Israele lancia una vasta operazione militare in Cisgiordania, 10 i morti
Marco Guerra – Città del Vaticano
Non sono in pericolo di vita i quattro israeliani accoltellati in strada ieri sera a Tel Aviv da un cittadino marocchino di 28 anni, ucciso dalla polizia israeliana. L’attacco alimenta nuove polemiche sulla sicurezza in quanto l’aggressore era dotato di una green card statunitense ed era entrato in Israele il 18 gennaio con un visto turistico, nonostante fosse stato fermato al suo arrivo all'aeroporto Ben Gurion dagli agenti dello Shin Bet. Per fare luce sulla vicenda è stata aperta un’indagine.
'Muro di ferro'
La tregua iniziata domenica nella Striscia di Gaza tiene e questo ha permesso ieri l'ingresso di circa 900 camion di aiuti umanitari attraverso i valichi sotto il controllo israeliano. Per garantire l'ordine publico e la siurezza dei convogli Hamas è tornato a schierare i suoi agenti nelle strade. Violenze e combattimenti si sono verificati invece in Cisgiordania, nell’area di Jenin, a causa dell’operazione denominata 'Muro di ferro' contro quello il premier Netanyahu definisce "l'asse iraniano”. Secondo alcuni osservatori si tratterebbe di una sorta di compensazione nei confronti dell’estrema destra israeliana, che sostiene il governo ma è fortemente critica sulla tregua a Gaza.
Guterres chiede massima moderazione
In Cisgiordania le tensioni sono alimentate anche dall’attacco di coloni ebraici contro due villaggi palestinesi. Hamas chiama alla mobilitazione e critica l’Autorità nazionale palestinese. Sulle violenze è intervenuto anche il segretario dell'Onu Antonio Guterres, che ha invitato le forze di sicurezza israeliane a esercitare "la massima moderazione" in Cisgiordania e a non usare la forza se non “necessario". Infine, si registrano le dimissioni del capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, il generale Herzi Halevi, che si è assunto le responsabilità di quello che, lui stesso, ha definito “il fallimento” del 7 ottobre del 2023.
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