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Alla ricerca di superstiti e vittime tra le macerie di una casa nel campo profughi di Al Marghazi, al centro di Gaza, costruito nel 1949 Alla ricerca di superstiti e vittime tra le macerie di una casa nel campo profughi di Al Marghazi, al centro di Gaza, costruito nel 1949

Gaza, attacco nella notte al campo profughi di Al Maghazi: piu di 70 vittime civili

La notte tra il 24 e il 25 dicembre è stata una delle più sanguinose nella guerra tra Israele e Hamas: droni e aerei di Tel Aviv hanno colpito alcune case del campo al centro della Striscia, ma anche la vicina Khan Younis e Rafah, al confine con l’Egitto. Secondo l’Onu l’esercito israeliano spinge i civili verso “zone sicure”, ma ormai tutti i quartieri vengono colpiti. Primo messaggio del leader di Hamas dal 7 ottobre: no alle condizioni di Israele per la fine del conflitto

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Quella di Natale è stata una delle notti più sanguinose nelle ultime 11 settimane di guerra, tra Israele e il gruppo militante islamico di Hamas. Nel giorno di guerra numero 79 l’esercito israeliano ha attaccato duramente il nord e il centro della Striscia di Gaza. I droni e l’aviazione di Tel Aviv hanno bombardato direttamente il campo profughi di Al Maghazi, nella zona centrale di Gaza, e le bombe sono esplose nel mezzo delle case causando terrore e morte. I primi bilanci parlano di almeno una settantina di morti, ma per il ministero della Sanità della Striscia, il numero “probabilmente aumenterà” dato che nel campo risiedono molte famiglie. Costruitio nel 1949, ci vivono circa 30 mila persone, ci sono 8 scuole e un solo ambulatorio, ed è, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’ Unwra, uno dei campi più piccoli tra gli otto della Striscia. Arrivano immagini di corpi straziati sotto le macerie, anche bambini, donne incinte ferite a morte. La Mezza Luna Rossa palestinese riporta quelle dei feriti che si cerca di portare in salvo, mentre si continua a scavare tra le macerie. Ci sono stati attacchi israeliani anche nella vicina zona di Khan Younis e verso il valico di Rafah, vicino al confine con l’Egitto.

Secondo Al Jazeera almeno 100 morti negli attacchi di Tel Aviv

Secondo i funzionari locali dell’Onu, gli israeliani spingono la popolazione verso quelle che definiscono “zone sicure”, “ma in realtà non ci sono più quartieri che non vengano colpiti”. I feriti faticano a percorre i cinque chilometri che separano Al Maghazi dall’ospedale al-Aqsa nel campo profughi di Deir el-Balah, che è l’unica struttura sanitaria ancora in grado di fornire un minimo di assistenza. I corrispondenti della televisione qatariota Al Jazeera segnalano la morte di almeno 100 civili nella notte appena trascorsa. Secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas, i morti palestinesi sono ormai oltre 20.400, i feriti più di 53 mila. Mancano acqua e cibo. Raid israeliani sono avvenuti anche in Cisgiordania, specie a Jenin e Nablus. Rastrellamenti e arresti stanno avendo luogo a Gerico. “L’attacco al campo di Maghazi – scrive Save The Children su X - è un altro episodio dell’orrore in corso a Gaza. Le famiglie, i bambini non sono bersagli e devono essere protetti. C’è bisogno di un cessate il fuoco immediato e definitivo per porre fine a questa tragedia”.

Un'immagine dall'alto della zona del campo colpita dagli attacchi dell'esercito israeliano
Un'immagine dall'alto della zona del campo colpita dagli attacchi dell'esercito israeliano

Israele invita i civili ad allontanarsi dalle zone di combattimento

L’esercito israeliano ha avviato una «verifica» sull’attacco aereo a Maghazi, e il portavoce militare israeliano Avichay Adraee (che si esprime in arabo) è tornato a sollecitare la popolazione che si trova nel settore centrale della Striscia ad allontanarsi dalle zone di combattimento, che in questa fase si concentrano a Khan Younis e all'arteria Sallah-a-Din. Per quanti cercano di evacuare Adraee ha indicato sul web un itinerario che dal settore centrale conduce a Deir al-Balah e da là, costeggiando il mare, fino a Rafah, all’estremità meridionale della Striscia.

Il primo messaggio del leader di Hamas dopo il 7 ottobre

L’intensificarsi degli attacchi israeliani si spiega anche con la crescita delle pressioni internazionali, tra le quali quelle americane, per terminare il prima possibile la fase calda della guerra. Ma Israele nelle ultime ore ha perso una ventina di soldati nei combattimenti attorno al campo profughi di Jabalia, e il numero dei suoi militari morti supera ora i 160. E il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, nel suo primo messaggio pubblico dall’attacco terroristico del 7 ottobre, secondo i media isaeliani, afferma che i combattenti del gruppo hanno inflitto pesanti perdite alle forze israeliane. Secondo Sinwar, le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas hanno attaccato almeno 5 mila soldati israeliani, uccidendone un terzo. Numeri in contrasto con il bollettino ufficiale delle forze israeliane. Sinwar parla anche di 750 mezzi militari israeliani completamente o parzialmente distrutti. E conclude che non si sottometterà "alle condizioni" israeliane per la fine delle ostilità.

Ancora razzi di Hamas verso Tel Aviv

Visto che Hamas non cede ancora, sulla stampa israeliana crescono i commenti che parlano ormai di rischio di una sconfitta militare. La promessa del premier Netanyahu di “sconfiggere totalmente Hamas” non sembra vicina a realizzarsi., dato che i miliziani del gruppo islamista sono riusciti ancora a lanciare razzi verso Tel Aviv, negli ultimi giorni. L’Egitto ha rilanciato una proposta di tregua che prevede il cessate il fuoco in cambio della liberazione degli oltre 100 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. Nello scambio dovrebbero essere incluse anche le donne soldato israeliane. Ma non è chiaro quanti ostaggi siano ancora in vita, dato che i portavoce israeliani rivelano che alcuni sono stati trovati morti nelle ultime ore in un tunnel di Hamas bombardato. Oggi il governo israeliano si riunisce per discutere la situazione.

Scontri con Hezbollah al confine con il LIbano

E sono molte le strade chiuse al traffico nel nord di Israele, nei pressi della linea di confine con il Libano. Lo scrive il Jerusalem Post, che riferisce di misure, in vigore fino a nuovo avviso, legate all’ “aumento delle tensioni” tra Israele e gli Hezbollah libanesi. Tra le località interessate dalle nuove disposizioni ci sono Kiryat Shmona, Metulla, Margaliot e Ramot Naftali. L’esercito di Tel Aviv ha confermato di aver effettuato la notte scorsa e questa mattina raid aerei sul sud del Libano contro obiettivi di Hezbollah. All’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, e con le tensioni tra Israele e gli Hezbollah libanesi, tanti israeliani che vivevano non lontano dalla linea di confine con il Libano hanno lasciato le proprie case.

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25 dicembre 2023, 13:36