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Coronavirus, il sostegno del Papa alla Caritas. Don Soddu: il dono più bello

In seguito alla preoccupazione per il diffondersi del contagio da COVID-19 in Italia, Papa Francesco ha deciso di inviare 100mila euro alla Caritas italiana per sostenere i servizi essenziali dei più vulnerabili

Debora Donnini e Michele Raviart - Città del Vaticano

Il Papa torna a far sentire la sua “vicinanza spirituale” e il suo “paterno incoraggiamento” alle persone che soffrono per la diffusione del coronavirus e a tutti coloro che se ne prendono cura. E mentre in Italia è stata decisa la chiusura di negozi e locali tranne farmacie, alimentari e altri servizi essenziali, sempre ieri l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che si tratta di pandemia coinvolgendo ormai oltre 110 Paesi.

A sostegno dei servizi essenziali per i più vulnerabili

Un “primo significativo soccorso” in questa fase di emergenza è quindi costituito dalla donazione di 100mila euro alla Caritas italiana, effettuato tramite il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che lo rende noto tramite un comunicato. La somma è diretta a sostenere mense, dormitori, centri di ascolto e di accoglienza, cioè quei servizi essenziali che le Caritas diocesane e parrocchiali assicurano quotidianamente in Italia ai poveri e ai più deboli.

Don Soddu: sentiamo l'abbraccio del Papa

Un contributo, quello del Dicastero, che accompagna la preghiera del Papa per “l’amata popolazione italiana” e che è parte dell’impegno per le Chiese locali che, attraverso le Caritas nazionali e diocesane, garantiscono aiuto e solidarietà in favore di chi si trova nel bisogno."Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi", scrivono l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente della Caritas italiana e il direttore don Francesco Soddu in una lettera indirizzata ai delegati regionali e a tutte le Caritas diocesane: "Chiaramente non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri, quali mense, empori, dormitori,  centri di ascolto che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente, spiega nella nostra intervista don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana:

ascolta l'intervista di Michele Raviart a Don Francesco Soddu

R. - Costantemente Caritas italiana ha un'attenzione rivolta a quelle questioni che spesso non vengono prese in considerazione nei vari comunicati. Penso per esempio ai senza fissa dimora, coloro che non avendo una casa, purtroppo, si trovano ad essere imprigionati rispetto a quelle che sono le misure in atto, cioè il “rimanete a casa”. D’altra parte bisogna anche continuare ad esercitare quei servizi per coloro che in questo momento sono più poveri di prima, più poveri di ieri. Come le mense e, laddove non sono a norma rispetto agli articoli dell'ultimo decreto, capire come continuare a prestare questo servizio di prima necessità nei confronti dei più poveri. E anche garantire la sicurezza nei confronti dei volontari.

Possiamo ribadire qual è l'importanza di non lasciare sole queste persone: gli ultimi, gli emarginati, che anche in questa circostanza rischiano di essere messi da parte?

R. - Questa è la cosa prioritaria che io chiedo alle Caritas e che chiedo ai miei collaboratori: salvaguardare quello che è il proprium della testimonianza della carità, cioè gli ultimi.

Papa Francesco ha donato centomila euro alla Caritas attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Come sentite la sua vicinanza?

R. - Quanto espresso da questo gesto bellissimo del Santo Padre non fa altro che abbracciare il nostro lavoro e ci fa sentire, in questo momento, quel calore di cui io credo tutti, e in modo particolare gli operatori che sono in trincea nelle Caritas e negli organismi collegati, hanno maggiormente bisogno per poterlo trasmettere alle persone che si servono dei nostri servizi. Se fisicamente possiamo dire che il suo “apparire” in piazza San Pietro in questo momento sia attenuato fisicamente, lo sentiamo oltremodo presente attraverso le nostre opere. E questo è importantissimo, direi fondamentale. È quella lampada che non si spegne perché è la lampada della fede della Chiesa che passa attraverso il successore di Pietro, il vicario di Cristo, e che noi accogliamo con grande gioia, con grande entusiasmo. È il dono più bello è prezioso di questo momento.

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12 marzo 2020, 09:59