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Coronavirus: un mezzo di soccorso all'ingresso dell'ospedale Maggiore di Lodi Coronavirus: un mezzo di soccorso all'ingresso dell'ospedale Maggiore di Lodi 

Il vescovo di Lodi: la consolante telefonata del Papa

Una chiamata accolta con grande gratitudine quella fatta ieri da Papa Francesco al vescovo di Lodi, monsignor Maurizio Malvestiti per "informarsi sulla situazione” della diocesi in merito al coronavirus, e per incoraggiare tutti i lodigiani in questo momento difficile. Francesco ha invitato la comunità alla preghiera e alla responsabilità "con parole colme di fede". Ai nostri microfoni monsignor Malvestiti

Adriana Masotti - Città del Vaticano

A diffondere la notizia della telefonata inaspettata di Papa Franceco è il vescovo stesso di Lodi, monsignor Maurizio Malvestiti, in una lettera indirizzata ai fedeli e pubblicata sul sito della chiesa locale. Lodi è tra le zone dove maggiormente si è diffuso il contagio da coronavirus in Italia. Oltre 700 i casi positivi registrati, insieme ad un calo, negli ultimi giorni, dell'incidenza dei contagi.

Nella lettera la notizia della telefonata

"Cari sacerdoti, diaconi, seminaristi, consacrate/i, fedeli – scrive il vescovo - mentre scrivevo questa lettera di presentazione del 'Comunicato 6 marzo dei vescovi lombardi', mi ha chiamato il Santo Padre per assicurare a tutti la confortatrice benedizione apostolica". Monsignor Malvestiti informa poi i fedeli della decisione, presa appunto ieri dalla Conferenza episcopale lombarda, di continuare a celebrare la messa a porte chiuse. In riferimento all’iniziativa di Papa Francesco, il testo prosegue: "Lo ringraziamo dal profondo del cuore e preghiamo per lui, come per noi tutti, specie per i fratelli e le sorelle della zona rossa, per i malati e tutti quanti li assistono, nella vicinanza ai familiari, che hanno congiunti infermi o hanno perduto persone care”. Perseverando “nella sollecitudine vicendevole”, si legge ancora nella lettera, potremo “superare insieme l'emergenza epidemica, che rimane delicata". 

Un segnale importante in un momento di dura prova

Sentire al telefono la voce di Papa Francesco è stata una bella sorpresa per monsignor Malvestiti, come conferma ai nostri microfoni:

Ascolta l'intervista a monsignor Maurizio Malvestiti

R. - E' stata una sorpresa per me, ma soprattutto si è trattato di una grande consolazione ed è una consolazione che viene da Dio e quindi fonte di incoraggiamento per tutti. Ascoltando le sue parole molto paterne, pacate, ma insieme tanto rasserenanti, avvertivo già l'accordo di tutte le comunità della zona più isolata nel dire un grazie infinito al nostro caro Papa Francesco che non ha mancato di dare un segnale così particolare in questo momento di dura prova. E l’ho comunicato a tutti, l’abbiamo pubblicato sul quotidiano locale “Il cittadino” come prima notizia. Questo abbraccio del Papa ha dato a tutti molta molta fiducia e ha animato ancora di più in tutti il proposito di perseverare per uscire, grazie alla preghiera, alla benevolenza del Signore e all'impegno di tutti, da questo momento così difficile.

Il Papa si è voluto informare della situazione e ha sottolineato due cose principalmente: la preghiera è la responsabilità…

R. - Proprio così, ed è quanto chiediamo noi vescovi tutti insieme, i vescovi della Lombardia nel comunicato che abbiamo pubblicato per questa seconda domenica così impegnativa perché non consente la presenza dei fedeli alla celebrazione della Santa Messa che sarà evidentemente comunque celebrata da tutti i vescovi e da tutti i sacerdoti, per il bene di tutti. La responsabilità: non manca la nostra adesione al Signore e alla sua volontà sicuri del suo amore, sicuri che ci sta conducendo. Abbiamo sentito la voce conosciuta, quella del Papa che ci ha rincuorati nel cammino che stiamo compiendo. La responsabilità per non creare nessun problema a nessuno e per tutelare tutti insieme la salute pubblica e la sicurezza pubblica è un sacrificio grande. La finalità è solo questa. Il Signore ci accompagna, Lui lo sa che vorremmo lodarlo e ringraziarlo insieme coralmente, come speriamo di poter fare al più presto, ma in ogni Eucaristia tutta la Chiesa, la Chiesa di Gesù, è un corpo solo e un'anima sola.

La situazione nella diocesi di Lodi è ancora seria. Come si vive così per tanti giorni questa situazione, come ci si sente comunità nonostante l'isolamento forzato?

R. – L’isolamento forzato è per le 18 parrocchie sulle 123 della diocesi, quelle appartenenti ai 10 comuni della zona rossa. Per il resto siamo in zona gialla come per la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna, ci sono delle restrizioni ma non è così pesante. E allora ben volentieri anche noi ci imponiamo questi sacrifici e queste limitazioni pensando a coloro che sono chiusi in un territorio ristretto e ci scambiamo questa comunione anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Diverse radio parrocchiali riescono a raggiungere tutte le famiglie e tutta la diocesi è raggiunta dalla messa che celebro la domenica, la prossima domenica dal Santuario della Madonna delle Grazie in città, alle ore 10:30. Sono state avvertite tutte le famiglie perché i bimbi della prima confessione e comunione, e i ragazzi della cresima e tutti i familiari possano collegarsi e vivere questo momento di incontro col Signore. Io dirò poi ai genitori, anzi l’ ho già fatto on-line sul sito diocesano, che nel pomeriggio devono fare la catechesi loro ai loro figli e abbiamo mandato tre semplici sussidi che possono aiutarli in questa impresa che non è mancante di significato perché i primi educatori alla fede rimangono sempre loro, insieme alla comunità ecclesiale.

Ecco, in certi momenti non si può delegare, bisogna impegnarsi in prima persona…

R. - Senz'altro, ma io vorrei dire ancora un grazie ai sacerdoti della zona rossa ancora di più, per la loro abnegazione e alle altre autorità, ai volontari e a tutti quelli che si prodigano per noi, il personale medico e tutti i collaboratori in ambito sanitario, perché stanno vivendo situazioni in alcuni casi estremi: siano forti, hanno il nostro incoraggiamento, il nostro apprezzamento. E chiederei a tutti la fraternità della preghiera perché ci sono famiglie che piangono i loro cari che per questa epidemia così crudele ci hanno lasciato, è vero avevano delle difficoltà pregresse, ma è arrivata improvvisa questa esperienza che rimane nei loro cuori e che noi consegniamo al Signore fiduciosi con la preghiera. Tutti noi siamo nella speranza di poter presto celebrare con gioia la Pasqua del Signore, anticipata dalla celebrazione eucaristica nei giorni che la preparano.
 

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07 marzo 2020, 18:49