi testimoni d’un sublime mistero. Con il loro sguardo d’amore essi ci invitano a vegliare e pregare per accogliere il divino Salvatore, il quale viene a recare al mondo la gioia del Natale.

Ascolta la voce di Giovanni Paolo II

12 dicembre 2004. L’ultimo Natale di papa Giovanni Paolo II, che però non mancò alla tradizione tanto attesa dai bambini, come sempre nella terza domenica di Avvento. Una abitudine cui non si sottrasse neppure l’austero papa Benedetto XVI … Angelus del 13 dicembre 2009.

In questa domenica, secondo una bella tradizione, i bambini di Roma vengono a far benedire dal Papa le statuine di Gesù Bambino, che porranno nei loro presepi. E, infatti, vedo qui in Piazza San Pietro tanti bambini e ragazzi, insieme con i genitori, gli insegnanti e i catechisti. Carissimi, vi saluto tutti con grande affetto e vi ringrazio di essere venuti. È per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie si conserva l’usanza di fare il presepe. Però non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà. È ciò che fece san Francesco a Greccio: rappresentò dal vivo la scena della Natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio, che per amore nostro si è spogliato di tutto e si è fatto piccolo bambino.

Ascolta la voce di Benedetto XVI

Certamente il presepe è un segno con un peso teologico forte, la concreta rappresentazione dell’ingresso di Dio nella storia umana.

Però è impossibile scindere la progettazione, la costruzione, la contemplazione del presepe …dal coinvolgimento attivo dei bambini. E forse, proprio per affinità con quel bambino della mangiatoia. Il 17 febbraio 1968, Paolo VI aveva voluto incontrare i ragazzi vincitori della gara per il miglior presepe…

Ci rallegriamo vivamente con voi, figliuoli carissimi. L’impegno con cui avete applicato il vostro spirito di iniziativa e la vostra genialità nella costruzione del Presepio, Ci dice che voi non siete soltanto i piccoli continuatori di una delle più belle e poetiche tradizioni cristiane. Il presepio per voi è qualcosa di più. È il rinnovato incontro col Salvatore Gesù; è la vostra risposta a Colui che si è fatto bambino per salvarci, che è il vostro Amico divino, che vi ama e vi apre le braccia in un sorriso di letizia e di pace.

Ascolta la voce di Paolo VI


Ed ecco che i due percorsi si unificano. La costruzione del presepe è un gioco, per bambini e non solo, ma è anche il promemoria del senso profondo del Natale: l’auspico della pace in terra… Ancora Benedetto XVI il 13 dicembre 2009:

Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo. Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia.

Ascolta la voce di Benedetto XVI

Ascolta la puntata integrale de “Le voci dei papi” in onda su Radio Vaticana il 25 dicembre 2020

Ascolta la puntata integrale

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26 dicembre 2020, 08:00