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Una strada affollata a Tokyo Una strada affollata a Tokyo 

Interesse e curiosità tra la gente in Giappone per la visita del Papa

Sarà uno stimolo a diventare cristiani più "in uscita" la prossima visita di Papa Francesco nel Paese del Sol Levante dal 23 al 26 novembre. E richiamerà l'attenzione su temi cruciali come quello della vita. Ne parliamo con padre Alessandro Turco, un missionario italiano da anni in Giappone che con i suoi parrocchiani si prepara a partecipare alla Messa del Papa a Nagasaki

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Tante ore di lavoro e, se sei giovane, tanto impegno sui libri: così per il popolo giapponese e i cattolici non fanno eccezione. In un simile contesto non è facile per i parroci promuovere tante iniziative per le loro comunità. La prossima visita di Papa Francesco sta suscitando interesse nel Paese e curiosità anche da parte dei non cristiani. Lo afferma ai microfoni di Vatican News, padre Alessandro Turco, un missionario saveriano di origini italiane che da 30 anni vive in Giappone cambiando spesso località. 

La difficoltà della trasmissione della fede

Da tre anni, padre Alessandro è parroco della chiesa cattolica intitolata a Santa Teresa del Bambino Gesù nella città di Kumamoto nel sud dell’arcipelago. Nell'intervista ci racconta qualcosa della sua comunità parrocchiale e dell’attesa del Papa:

Ascolta l'intervista al padre Alessandro Turco

R. – Io vivo in una parrocchia che si chiama Simasaki, che è un quartiere della città di Kumamoto, una città con circa 700 mila abitanti basata sull’agricoltura. La gente qui è molto gentile, anche abbastanza aperta e ha conosciuto il Vangelo soprattutto attraverso i padri francesi, alla fine della persecuzione dei cristiani. Nacquero così i primi battesimi, si formò una piccola comunità cristiana e questi cristiani adesso sono 330. I giapponesi sono molto occupati con il lavoro, per loro il lavoro è una grande benedizione, e quindi non c’è tanto spazio per altre attività. E’ già tanto se riescono a venire alla messa domenicale perché anche la domenica spesso lavorano. Riguardo al Papa... Qui sui mass media non si sente praticamente mai parlare del Papa, quindi se uno non si abbona al giornale cattolico ha poche possibilità di sapere che cosa il Papa pensa. Comunque adesso la notizia della sua visita è apparsa e c’è una grande aspettativa e, per tanti non cristiani, anche la curiosità. Ci sono anche persone non cristiane che si sono iscritte ai nostri pullman di pellegrinaggio per la messa di Tokyo o di Nagasaki. A livello di forania, c’è stata organizzata una giornata di studio, e a livello diocesano, nella grande città di Fukuoka, è stata allestita una mostra che presenta la visita precedente, quella di GPII, e la figura di Papa Francesco.

I cattolici in Giappone come vivono la loro fede? Sono cristiani “in uscita” o sono più portati a conservare dentro di sé e tra di loro, la propria fede?

R. - Senz’altro sono molto... non direi intimisti, ma la loro tradizione, la loro storia è stata per 250 anni di difesa della fede nel nascondimento. Hanno fatto di tutto pur di mantenere la fede però camuffando tutto. E questa forse è stata la loro forza e adesso magari la loro debolezza. Però a parte questo, credo che il problema dei cristiani in Giappone adesso sia la malattia che colpisce i Paesi del benessere, come in Europa, così in Giappone, è cioè la difficoltà della trasmissione della fede ai propri figli... Comunque, non solo tra i cristiani ma anche tra i non cristiani, ci sono veramente persone valide, oneste, che vivono la vita con grande umiltà e grande dedizione in tutti i settori. I cristiani naturalmente godono di una fama di persone per bene, di persone gentili, persone pazienti, che aiutano. Un mio confratello le chiamava le “rose nel deserto” nel senso che in mezzo a una società impegnata a produrre e a lavorare, che ci siano queste persone così belle conforta anche noi missionari che qualche volta diciamo: qua non si va avanti, o magari si torna indietro, e allora queste persone ci danno coraggio.

Uno dei temi che il Papa toccherà quando sarà in Giappone, è il tema della vita. Il logo della visita dice proprio, “Proteggere tutta la vita”. Come si colloca questo invito nella realtà giapponese?

R. – Quelli che riguardano la vita sono problemi in genere non discussi da un punto di vista morale o teologico. I pro e i contro si misurano su quello che dice la scienza. Il rispetto della vita in Giappone è un grande tema che però non viene a galla. Ci sono tanti aborti, le famiglie si sciolgono... Probabilmente la visita del Papa servirà a risvegliare l’attenzione su questi problemi. La presenza del Papa aiuterà i cristiani senz’altro a camminare sulla strada della tutela della vita.

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20 novembre 2019, 06:50