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Unicef: sono oltre due milioni i bambini vulnerabili la cui situazione è ulteriormente aggravata dall'attuale crisi politica in Niger Unicef: sono oltre due milioni i bambini vulnerabili la cui situazione è ulteriormente aggravata dall'attuale crisi politica in Niger 

Niger, Unicef: urgente l'assistenza umanitaria per oltre 2 milioni di bambini

La crisi in corso nel Paese africano continua a rappresentare un pericolo sempre maggiore per tantissimi minori la cui situazione è ulteriormente peggiorata dopo il golpe e le sanzioni. Ogni assistenza sanitaria del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia è bloccata al momento e non può raggiungere le persone vulnerabili. Iacomini, portavoce di Unicef Italia: "Se la situazione continua così si rischia una strage"

Sofiya Ruda – Città del Vaticano

Sono oltre due milioni i bambini che in Niger, a causa degli attuali disordini politici, sono stati colpiti dalla crisi e necessitano di urgenti aiuti umanitari. I principali problemi registrati riguardano la malnutrizione e lo scarso sistema sanitario. L’allarme è stato lanciato dall’Unicef, che chiede di sbloccare navi e container contenenti aiuti urgenti che al momento non possono entrare nel Paese. L’Unione Africana, intanto, ha annunciato la sospensione del Niger dai propri organismi a causa del colpo di Stato del 26 luglio che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum e “valuterà le implicazioni” di un’eventuale azione militare da parte dell’Ecowas, il blocco di Paesi dell’Africa occidentale.

Aiuti umanitari bloccati

“Siamo molto allarmati per le nostre forniture salvavita che sono fondamentali. Più di due milioni di bambini colpiti da questa crisi, infatti, hanno un disperato bisogno di assistenza sanitaria”, spiega a Radio Vaticana – Vatican News Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. “Abbiamo due container bloccati al confine con il Benin con dentro attrezzature essenziali per la catena del freddo, ovvero tutto ciò che riguarda le vaccinazioni salvavita contro il colera e la polio”. Inoltre, diciannove container sono bloccati nel porto di Cotonou e in mare ce ne sono ventinove contenenti alimenti terapeutici e siringhe.

Ascolta l'intervista a Andrea Iacomini

Il rischio di una strage

“Se si continua così si rischia una strage – sottolinea il portavoce – perché anche prima dei disordini c’erano un milione e mezzo di bambini sotto i cinque anni malnutriti e mezzo milione a rischio di malnutrizione acuta. Sono cifre che con questo blocco rischiano addirittura di duplicarsi”. L’Unicef è molto preoccupata per i ritardi, perché, in particolare gli aiuti bloccati in mare, rischiano di essere esposti alle intemperie. “Abbiamo chiesto con urgenza alle parti coinvolte nella crisi di garantire che gli operatori umanitari e le forniture raggiungano in sicurezza i bambini e le famiglie più vulnerabili, altrimenti il Paese rischia di essere isolato e i minori ne pagano il prezzo più alto”. Già prima della crisi politica la situazione umanitaria in Niger era una delle peggiori dell’Africa occidentale.

L’appello di pace del Papa

All’Angelus di domenica 20 agosto, Francesco aveva detto di seguire con preoccupazione l’evolversi della situazione nel Paese africano e si era unito a quanto chiesto dai vescovi locali in favore della pace. Aveva incoraggiato, quindi, la comunità internazionale ad operare con sollecitudine e aveva pregato per il popolo nigerino. “È incredibile come il Papa sia l’unica vera voce che si alza in tutti i contesti globali per chiedere dialogo – fa notare Iacomini –. La sua parola diventa sempre più fondamentale per riuscire a trovare una via di mediazione. Ci vuole uno sforzo non soltanto da parte dei protagonisti del Paese, ma anche di quelli che stanno dietro di loro e che devono assumersi, come sottolinea il Papa, la responsabilità di milioni di bambini che vivono in sofferenza”.

La destabilizzazione dell’intera area

La crisi politica in Niger rischia, inoltre, di allargare la destabilizzazione già in aumento nell’intero Sahel. “Abbiamo già registrato migliaia di persone che si stanno rifugiando nei Paesi limitrofi e che si stanno mettendo in cammino. È chiaro – conclude il portavoce Unicef – che una situazione come questa provoca instabilità e tensioni, non soltanto perché le persone in fuga si spostano e poi vengono allestiti rifugi in condizioni igienico sanitarie complicate, ma anche perché si vanno a instaurare delle dinamiche geopolitiche tra i Paesi molto complesse”.

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23 agosto 2023, 14:05