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Immagine del conflitto nella Striscia di Gaza Immagine del conflitto nella Striscia di Gaza  (AFP or licensors)

Israele apre ad una tregua a Gaza, l'Onu al voto per una pausa umanitaria

Aperti spiragli per un cessate il fuoco nella Striscia. Il Consiglio di guerra avrebbe accettato la proposta degli Stati Uniti che prevede, a fronte della liberazione di circa 800 prigionieri palestinesi, il rilascio di 40 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Intanto oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà una risoluzione per una immediata pausa umanitaria

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

Israele sarebbe pronto a liberare tra i 700 e gli 800 palestinesi detenuti nelle sue carceri, in vista di una tregua dai combattimenti nella Striscia di Gaza, e per ottenere il conseguente rilascio di 40 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Ora toccherà al gruppo islamico rispondere al documento presentato da Israele, in cui sono descritte le tre fasi che porterebbero ad una pausa dai combattimenti. Media israeliani informano, inoltre, che ci sarebbero le condizioni per il rientro di alcuni civili nel nord della Striscia. Agli uomini, però, probabilmente, non sarà negato il permesso. Israele avrebbe, infatti, escluso un ritorno totale degli abitanti di Gaza nel nord come parte dell'accordo. Ancora non c’è, invece, alcun punto di incontro nelle trattative, in merito alla richiesta di Hamas, di un completo ritiro delle truppe israeliane. Israele conferma infine, che riprenderanno le ostilità a conclusione del periodo di tregua.

All’Onu si vota per una nuova pausa umanitaria

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà oggi una nuova risoluzione per chiedere un immediato cessate il fuoco. Fino a venerdì 22 marzo il Consiglio non aveva approvato una risoluzione, proposta dagli Stati Uniti, che chiedeva il cessate il fuoco immediato e duraturo nella Striscia di Gaza. Il veto è stato posto, questa volta, dalla Russia, dalla Cina e dall’Algeria, che hanno votato contro tale risoluzione. In una dichiarazione rilasciata sempre il 22 marzo, il Gruppo arabo ha chiesto a i 15 membri del Consiglio di sicurezza di “agire con unità e urgenza” e votare per la risoluzione “per fermare lo spargimento di sangue, preservare vite umane ed evitare ulteriori sofferenze e distruzioni”.

Ancora assediato l’ospedale di Al-Shifa

Intanto prosegue l’operazione dell’esercito israeliano all’ospedale di Al-Shifa, a Gaza City, dove Israele sostiene di aver ucciso circa 170 miliziani e interrogato più di 800 sospetti. ''Hamas ha preso in ostaggio l'ospedale Shifa - ha affermato il portavoce Daniel Hagari - e si nasconde dietro i malati ed i feriti,conducendo la guerra dall'interno delle sue mura''. Alcune fonti a Gaza hanno fatto sapere che membri di Hamas si sono, infatti, raggruppati all'interno dell’ospedale. Secondo le medesime, la decisione di occupare l’ospedale è stata presa dopo che Israele aveva terminato le operazioni nel nord della Striscia. L’esercito israeliano ha ieri avviato un'altra operazione militare in un altro ospedale di Khan Yunis. “Abbiamo lanciato raid precisi e colpito infrastrutture terroristiche, dopo aver isolato la zona''. In quei combattimenti ''sono stati uccisi 20 terroristi'', ha riferito sempre il portavoce, Daniel Hagari.

Sospesi gli aiuti dell’UNRWA

È di ieri, infine, la notizia comunicata da Israele che le spedizioni di cibo da parte dell’agenzia UNRWA nel nord della Striscia di Gaza, saranno interrotte. L’agenzia, che fornisce assistenza umanitaria alle persone palestinesi, è impegnata soprattutto in quelle zone dove i combattimenti hanno provocato una grave crisi umanitaria. In particolare nel nord della Striscia, dove la situazione è critica e le consegne di aiuti umanitari più difficoltose rispetto al sud.

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25 marzo 2024, 11:55