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I finalisti della seconda edizione del Premio Paolo Dieci (a sinistra la vincitrice, Kwanda Musi Dos Santos) I finalisti della seconda edizione del Premio Paolo Dieci (a sinistra la vincitrice, Kwanda Musi Dos Santos) 

Cooperazione internazionale, la formazione come volano di migrazioni e sviluppo

Del sottile equilibrio tra il diritto a migrare e il diritto a non essere costretti a farlo si è parlato il 30 novembre, a Roma, alla Farnesina, nell'ambito di una tavola rotonda che ha ospitato anche la seconda edizione del Premio Paolo Dieci, vinta dall'associazione "QuestaèRoma-contro le discriminazioni". La cofondatrice Kwanda Musi Dos Santos: "Il razzismo è un virus, si annida ovunque, muta. Il nostro impegno nelle scuole vuole contribuire a cambiare le narrazioni sulle diaspore"

Antonella Palermo - Città del Vaticano

"Il razzismo si annida ovunque, lo respiriamo in continuazione e, in quanto virus, muta". È quanto osserva Kwanda Musi Dos Santos, co-fondatrice dell'associazione QuestaèRoma-contro le discriminazioni che, con il progetto "Il Razzismo è una brutta storia - Cambiamola insieme", ha vinto la seconda edizione del Premio Paolo Dieci per il partenariato nella cooperazione. La premiazione si è svolta ieri 30 novembre, a Roma, nel corso del seminario conclusivo dell’iniziativa intitolata al presidente di Cisp e Link2007, scomparso in un incidente aereo nel 2019, molto impegnato a favore della pace, dei diritti di ogni persona e della cooperazione tra i popoli, ospitato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Da un razzismo esplicito a un razzismo subdolo

Del progetto, selezionato tra diciannove, sono stati apprezzati in particolare l’importante ruolo dato al trasferimento delle competenze, la sua originalità e l’impatto contro ogni forma di discriminazione attraverso gli strumenti dell’arte, delle attività ricreative e della cultura. La giovane, afro-latina, spiega che questa è una realtà unica a Roma, formata da figli e figlie di emigrati cresciuti nella capitale e che tanto lavorano sul territorio, con le scuole. "Abbiamo invitato le scuole a fare piccoli lavori sulla sensibilizzazione al tema del razzismo e questo è stato valorizzato. Un modo per riconoscere i nostri sforzi che sono veramente enormi, siamo tutti volontari nell’associazione". C'è stata una evoluzione o una involuzione sul razzismo in Italia? "Il razzismo è un virus", risponde. "Certo è che se prima era più esplicito negli insulti, nell’uso delle parole, adesso è molto più subdolo e continua a colpire tantissime persone, in particolare i nostri coetanei, molti dei quali fanno parte della nostra associazione, che non hanno ancora la cittadinanza italiana. Perché questa viene data su un criterio di sangue - ricorda - cosa c’è di più razzista? Ancora esistono leggi e dinamiche che continuano ad escludere gran parte di questa società ed è per questo che noi lavoriamo nelle scuole, perché speriamo che almeno i cittadini di domani avranno più coscienza".

Ascolta l'intervista a Kwanda Musi Dos Santos

Dos Santos: spazio ai bambini, normalizzano la diversità

Kwanda racconta che la risposta da parte dei ragazzi è molto positiva: "I bambini e le bambine normalizzano molto la diversità ma non appiattendola, semplicemente riconoscendola, senza giudizi. I ragazzi sono molto ricettivi su questo; del resto, le classi ormai sono sempre più multiculturali, però ancora c’è tanto da fare perché sono ragazzi che ancora possono subire il condizionamento dalle loro stesse famiglie e dalla società in cui vivono", precisa. "Dobbiamo tutti fare ancora della strada", commenta guardando al film Io Capitano di Matteo Garrone. La strada da fare riguarda la necessità di canali legali di migrazione, e non solo da contesti di guerra e povertà. "Lo vediamo con i passaporti che non hanno la stessa valenza, anche banalmente fare l’Erasmus non è una cosa che possono fare tutti gli studenti d’Europa e del mondo. Bisogna allargare le opportunità. Dovrebbe essere un diritto inalienabile. Il film di Garrone - denuncia ancora Kwanda - ha restituito dignità a tanti corpi che vengono contati, numerati, lasciati morire nel mare ma mai raccontati come persone che, con le loro contraddizioni, ma anche con la loro complessità, hanno desideri e paure".

