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Un bambino tra le macerie a Gaza Un bambino tra le macerie a Gaza

Saranno curati in Italia oltre 100 bambini di Gaza

Nelle prossime ore un grande progetto umanitario, promosso dal governo italiano in collaborazione con le autorità egiziane e in rapporto con le autorità israeliani: i minori gravemente feriti durante i bombardamenti saranno trasferiti in alcuni ospedali italiani. Padre Faltas: "Encomiabile lo sforzo manifestato dalle istituzioni". Il presidente del Bambino Gesù Onesti: "Fondamentale offrire una risposta di cura e di accoglienza come segnale di pace e speranza"

di Roberto Cetera

Partirà nelle prossime ore un grande progetto umanitario in favore dei bambini di Gaza, promosso dal governo italiano in collaborazione con le autorità egiziane e in rapporto con le autorità israeliane. Si tratta essenzialmente di trasferire in alcuni ospedali italiani un centinaio di bambini gravemente feriti durante i massicci bombardamenti e combattimenti a Gaza, per i quali le cure in sito sarebbero ardue se non impossibili. I bambini attraverseranno la frontiera con l’Egitto e da lì verranno imbarcati in aerei diretti all’aeroporto di Roma Ciampino. Da qui saranno poi smistati in diversi ospedali pediatrici italiani. Il progetto è stato preparato nelle ultime due settimane con molta discrezione e risolvendo non poche difficoltà. Tant’è che, mentre scriviamo, non è ancora dato a sapere quando il primo aereo riuscirà a partire verso l’Italia.

Il contributo di padre Faltas

Fin dalle prime battute il progetto è stato seguito anche dal Vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, che ha messo a disposizione innanzitutto l’ampio ventaglio di relazioni sul campo acquisite in decenni di attività di pastorale caritatevole. Padre Faltas, interpellato da L’Osservatore Romano, ha raccontato: «Da sempre seguo e assisto famiglie di Gaza, e loro sanno dei miei intensi rapporti con l’Italia. E allora mi hanno chiesto “puoi fare qualcosa per far uscire un po’ di bambini feriti o gravemente ammalati?”. Mi sono immediatamente attivato con le strutture di governo italiane ricevendo subito un entusiasta consenso. Da lì è poi iniziata un’intensa attività di mediazione che ha coinvolto israeliani, palestinesi ed egiziani».

Inizialmente - ha proseguito il religioso - «si era parlato di due gruppi di 50 bambini ciascuno, poi si è deciso per tre gruppi da 40, quindi in totale 120 bambini. Alcuni di loro verranno con la nave ospedale “Vulcano” che sta concludendo la sua missione ad Al-Arish. La data della prima partenza ancora non è decisa, perché occorre prima trovare un consenso sul numero degli accompagnatori che viaggeranno con i bambini. Nel frattempo ci stiamo adoperando per trovare altre strutture ospedaliere utilizzabili, anche gli ospedali pugliesi e di San Marino, nonché l’Università di Perugia, hanno dato la loro disponibilità. Devo dire che lo sforzo manifestato dalle istituzioni della difesa e della sanità italiane sono state veramente encomiabili. Da parte mia ho semplicemente messo a disposizione la fitta rete di relazioni che ho costruito sul territorio, a Gaza, in Palestina e in Israele, in tanti anni».

Onesti: un futuro è possibile

La prima accoglienza e lo smistamento presso le strutture sanitarie sarà curato dall’Ospedale Bambino Gesù, mentre gli altri nosocomi coinvolti sono il Gaslini di Genova, il Meyer di Firenze e il Rizzoli di Bologna.

Il presidente del Bambino Gesù, Tiziano Onesti, ha spiegato: «In un contesto internazionale così drammatico, di fronte a situazioni di grande sofferenza che riguardano i bambini, tanto più se feriti o affetti da gravi malattie, è fondamentale poter offrire una risposta di cura e di accoglienza, non solo sul piano concreto per questi bambini e per le loro famiglie, ma anche come segnale di pace e di speranza. Prenderci cura dei bambini significa prenderci cura del futuro. Significa testimoniare che un futuro è possibile. Per questo, quando le istituzioni ci hanno chiesto la disponibilità ad accogliere alcuni bambini palestinesi con patologie complesse abbiamo detto immediatamente di sì. Lo facciamo ogni giorno con le nostre missioni internazionali e con i pazienti che provengono da tutto il mondo, non potevamo non farlo in una situazione come questa. È la natura della nostra missione di ospedale pediatrico che nel suo agire concreto rappresenta, ce lo ha ricordato ancora recentemente Papa Francesco, un segno concreto della carità e della misericordia della Chiesa».

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25 gennaio 2024, 15:00