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Gisotti: negli Emirati, viaggio di portata storica

Intervista con il direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, sul viaggio apostolico di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti, in programma dal 3 al 5 febbraio prossimi

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Sono due le dimensioni principali attraverso cui si snoda il viaggio apostolico di Papa Francesco negli Emirati Arabi: il dialogo interreligioso e l’incontro con la comunità cattolica locale, circa 900 mila persone. Ad illustrarne nel dettaglio le tappe è stato il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti. È un viaggio "storico", ha sottolineato Gisotti, che può essere “un’importante opportunità per promuovere e rafforzare il dialogo interreligioso e per promuovere e rafforzare una comunità, come quella cattolica, estremamente dinamica e formata soprattutto di immigrati, in particolare asiatici, filippini ma non solo, che si trovano negli Emirati Arabi per motivi di lavoro”. Nell'intervista rilasciata a Vatican News,  il direttore ha anche ricordato il legame di questa visita con San Francesco. (Ascolta l’intervista ad Alessandro Gisotti)

R. – Questo viaggio ha una portata storica: è la prima volta che un Papa si reca nella Penisola arabica, in particolare negli Emirati Arabi Uniti. Ed è la prima volta – e anche questo è storico – che un Papa celebra Messa in questa regione. È evidente che proprio queste due dimensioni, del dialogo interreligioso, in particolare con i musulmani, e dell’incontro con questa comunità di cristiani così particolare, daranno la cifra e saranno anche la sottolineatura dei messaggi che Papa Francesco darà durante questi giorni.

È anche un viaggio nel segno di San Francesco…

R. – Questa è la cornice all’interno della quale avviene questo viaggio negli Emirati Arabi Uniti, così come anche il viaggio apostolico che Papa Francesco svolgerà tra meno di due mesi in Marocco. Siamo effettivamente nell’ottavo centenario dell’incontro tra San Francesco e il sultano, Malik al Kamil. C’è un racconto molto conosciuto nella Legenda Maior, che riferisce appunto di come nel 1219, durante la quinta Crociata, ci fu questo incontro. Quindi c'è questo elemento di dialogo, di incontro, di convivenza, all’interno del quale si pongono questi due viaggi. E Francesco lo ha ricordato anche nel discorso al Corpo Diplomatico il 7 gennaio scorso, in cui ha messo insieme le due dimensioni che avremo in questo viaggio: l’importanza della presenza dei cristiani nella regione - e quindi anche l’invito alle autorità degli Stati dove sono presenti questi cristiani, a poterne garantire la presenza e la sicurezza - e al tempo stesso il rafforzamento del dialogo con i musulmani. E questa è un po’ la cifra del Pontificato di Papa Francesco anche per sbarrare la strada ai cosiddetti “professionisti di odio”, a chi soffia sulle divisioni, sul fanatismo, e sulle ideologie che strumentalizzano il nome di Dio per giustificare la violenza.

 

Una cultura dell’incontro che è anche scandita da una presenza speciale, che è quella del grande imam di al-Azhar…

R. – Questo è un altro elemento fondamentale del viaggio. Qualcuno potrebbe chiedere perché proprio negli Emirati Arabi: in questo Stato c'è la sede del Muslim Council of Elders, ovvero il Consiglio dei Saggi musulmani, presieduto proprio dal grande imam di al-Azhar, al-Tayeb. Questo è un Istituto fondato nel 2014 e che vuole proprio promuovere il dialogo, la pace, attraverso delle personalità eminenti del mondo musulmano di cui evidentemente al-Tayeb rappresenta la sintesi e la maggiore importanza. Sappiamo anche quanto, con il grande imam, Francesco abbia iniziato un cammino di incontro, di dialogo: questa sarà la quinta volta che loro si incontrano. Il primo incontro c'è stato nel 2016, l’ultimo nell’ottobre 2018. E poi, soprattutto, dobbiamo ricordare quel grande evento a cui si lega anche questo incontro interreligioso ad Abu Dhabi sulla fraternità umana, che è stata la Conferenza internazionale di pace e di dialogo interreligioso, proprio al Cairo, alla fine dell’aprile 2017. Il Papa e il grande imam sottolinearono l’importanza di una convivenza pacifica, di un dialogo e di un cammino insieme delle grandi fedi e delle grandi religioni, per la pace e contro ogni forma di violenza.

Nell’ultimo giorno del viaggio, il Papa celebra la Santa Messa …

R. – Sicuramente è il momento culminante per la comunità di fedeli che è negli Emirati Arabi Uniti e che è stata veramente sorpresa da questa possibilità. Sappiamo che il viaggio è stato annunciato il 6 dicembre scorso, e quindi è stato organizzato in pochissimo tempo. Ma, anche parlando con mons. Hinder, vicario Apostolico dell’Arabia meridionale, lui condivideva con me la gioia grande di questo popolo di cristiani migranti. E quindi questo è un altro elemento che sicuramente tocca il cuore di Papa Francesco: sappiamo quanta attenzione abbia per i migranti. Ed è grandissimo anche il numero di persone che parteciperanno alla Messa nello stadio Zayed di Abu Dhabi. Lo stadio può contenere circa 45mila persone. Ma sono talmente tanti i fedeli che vogliono partecipare che sono stati distribuiti all’incirca 135mila biglietti. Quindi dobbiamo immaginare che fuori dallo stadio ci sarà una grande, grande presenza di fedeli che aspettano il Papa, che tra l’altro lì passerà anche con la Papamobile. E quindi avremo questa folla di fedeli – migranti, indiani, filippini e di altri luoghi soprattutto dell’Asia – che accoglieranno Francesco. Questo darà sicuramente coraggio ad una comunità di cristiani: anche qui la periferia, a cui è tanto affezionato Francesco, diventa centro grazie a questa sua visita.

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01 febbraio 2019, 15:51