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Incontro del Papa con i migranti Incontro del Papa con i migranti  

Francesco chiede impegno contro la tratta di esseri umani: “piaga vergognosa”

Appello del Papa per la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la Tratta, che ricorre domani, festa di santa Giuseppina Bakhita. Preghiamo per convertire il cuore dei trafficanti di persone e rendere la libertà alle vittime

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

“Migrazione senza tratta. Sì alla libertà! No alla tratta!” Questo il tema della Giornata, che il Papa ha richiamato per sollecitare una presa di coscienza nella comunità ecclesiale e civile. “Avendo poche possibilità di canali regolari, molti migranti – ha ricordato Francesco - decidono di avventurarsi per altre vie, dove spesso li attendono abusi di ogni genere, sfruttamento e riduzione in schiavitù.”

Le organizzazioni criminali, dedite alla tratta di persone, usano queste rotte migratorie per nascondere le proprie vittime tra i migranti e i profughi. Invito pertanto tutti, cittadini e istituzioni, a unire le forze per prevenire la tratta e garantire protezione e assistenza alle vittime. Preghiamo, tutti, affinché il Signore converta il cuore dei trafficanti - è brutta parola questa, trafficanti di persone - e dia la speranza di riacquistare la libertà a quanti soffrono per questa piaga vergognosa.

Nuova agenda di proposte al mondo politico

La crisi dei migranti che attraversa oggi l’Europa mette in luce una crisi profonda dei valori comuni su cui l’Unione si dice fondata, e la questione delle migrazioni sembra essere diventata un banco di prova importante delle politiche europee e nazionali.  Da questa considerazione parte la proposta di associazioni, movimenti e organizzazioni cattoliche, impegnate a vario titolo nell’ambito delle migrazioni, di aprire uno spazio di confronto in cui dare voce alle esigenze di convivenza civile e di giustizia sociale. Domani, a Roma in una conferenza stampa, presso l’Istituto Sturzo, saranno illustrate le linee di una nuova Agenda sulle migrazioni in Italia, da presentare ai diversi schieramenti politici, in vista delle prossime elezioni del 4 marzo.

P. Claudio Gnesotto, presidente dell’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo - tra gli enti firmatari dell’Agenda - anticipa lo spirito di questa iniziativa:

R. - Credo che innanzi tutto dovremmo sollecitare le nostre istituzioni civili a farsi veramente carico di questa problematica e non nascondersi dietro a falsi moralismi o creare guerre tra poveri. Credo che su questo punto la nostra Chiesa italiana stia continuamente cercando di far sentire la propria voce perché si diano delle risposte – si spera – positive, concrete e realistiche.

Dunque non è più tempo di scaricare le risposte sull’emotività delle persone, della gente:

R. - Credo proprio che il tempo sia finito! Prima di tutto, come cristiani, dobbiamo avere coraggio di mettere uno stop a questa situazione e rimboccarci le maniche o meglio continuare a rimboccarci le maniche, perché vedo che da parte di tanti enti - che fanno riferimento in qualche maniera alla Chiesa cattolica - si stanno dando delle risposte vere, concrete sul terreno della quotidianità, senza creare disparità tra poveri, che forse è una delle molle su cui la nostra politica sta cercando di fare più pressione.

La latitanza delle istituzioni civili verso i disagi e le povertà nazionali ha comunque un riflesso negativo anche sul tema dell’immigrazione:

R. - È chiaro che nel momento in cui noi, come Stato italiano in questo caso, andiamo a togliere dei contributi, dei finanziamenti a quello che è il servizio dello Stato sociale, creiamo sempre più situazioni di povertà, magari anche di quelle povertà che non sono così evidenti ma che ci sono; pensiamo a tante famiglie monoreddito, pensiamo agli anziani, pensiamo ai giovani che non trovano lavoro. Se lo Stato non si dà da fare seriamente, senza false illusioni, senza promettere l’impossibile, si crea la guerra tra poveri, perché comunque c’è anche una convenienza a crearla, perché è sempre bene trovare qualcuno verso cui indirizzare il proprio malessere in maniera tale che poi non si guardi ad altri problemi, che forse sono problemi più importanti e seri, a livello di vita sociale e di vita di una Nazione.

Ascolta l'intervista a padre Claudio Gnesotto

 

 

 

 

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07 febbraio 2018, 11:42