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Angelo Branduardi, una vita in musica tra santi e malandrini

Il musicista, compositore e cantautore italiano racconta i suoi 50 anni di carriera, celebrati con la pubblicazione di una raccolta che racchiude i suoi più grandi successi. I tanti concerti in Vaticano e l’amicizia con Papa Giovanni Paolo II tra i ricordi dell’artista: “Nell’anno del Giubileo la speranza è che finisca questo tempo brutto”

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

Gli artisti sono tutti un po’ malandrini: devono trasgredire per andare oltre, per vedere cosa c’è dietro il muro. Ma, nel caso di Angelo Branduardi, c’è anche qualche accenno di santità, “se non altro per la spiritualità della mia musica”, confessa lo stesso artista. Non a caso, l’ultimo lavoro del musicista e cantautore italiano, pubblicato per celebrare i 50 anni di carriera, si intitola proprio “Santi e Malandrini”: una raccolta che ripercorre i suoi più grandi successi, anche se Branduardi ci tiene a ricordare che “gli anni di musica sono ben più di 50, ho iniziato a suonare da quando avevo 5 anni. Poi ho fatto tanta gavetta, all’epoca proponevo una musica che non c’entrava niente con quei tempi. Ma la data del primo disco era effettivamente il 1974”.

La musica di ieri e di oggi

Secondo Branduardi, nonostante le difficoltà dell’epoca, la musica degli anni ’70, ’80 e ’90 offriva tanta qualità: “Fiorivano cantautori da qualsiasi parte, fu un periodo molto bello, anche se rovinato da alcune vicende storiche. Ma la musica si salvava. Poi c’è stato un calo evidente. Non voglio esagerare, perché non conosco bene la musica di oggi, ho sentito che ci sono anche cose che meritano”. Nella sua carriera Branduardi ha spesso sorpreso il suo pubblico, cercando di offrire sempre qualcosa di inaspettato: “Ho fatto di tutto, ho sperimentato, non mi sono mai negato niente. Quello che mi andava di fare facevo, senza pormi limiti, ma senza neanche pensare al mercato”. Basti pensare che un grande successo come “Alla fiera dell’est” inizialmente non aveva suscitato l’interesse delle etichette musicali: "Quando feci sentire il brano, il direttore della casa discografica staccò il disco dalla testina, rigandolo, e lo buttò via. Era una canzone talmente diversa che nessuno la voleva”.

Le note di San Francesco

Stessa sorte toccò, inizialmente, anche all’album “L’infinitamente piccolo”, dedicato alla vita di San Francesco: “La casa discografica me lo fece fare, ma non era convinta. Poi col tempo, senza una particolare promozione, diventò un disco di successo internazionale”. Proprio la figura di San Francesco artista ha affascinato Branduardi che nell’album racconta una serie di aneddoti, a volte poco conosciuti, sulla vita del Santo di Assisi. “Era un ottimo musicista, suonava uno strumento straordinario che si può ammirare ancora oggi ad Assisi, l’olifante, il corno che gli regalò il sultano di Babilonia. Non dimentichiamoci che San Francesco è stato il primo poeta della letteratura italiana e il Cantico di Frate Sole è stata la prima poesia. Dante Alighieri nasce 100 anni dopo. Lui era, tra le tante cose, un vero artista”. 

Il sole oscuro

Nei 50 anni di carriera di Branduardi, però, c’è stato anche un momento di difficoltà, dovuto alla depressione, che l’artista definisce il suo “sole oscuro”: “Nella mia famiglia scorreva una vena di depressione e io ci sono caduto. Non auguro niente del genere a nessuno. Continuavo a camminare in casa, ho perso 25 chili, pensavo di non uscirne più. Poi mi sono fatto curare e piano piano ne sono venuto fuori”. Alla fine di quell’esperienza, Branduardi compose il brano “Kyrie - Signore abbi pietà” un vero e proprio grido d’aiuto verso Dio. Il musicista ricorda anche i tanti concerti in Vaticano, alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, con cui Branduardi vantava “una relativa amicizia, voleva sempre che mi esibissi per Natale”.

La speranza nell’anno del Giubileo

Un pensiero è rivolto anche a Papa Francesco: “È un genio, è dotato di grande senso dell’umorismo ed è quello che ci voleva. È arrivato al momento giusto nel posto giusto”. Branduardi fa, poi, una riflessione sulla speranza, proprio nell’anno del Giubileo 2025: “È difficile definire la speranza. È il desiderio di fare del bene, io spero di vedere cosa accadrà nel mondo, spero che finisca questo tempo brutto. Mi viene in mente una frase di Giovanni Paolo II: non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Ecco, questa è la speranza”.

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24 gennaio 2025, 10:40