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Accampamento di una famiglia palestinese fuggita di Rafah Accampamento di una famiglia palestinese fuggita di Rafah   (ANSA)

Medio Oriente, il governo di Israele boccia la creazione di uno Stato palestinese

Continuano gli attacchi dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza: almeno 70 sono le vittime e diversi i feriti. Il governo di Netanyahu, intanto, respinge con una dichiarazione, la creazione di uno Stato per la Palestina

Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano

Sono soprattutto donne e bambini le vittime degli ultimi bombardamenti dell’esercito israeliano sul campo profughi di Nuseirat e nella città di Deir al-Balah. I bombardamenti israeliani hanno preso di mira anche i quartieri di Shuja'iyya, Zeitoun, Tel al-Hawa e Sheikh Ijlin a Gaza City. Alcune fonti hanno affermato che le vittime sono state trasportate negli ospedali, in seguito all'attacco israeliano a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Proprio a Khan Yunis, da domenica 18 febbraio, l’ospedale Nasser ha smesso di funzionare. Lo denunciano i funzionari sanitari locali e delle Nazioni Unite: i combattimenti, la carenza di carburante e i raid israeliani ne hanno compromesso definitivamente l’operatività. Attualmente, ci sono solo quattro equipe mediche di 25 persone che si prendono cura dei pazienti all’interno della struttura. L’esercito israeliano aveva assediato l’ospedale per il sospetto che all’interno dell’ edificio si nascondessero miliziani di Hamas.

Il governo di Netanyahu respinge lo Stato palestinese

Si fanno sempre più tenui, dunque, le speranze di una tregua dai combattimenti nella Striscia di Gaza e di una pace che possa essere duratura. Il Qatar ha fatto sapere che le trattative sono a un punto morto. Il governo di Netanyahu ha, intanto, approvato all’unanimità una risoluzione che respinge la creazione di uno Stato palestinese. Il premier israeliano ha sottoposto al voto dei suoi ministri una dichiarazione in cui ribadisce l'opposizione di Israele ad ogni "diktat" esterno. "Un eventuale accordo con i palestinesi deve scaturire da trattative bilaterali", ha detto. La decisione, ha spiegato ancora Netanyahu, arriva "alla luce delle recenti discussioni nella comunità internazionale che vorrebbero imporre unilateralmente uno Stato palestinese a Israele". Il risultato di questo stallo complessivo è che la guerra continua, avvicinandosi sempre di più verso Rafah, con fonti palestinesi che hanno riferito di attacchi israeliani sempre più vicini alla città di frontiera con l'Egitto.

L’offensiva su Rafah

“Israele lancerà l'offensiva a lungo minacciata contro Rafah il mese prossimo, se Hamas non avrà liberato i rimanenti ostaggi tenuti a Gaza entro l'inizio del Ramadan”, ha annunciato invece il ministro di Gabinetto di guerra, Benny Gantz. Il Ramadan, mese sacro per il popolo musulmano, dovrebbe iniziare il 10 marzo; attualmente le forze israeliane non hanno dato una data certa per la minacciata invasione. L’attacco all’ultima città della Striscia, al confine con l’Egitto, sarebbe un disastro umanitario, denuncia la comunità internazionale. Tuttavia, nonostante la crescente pressione da parte dei partner internazionali , compreso un appello diretto del presidente americano Joe Biden, Netanyahu insiste nel sostenere che la guerra non può essere completata senza premere su Rafah. La situazione nella città sarebbe diventata ingestibile, spiega Younis Al Khatib, il presidente della Mezzaluna rossa palestinese. Molti accampamenti spontanei fuori dai campi delle organizzazioni umanitarie. Per strada non si riesce a camminare. Si vedono ovunque i segni della fame e della sete: "Un'operazione militare a Rafah - conclude - sarebbe un massacro".

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19 febbraio 2024, 10:12