Cambiare le narrazioni sulle diaspore

Conoscere di più le culture delle popolazioni del cosiddetto Sud del mondo considerate spesso in maniera esclusivamente folcloristica: è ciò che emerge dal confronto con questa giovane donna che invita ad uscire dai propri recinti, ad approfondire, poiché, osserva, "la narrazione è ancora molto univoca. Perciò noi lavoriamo sulla cultura, sull’arte e anche sullo sport che ci sembrano veicoli molto democratici di per sé. E che possono essere compresi da chiunque. Noi figli delle diaspore - conclude - non siamo mai associati appieno all’italianità. Sicuramente invece siamo parte integrante del tessuto italiano e questo deve essere riconosciuto". 

Kwanda Musi Dos Santos, co-fondatrice dell'associazione "QuestaèRoma-contro le discriminazioni
Kwanda Musi Dos Santos, co-fondatrice dell'associazione "QuestaèRoma-contro le discriminazioni

Cisp: assumere lo sguardo dei giovani africani

Sandro De Luca, direttore del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, torna sul concetto che "pensare alla cooperazione come strumento per ridurre nel breve termine i flussi migratori si è dimostrato inefficace, mentre rimane uno strumento assolutamente fondamentale per sostenere processi positivi. È necessario però uno sguardo diverso. La migrazione non può essere vista solo come un problema e una patologia”. L’invito è di porsi dalla prospettiva dei giovani africani creando così sistemi di opportunità di inserimento lavorativo, di impiego e di impresa che per loro siano visibili e concreti. Un gruppo di OSC di LINK 2007 sta costruendo un progetto che cerca di creare connessioni coinvolgendo Ong, reti di organizzazioni giovanili e istituzioni locali, istituzioni della microfinanza e delle diaspore. "Questo approccio sinergico - afferma - è essenziale per far emergere un sistema di opportunità sostenibile".

Dioma: da bracciante a portavoce delle diaspore

"Il premio riveste per noi un significato molto importante, non solo per ricordare la straordinaria figura di Paolo Dieci, ma anche perché si impegna fortemente a promuovere la nascita di partnership tra Ong e diaspore, un obiettivo fondamentale della legge125/2014. Valorizzare le diaspore e coinvolgere le nuove generazioni nella cooperazione internazionale italiana - sottolinea Cléophas Adrien Dioma, presidente dell’Associazione Le Réseau Cléophassono azioni essenziali per rafforzare il ruolo delle comunità migranti nell'implementazione dei progetti". Nato in Burkina Faso, ricorda come ha vissuto in prima persona il viaggio da clandestino, la tappa a Foggia, poi a Rosarno come bracciante. Conosce bene il rischio e l'affrancamento da un'economia sommersa, l'affermazione come manager a Parma, l'impegno come scrittore e portavoce delle diaspore nelle sedi istituzionali.

Migranti, non solo forza lavoro ma aggreganti sociali

Nell'ambito della tavola rotonda su migrazione e sviluppo, Annachiara Moltoni, direttrice ELIS Ong/Link 2007, ha sottolineato il carattere strutturale e sempre più 'circolare' del fenomeno migratorio. Ha ricordato il ruolo strategico del capitale umano delle persone migranti nel campo del lavoro e ha fornito alcuni dati: il 10% della popolazione italiana è costituita da stranieri che producono il 9% del PIL. Sfatando l'equivalenza diffusa migrazione-insicurezza, Moltoni ha fatto riferimento ai dati Ocse per cui la migrazione rende in realtà più "resistenti", non più vulnerabili. È stato rimesso in campo, inoltre, il concetto della 'triple wins': soggetto migrante, Paese di origine e di destinazione. In un modello sano tutti e tre 'vincono'. Da qui l'appello a fare di tutto per favorire migrazioni regolari, non pauperizzare i Paesi di origine, trattare i lavoratori stranieri in modo paritario rispetto ai 'nativi', considerare il migrante non come merce ma come valore aggiunto in quanto capace di "creare ponti" nella società.  

Diritto a migrare, diritto a non migrare

Di diritto a non migrare ha parlato infine Stefano Bianchi, direttore centrale per le Politiche Migratorie e la Mobilità Internazionale, il quale ha anche menzionato alcuni investimenti governativi, tra cui quello di 33 miliardi di euro stanziati lo scorso anno per interventi nei Paesi di origine e il Fondo premialità per le politiche di rimpatrio: 10 milioni l'anno. Nel suo intervento a chiusura del seminario, Marco Rusconi, capo ufficio per le Politiche di cooperazione allo sviluppo in Africa, presso il ministero Affari Esteri, ha posto l'accento sulla necessità di creare consapevolezza, soprattutto nei giovani africani, dei propri talenti per investirli, attraverso il potenziamento di una adeguata formazione, per esempio nel campo emergente della sostenibilità energetica. Perché, sì, la formazione è l'anello cruciale di una buona cittadinanza e di società autenticamente integrate.

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01 dicembre 2023, 13:30