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La città di Rafah colpita dai raid israeliani La città di Rafah colpita dai raid israeliani  (AFP or licensors)

Medio Oriente, opposizione internazionale su offensiva Israele a Rafah

Cresce la pressione sul governo di Netanyahu perché abbandoni i piani di attacco: l’obiettivo è proteggere i milioni di civili che si trovano nella città al confine con l’Egitto. Dopo la presa di posizione di ieri del Regno Unito e del capo della diplomazia europea Josep Borrell, anche gli Usa invitano il premier israeliano a rinunciare all’operazione militare. Secondo Hamas i civili uccisi negli attacchi sono oltre 100

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

Sono 133 i palestinesi che sono stati uccisi e 162 quelli che sono stati feriti nei raid israeliani sulla Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore. Lo ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza City, governato da Hamas. L’offensiva su Rafah dell’esercito di Israele ha portato, la scorsa notte, alla liberazione di due dei prigionieri rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre scorso. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha sottolineato che "solo una costante pressione militare porterà al rilascio di tutti i nostri ostaggi". Dopo una notte di bombardamenti israeliani nel sud del Libano e lanci di razzi da parte di Hezbollah in Alta Galilea, intanto, sono ripresi intensi stamani gli scambi di fuoco tra le parti.

Posizione degli Usa

Negli Stati Uniti, invece, il presidente Usa Joe Biden, durante un incontro alla Casa Bianca con il re Abdallah II di Giordania, ha detto che una operazione a Rafah sarebbe “inaccettabile senza un piano credibile per proteggere la popolazione palestinese”. La proposta statunitense è un accordo di tregua per un periodo di almeno sei settimane, in attesa di trasformarlo in qualcosa di più duraturo. “Gli elementi chiave sono sul tavolo - ha proseguito Biden - Rimangono alcune lacune, ma ho incoraggiato i leader israeliani a continuare a lavorare per raggiungere un’intesa”. Gli fa eco lo stesso Abdullah II che ha sollecitato "un cessate il fuoco duraturo e immediato" nella Striscia di Gaza.

Opposizione internazionale

Si fa sempre più forte, nel frattempo, l’opposizione internazionale nei confronti dell’offensiva militare israeliana su Rafah. Il Governo britannico si è detto “molto preoccupato per la situazione dei civili palestinesi, che non hanno più dove andare”. Il ministro degli esteri del Regno Unito David Cameron ha sollecitato Israele a "fermarsi e riflettere molto seriamente prima di ogni ulteriore azione militare: noi vogliamo una pausa immediata dei combattimenti che conduca a un tregua sostenibile senza ripresa delle ostilità". Stessa posizione per l’Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: "Tutti vanno a Tel Aviv, chiedendo di proteggere i civili, perché vengono uccise troppe persone. Quant'è abbastanza? Qual è lo standard? Netanyahu non ascolta nessuno. Evacueranno le persone, dove? Sulla luna? Se la comunità internazionale ritiene che questo sia un massacro e che troppe persone vengano uccise, forse deve riflettere sulla fornitura di armi", ha sottolineato Borrell. A esprimersi sulla situazione nella Striscia di Gaza anche la Russia: “Vediamo in modo estremamente negativo un’operazione militare israeliana nella città di Rafah”, ha detto il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov.

Piano di evacuazione israeliano

Intanto, secondo il Wall Street Journal, Israele avrebbe elaborato un piano di evacuazione per i civili lungo le coste della Striscia di Gaza, presentato nei giorni scorsi all'Egitto. Il piano prevederebbe la realizzazione di 15 siti da 25mila tende ciascuno in tutta la regione, dal confine meridionale di Gaza City a sud fino all'area di Al Mawasi a nord di Rafah. Israele sarebbe in attesa che i campi, che includerebbero strutture mediche, vengano finanziati dagli Stati Uniti e dai Paesi arabi.

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13 febbraio 2024, 15:34