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I seggi si apriranno per 34.4 milioni di argentini. Il voto è obbligatorio per chi ha tra i 18 e i 69 anni I seggi si apriranno per 34.4 milioni di argentini. Il voto è obbligatorio per chi ha tra i 18 e i 69 anni 

Argentina al voto in uno scenario incerto

Domenica 22 ottobre i cittadini argentini saranno chiamati alle urne per l'elezione del nuovo presidente e il rinnovo di una parte del Congresso nazionale. Secondo i sondaggi potrebbe non bastare il primo turno. Intanto il Paese deve affrontare l’ennesima grave crisi socio-economica

Luana Foti – Città del Vaticano

Cinque candidati si contendono il posto di presidente della Repubblica federale argentina: Sergio Massa, Patricia Bullrich, Javier Milei, Juan Schiaretti e Myriam Bregman. Domani l’esito di una sfida inedita perché tra i contendenti non ci sono i leader delle due coalizioni dei partiti che occupano attualmente la maggioranza dei seggi del Congresso, Alberto Fernández per il Frente de Todos e Mauricio Macri per Juntos por el Cambio. Assente anche la grande protagonista della politica argentina dell’ultimo decennio: la vicepresidente peronista Cristina Fernández Kirchner. Per vincere serve il 45% più 1 dei consensi o il 40% e un vantaggio di almeno 10 punti percentuali sul secondo. Secondo gli ultimi sondaggi queste sono ipotesi remote e ci si aspetta che due tra Massa, Bullrich e Milei si sfidino al ballottaggio previsto per il 19 novembre.

Cosa e come si vota

Alle 8 del mattino di venerdì 20 ottobre è iniziata la veda electoral ovvero il periodo di riflessione preelettorale durante il quale alcune attività sono vietate come pubblicare sondaggi, organizzare spettacoli popolari all’aria aperta o riunioni pubbliche non legate alle elezioni o la vendita di bevande alcoliche, divieto che scatta alle 20.00 di oggi. I seggi elettorali apriranno alle ore 8 (le 13 italiane) e chiuderanno alle 18.00. 34.4 milioni sono i cittadini argentini tra i 18 e i 69 anni chiamati al voto obbligatoriamente, pena il pagamento di una multa. Oltre a scegliere la massima carica dello Stato, dovranno eleggere 130 nuovi deputati nazionali e 24 senatori e decidere a chi fare occupare i 43 seggi che spettano all’Argentina nel parlasur, l’assemblea parlamentare del MERCOSUR, il Mercato Comune per il Sudamerica. Nella capitale federale, Buenos Aires, e la sua provincia e nelle province di Santa Cruz, Entre Ríos e Catamarca i collegi elettorali saranno aperti anche per le elezioni amministrative.

I candidati nazionali

Il vincitore tra Sergio Massa, Patricia Bullrich, Javier Milei, Juan Schiaretti e Myriam Bregman guiderà la nuova leadership politica argentina ma si tratta di un’innovazione solo parziale. Sergio Massa, candidato della coalizione di partiti della sinistra peronista Unión por la Patria è l’attuale ministro dell’economia. Discendente dell’ala di Alberto Fernández, presidente in carica, è il simbolo del “continuismo peronista”; Patricia Bullrich, in adolescenza militante della Gioventù peronista, è stata ministra della sicurezza durante il governo di Mauricio Macri. Oggi è alla testa della coalizione di centro-destra Juntos por el Cambio e promette una politica di austerità. Juan Schiaretti, governatore in carica della provincia di Córdoba, a capo della coalizione Hacemos por Nuestro País, rappresenta l’orizzonte peronista che ha preso le distanze da quello incarnato da Cristina Kirchner; Myriam Bregman, avvocatessa e attivista più volte deputata al Congresso nazionale, guida la forza politica di estrema sinistra Frente de Izquierda y los Trabajadores. L’unico outsider è Javier Milei, vincitore a sorpresa delle primarie presidenziali che si sono celebrate ad agosto. Alla guida della coalizione La Libertad Avanza, con ricette ultraliberiste promette di rompere in maniera inedita per il Paese con l’establishment.

Un’economia in cronico declino

Chi riuscirà a sedersi sulla poltrona rossa più alta della “Casa Rosada” - sede del governo nazionale- dovrà gestire un Paese piegato da una grave crisi economica. L’ennesima della sua storia costellata da lunghi periodi di grande instabilità economica, recessioni e default, l’ultimo raggiunto nel 2020, quando il governo non riusciva a pagare 500 milioni di dollari di interessi sul suo debito obbligazionario. Lo scenario corrente è segnato da un’iperinflazione arrivata al 138%, una forte svalutazione della moneta nazionale e la crisi di liquidità della Banca centrale le cui riserve auree sono quasi al rosso. Con un deficit di 43.7 miliardi di dollari, l’Argentina si è convertita nel più grande debitore del Fondo Monetario Internazionale. L’agenzia di stampa britannica Reuters scrive che “l’Argentina e il FMI condividono una storia difficile che dura da sette decenni e sembra che le cose possano peggiorare”. Infatti, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale prevedono entro la fine del 2023 un ulteriore aumento dell’inflazione fino al 170% e una diminuzione del Pil di 2.5 punti percentuali accelerata dalla siccità senza precedenti che ha colpito il Paese. Intanto quasi il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, percentuale che arriva al 60% tra i giovani, mentre due bambini su tre non hanno accesso ai servizi di base.

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21 ottobre 2023, 09:45