Israele mette al bando l'Unrwa
Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano
Dal prossimo 30 gennaio l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati palestinesi (Unrwa) è chiamata a lasciare lo Stato d’Israele. Lo ha riferito l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Donnan, sottolineando che la decisione "non è politica ma necessaria". Gli Stati Uniti hanno dichiarato di sostenere quanto stabilito dal Parlamento israeliano, mentre il segretario delle Nazioni Uniti, Antonio Guterres, con una lettera ha chiesto al premier Benjamin Netanyahu di ritornare sui suoi passi e di "rispettare il mandato" assicurato all'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi dall'Assemblea Generale.
La reazione dell’UNRWA
Il leader dell’Agenzia Onu, Philippe Lazzarini, ha espresso forte preoccupazione in merito alla decisione presa dal Parlamento israeliano e si è rivolto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per sostenere l'importanza di continuare il lavoro dell'Organizzazione chiedendo l'aiuto del Consiglio per assicurarlo. In tutta la Striscia di Gaza, ha spiegato Lazzarini, “i palestinesi si rivolgono all'Unrwa per avere un sostegno. A Gaza, eliminarne l’intervento, comprometterà la risposta umanitaria internazionale”. Secondo Lazzarini, lo stop alle operazioni dell'Agenzia non solo "saboterà la ripresa” della Striscia, ma aiuterà anche Hamas a rimanere al potere, impedendo "la transizione politica di Gaza”.
Netanyahu alla Casa Bianca
Il primo ministro israeliano ha detto di aver ricevuto un invito a recarsi alla Casa Bianca per un colloquio con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il prossimo 4 febbraio. L’incontro avverrebbe un giorno prima dell’inizio dei colloqui per la seconda fase del "cessate il fuoco" nella Striscia di Gaza, previsti per il 3 febbraio, quindicesimo giorno dall’inizio della prima fase. Nel novembre 2024, Netanyahu ha ricevuto un mandato d’arresto dalla Corte Penale Internazionale: questo sarebbe il primo viaggio fuori dai confine del suo Paese. Tuttavia, recandosi negli Stati Uniti, il premier non sarebbe soggetto a nessun azione da parte dalle forze dell’ordine, non aderendo gli Usa allo Statuto di Roma che riconosce la giurisdizione della Corte Penale internazionale.
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