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Papa Francesco auspica la cessazione delle violenze in LIbia

Al termine della preghiera mariana dell'Angelus, Francesco ha augurato la buona riuscita del summit di Berlino sulla crisi in Libia. Il Santo Padre esorta ad un cammino che conduca ad una soluzione negoziata. La bozza della dichiarazione finale del vertice chiede, tra le altre cose, l’embargo sulle armi e l’avvio di un processo per un governo unificato

Marco Guerra – Città del Vaticano

Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha rivolto un pensiero alla drammatica situazione in Libia, auspicando un esito positivo del vertice che si tiene oggi a Berlino, a cui prederanno parte i rappresentanti delle parti in conflitto e di diverse potenze internazionali:

Cari fratelli e sorelle, oggi si svolge a Berlino una conferenza volta a discutere della crisi in Libia. Auspico vivamente che questo vertice, così importante, sia l’avvio di un cammino verso la cessazione delle violenze e una soluzione negoziata che conduca alla pace e alla tanto desiderata stabilità del Paese.

Gli attori presenti a Berlino

L’incontro nella capitale tedesca, vede seduti intorno alla stesso tavolo gli esponenti delle due principali fazioni che si contendono il controllo della Libia: Fayez Al-Serraj, primo ministro del governo di accordo nazionale riconosciuto dall’Onu con sede a Tripoli, e il generale Khalifa Haftar, leader dell’esercito nazionale libico (LNA) e uomo forte della Cirenaica, la parte orientale del Paese, appoggiato della camera dei rappresentanti di Tobruk.

La comunità internazionale

A Berlino sono inoltre presenti tutti gli attori coinvolti in vario modo nel complicato scacchiere libico; tra questi i rappresentati di Algeria, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Italia, Regno Unito, Repubblica del Congo, Russia, Stati Uniti e Turchia. Convolte anche le organizzazioni internazionali quali Lega Araba, Nazioni Unite, Unione Africana e Unione Europea. La Tunisia ha rifiutato l'invito perché sarebbe arrivato "troppo tardi".

Gli obiettivi

Lo scopo della conferenza è far convergere gli interessi contrapposti delle nazioni che finora hanno esercitato la loro ingerenza nella crisi del Paese nordafricano, alimentando a volte l’escalation di violenze. In questa corniche si vuole tentare una mediazione tra tutte le forze per convincere Al-Serraj e Haftar a mantenere il cessate il fuoco. In questa direzione vanno le dichiarazioni diffuse sui social, a margine dell’evento, del ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio: “L'Italia chiederà che l'Ue parli con una sola voce, di fermare la vendita di armi, di far rispettare le sanzioni previste dall'embargo delle Nazioni Unite".

Sarraj critica l’Europa

Nel frattempo, però, il premier libico Sarraj critica l'Europa perché, sostiene, è arrivata tardi e con posizioni divergenti: "Ci saremmo aspettati che l'Ue si schierasse in modo chiaro contro l'offensiva di Khalifa Haftar". E aggiunge che se Haftar non porrà fine alle ostilità, servirà una forza internazionale.

I 6 punti della dichiarazione finale

In queste ore sui media internazionali sta girando la bozza della dichiarazione finale – su cui è attesa la firma dei partecipanti - costituita da sei punti principali: mantenere il cessate il fuoco, il rispetto dell'embargo sulle armi, la ripresa del processo politico per arrivare a un governo unificato, riforme nel campo della sicurezza, riforme economiche, rispetto dei diritti umani. Il testo potrebbe ancora subire limature e cambiamenti, mentre prosegue il lavoro delle diplomazie coinvolte nel summit.

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19 gennaio 2020, 12:10