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Francesco: non si usa il nome di Dio per terrorizzare la gente

In un tweet il Papa parla della Giornata Onu per le persone colpite a causa del proprio credo e chiede “a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco”

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

L’hastag #FratellanzaUmana chiude il tweet di Francesco e la memoria vola alla sera di Abu Dhabi del febbraio 2019, a una firma e a una stretta di mano che sanciscono una comunanza di vedute e ne scrivono la prima pagina. La “Fratellanza umana” è il valore che il Papa e il Grande Imam di Al-Azhar, Al-Tayyib offrono come ispirazione universale per avvicinare e far intendere chi e ciò che si ritiene troppo diverso, per credo e cultura, per poterlo fare. Un modo sostenibile perché essenzialmente solidale.

Fratellanza che se vissuta esclude la violenza che trasforma il sentimento religioso in un bersaglio. Come lo sono nel mondo, solo tra i cristiani, almeno 300 milioni di persone.

La fede non va strumentalizzata

È questo un tema carissimo al Papa, che nel suo tweet per la Giornata Onu dedicata a commemorare “le vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo”, ripete con chiarezza usando le parole del documento di Abu Dhabi: “Dio non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente. Chiedo a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco”.

"Avanti nella fratellanza"

Il concetto il Papa lo aveva espresso, tra l’altro, in termini simili nel febbraio passato, con il videomessaggio inviato ad Abu Dhabi a un anno dalla firma del Documento sulla “Fratellanza umana”.

Quello, aveva detto Francesco, è stato “un grande evento umanitario”, il segno per sperare “in un futuro migliore per l’umanità, un futuro libero dall’odio, dal rancore, dall’estremismo e dal terrorismo, in cui prevalgano i valori della pace, dell’amore e della fratellanza”. Il presente e il futuro, auspicava, sono un tempo e uno spazio per “tutti i modelli virtuosi di uomini e donne che in questo mondo incarnano l’amore attraverso azioni e sacrifici compiuti per il bene degli altri, non importa quanto siano diversi per religione o per appartenenza etnica e culturale”. “Chiedo a Dio Onnipotente – concludeva Francesco – di benedire ogni sforzo che giovi al bene dell’umanità e ci aiuti ad andare avanti nella fratellanza”.

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22 agosto 2020, 11:31