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Evacuazione dei residenti della zona di Rafah Evacuazione dei residenti della zona di Rafah  (ANSA)

Medio Oriente, Netanyahu boccia la soluzione di uno Stato palestinese

Dopo un colloquio telefonico con il presidente americano Biden, il primo ministro israeliano con un post su X ribadisce il suo “no” alla soluzione dei due Stati e allontana la possibilità di un accordo di tregua dai combattimenti nella Striscia di Gaza. Colpito nella notte il campo profughi di Nuseirat e un quartiere della città di Rafah

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

Un colloquio telefonico durato 40 minuti quello tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ed il premier israeliano, Benjamin Netanyahu che in un post dal suo account X ha dichiarato: "Israele continuerà a opporsi al riconoscimento di uno Stato palestinese”. I media israeliani riportano la ferma intenzione del premier di non sottostare alle pressioni internazionali, che chiedono a gran voce un accordo di pace permanete con il popolo palestinese. Netanyahu ha infine ribadito che un accordo tra le parti potrà essere raggiunto solo attraverso negoziati diretti, senza precondizioni. Sfuma quindi la possibilità di una tregua dai combattimenti ed il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas, il premier israeliano ha infatti invitato i suoi mediatori al Cairo ad abbandonare il tavolo delle trattative.

L’offensiva su Rafah

Nella notte un bombardamento aereo ha colpito la città di Rafah causando sei vittime. La Casa Bianca ha espresso il proprio timore per l’annunciata offensiva su Rafah, con la richiesta di Biden a Netanyahu di tutelare i civili - più di un milione - che hanno cercato rifugio nella città. "È necessario un piano credibile ed eseguibile per garantire l’incolumità di quanti in questo momento popolano il sud della Striscia", dice il presidente americano. Lungo il confine, intanto, l’Egitto sta costruendo un recinto che raccolga gli sfollati di Gaza per evitare così che un’ondata di rifugiati si riversi oltre i confini. Nel nuovo campo, circondato da muri in cemento, potrebbero essere ospitate più di 100 mila persone, hanno detto funzionari egiziani. Sul posto è stato consegnato anche un gran numero di tende, non ancora montate.

Il Bliz dell’esercito Israeliano all’ospedale di Nasser

All’inizio della settimana le forze israeliane avevano richiesto l’evacuazione dell’ospedale di Nasser a Khan Yunis, ritenendo di avere fondati sospetti sulla presenza degli ostaggi all’interno della struttura. Ieri, giovedì 15 febbraio, è avvenuto il raid dell’esercito israeliano all’interno dell’ospedale, uno degli ultimi ancora funzionanti. Molte le organizzazioni umanitarie all’interno dell'edificio, tra cui Medici Senza Frontiere che ha fatto sapere che tutto il suo personale ha evacuato la struttura e che decine di pazienti sono rimasti senza assistenza. E proprio questa mattina, il ministero della Sanità della Striscia di Gaza ha annunciato che quattro pazienti nel reparto di terapia intensiva sono morti in seguito al black-out verificatosi durante un raid israeliano, che ha comportato anche l'interruzione dell'erogazione di ossigeno. Israele fa sapere che “venti terroristi che hanno preso parte ai massacri del 7 ottobre sono stati arrestati” durante l’offensiva sull’Ospedale. All’interno del complesso sanitario, i soldati avrebbero trovato anche mortai, granate e altre armi appartenenti ad Hamas. Forte condanna sull’operazione arriva dall’Ue: “Gli ospedali devono essere protetti - ha affermato il commissario europeo alla Gestione delle crisi, Janez Lenàrcic - I servizi essenziali forniti da questa struttura, compreso un centro per la ricostruzione degli arti finanziato dall'Unione europea, rappresentano la spina dorsale del sistema sanitario nel sud di Gaza”.

Ultimo aggiornamento alle ore 13.45 del 16 febbraio 2024

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16 febbraio 2024, 10:31