Cerca

Alla proiezione del documentario "Il tango della vita" al cinema Farnese. Da sinistra, la regista, la coppia protagonista e il produttore Alla proiezione del documentario "Il tango della vita" al cinema Farnese. Da sinistra, la regista, la coppia protagonista e il produttore 

"Il tango della vita": la storia di Ivana e Claudio, malato di Parkinson, è diventata un film

Sta girando in diverse città italiane un documentario che intende essere un raffinato messaggio di speranza per chi soffre di una patologia incurabile che in Italia incide su 300mila persone e la cui diffusione è in crescita. In occasione della settimana di consapevolezza della malattia che si apre con la Giornata mondiale dell'11 aprile, la pellicola è il modo con cui i coniugi, fondatori dell'associazione Parkimaca, promuovono la sensibilizzazione sul valore terapeutico di questo ballo

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Il tango come terapia. È il cuore del film "Il tango della vita", di Erica Liffredo e Krista Burāne, che racconta come una coppia di coniugi ha sfruttato la passione per il tango in strumento per incidere con altissimo beneficio sul rallentamento degli effetti degenerativi della sindrome di Parkinson di cui il marito è affetto. Un ritratto di vita quotidiana realizzato con grande tenerezza e pulizia che, in occasione della Giornata mondiale del Parkinson che si celebra l'11 aprile (giorno di nascita di James Parkinson, che nel 1817 per primo ne descrisse i sintomi) e della settimana di consapevolezza (11-16 aprile), è una validissima via di sensibilizzazione, considerato che secondo i dati dell'Osservatorio sulle malattie rare, oggi in Italia sono circa 300.000 le persone che soffrono di questa patologia, numero destinato ad aumentare.

La tango-terapia

Claudio è un contadino, sua moglie Ivana una sarta. Sono appassionati ballerini di tango e hanno un grande sogno: ballarlo a Buenos Aires. Claudio ha il Parkinson, malattia neuro-degenerativa incurabile. Vent'anni fa i medici gli dissero che nell’arco di due anni sarebbe finito su una sedia a rotelle. Oggi Claudio non solo cammina e lavora nei campi, ma continua a ballare e si dedica alla promozione della ricerca sui benefici del tango per i malati di Parkinson. La storia di Claudio Rabbia e Ivana Revelli, del cuneese, ha ispirato il famoso compositore lettone Arturs Maskats a comporre un tango insieme alla star della fisarmonica Ksenija Sidorova. Ma proprio mentre il loro sogno di ballare a Buenos Aires sta per avverarsi, Claudio viene ricoverato in ospedale. L'affresco di questo film - prodotto da B&B Film, VFS Films e Rai Cinema, finalista al Premio Solinas "Storie per il documentario" 2016, selezione ufficiale a IDS Pitching Forum 2018, Sibersalz Pitching Forum 2019, Baltic Sea Forum 2019 - è delicato ma deciso, dinamico e profondo. Soprattutto, non indugia sul dolore ma si apre luminoso alla speranza. È un vero e proprio inno alla speranza. 

L'associazione "La Parkimaca"

Proiettato l'8 aprile al cinema Farnese, nel cuore di Roma, il film sta viaggiando in Italia da Cuneo - provincia dove i protagonisti hanno aperto la seconda sede dell'Associazione Parkinson Lago Maggiore, Cuneo e le Sue Valli, meglio nota come "La Parkimaca" - toccando diverse città, da Torino a Palermo. "Lenti ma inesorabili" è il motto stampato sulla maglietta indossata all'inizio del film da Claudio, 68 anni, che compare in sala istrionico e sempre con il sorriso, con abito vivace ed elegantissimo. Insieme alla consorte porta in giro la pellicola colloquiando amichevolmente con il pubblico. La sua ironia è smagliante, l'ha ritrovata dopo fasi difficili che lo avevano fatto piombare in uno stato depressivo al tempo, precoce, degli esordi della malattia. Si è rialzato, ha pubblicato un libro sulla propria vicenda e ora regala voglia di vivere a piene mani. Le mani... quelle che nei primi piani del film tendono a chiudersi a riccio e che bisogna distendere di continuo, massaggiare perché non si riducano, come rischia tutto il corpo, a un fascio di nervi bloccato e in preda a movimenti incontrollati e inconsulti. 

Fidarsi dell'altro

Alla proiezione romana c'era tutta la squadra che ha realizzato il lavoro. La regista Liffredo - che si è fatta accompagnare nello sviluppo della sua idea dalla Scuola di cinema di Ostana, in provincia di Cuneo, di Giorgio Diritti e Fredo Valli - ha raccontato della parentela che la lega a Ivana e che le ha dato una via preferenziale per entrare nelle pieghe del vissuto familiare. "Si sono messi a nudo e anche i malati che prendono lezione di tango in associazione, ci hanno messo la faccia, non è così facile e scontato". Claudio si confida con gli spettatori: "Ad un certo punto io mi sono scoperto fatto di due persone e non più di una sola. Una lenta e l'altra più rapida. Quella lenta si trascina e segue l'altra. Così si tengono insieme". Un uomo a due velocità che non teme giudizi e ha voglia solo di far capire quanto il tango lo abbia salvato, prolungando la possibilità di muoversi, non senza fatiche e irrigidimenti fisici e psicologici. L'abbraccio, il fidarsi reciproco, la percezione dei propri confini corporei e di quelli dell'altro, la preparazione a un rito che si ripete ed edifica la bellezza di ciascuno, che crea comunità, amicizie, allegria, scioltezza, relazioni. Tutto questo è "Il tango della vita", dove il linguaggio è quello domestico, confidenziale, fatto anche di dialetto, di ricordi giovanili sotto la pioggia nelle campagne, di tenacia, amore. Carica di senso e commozione la scena di lui che, per fare felice la moglie nel giorno del suo compleanno, appende lungo il tetto di casa una fila di lucine mettendosi nella benna dell'escavatrice che lo trasporta in alto mentre Ivana tiene azionata le leva. Il corpo dentro la 'culla' del trattore sotto la supervisione di lei che regola le altezze. Una vertigine di poesia. 

La fede e il sogno di incontrare il Papa argentino

Dei sogni che bisogna coltivare e non averne paura parla spesso Papa Francesco, che riconduceva proprio al tango, in un videomessaggio per un Incontro dei Movimenti popolari, la capacità di insegnarcelo. E che al Papa argentino il tango piaccia non è un mistero, lo confidava anche in una recente intervista televisiva: "Un porteño che non balla il tango non è porteño". Ivana e Claudio si dicono profondamente credenti e, oltre ad andare a Buenos Aires a presentare il documentario, hanno il sogno di incontrarlo Bergoglio, che hanno avuto modo di salutare in occasione dell'udienza generale del 14 ottobre 2015: "È bello sapere che abbiamo un Papa che ha conosciuto il potere del tango e lo ha ballato", confessano. "Noi pensiamo che, se dopo 23 anni, Claudio riesce ancora a contrastare l'avanzare della malattia, ci sia Qualcuno che ci tiene la mano sulla testa. Noi continuiamo perciò a portare avanti il nostro messaggio di speranza".  

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

11 aprile 2024, 10:31