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Comizi di chiusura della campagna elettorale strettamente sorvegliati della polizia Comizi di chiusura della campagna elettorale strettamente sorvegliati della polizia 

Ecuador, sul voto l’ombra dei narcos e della crisi

L'Ecuador va alle urne domenica 20 agosto per eleggere il nuovo presidente, in una condizione di stato di emergenza istituito dal governo dopo l’assassinio del candidato centrista Fernando Villavicencio. L’acuirsi delle violenze dei narcos coincide con l’aggravarsi della crisi economica. Da Rin (Sole 24 Ore): l’uso del dollaro ha impoverito una parte significativa della popolazione

Marco Guerra – Città del Vaticano

Tra tensioni e polemiche si è conclusa, giovedì 17 agosto, la campagna elettorale per le elezioni presidenziali e parlamentari in Ecuador. Nei comizi conclusivi tutti i candidati hanno omaggiato Fernando Villavicencio, il politico centrista del movimento Construye assassinato la scorsa settimana. La cerimonia più toccante si è svolta nella capitale, Quito, dove una folla di simpatizzanti, familiari e amici ha partecipato a una Messa, che si è conclusa con il lancio di palloncini bianchi e canzoni in onore del politico ucciso. Molti candidati hanno chiuso la campagna elettorale presentandosi ai comizi con giubotti anti-proiettili. 

Il clima di violenza 

Nel Paese del Sud America il clima di violenza e illegalità, determinato dall’imperversare dei cartelli del narcotraffico, è culminato proprio con l’omicidio, il 9 agosto scorso, del candidato Villavicencio. L’uomo, che è stato anche un giornalista che si è opposto al potere delle bande e dei cartelli, è stato raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco al termine di un incontro elettorale. L’assassinio è stato rivendicato dall’organizzazione criminale Los Lobos. In risposta, il presidente uscente Guillermo Lasso ha dichiarato lo stato di emergenza nel Paese. 

Il candidato Noboa denuncia un agguato

Nell'ultimo giorno di campagna elettorale, un altro politico, Daniel Noboa, conservatore candidato alla presidenza dell'Ecuador, ha riferito di essere uscito illeso da un attentato. Il ministro dell'Interno di Quito, Juan Zapata, ha però smentito la ricostruzione dei fatti. Sui social circolano video di una presunta sparatoria a Dura'n, vicino al porto di Guayaquil, dove Noboa ha svolto la cerimonia di chiusura della sua campagna in vista delle elezioni di domenica. Dura'n è uno dei principali centri operativi dei narcotrafficanti che inviano cocaina dagli avamposti del Pacifico ed è spesso teatro di episodi di violenza. Figlio di un magnate ecuadoriano, Noboa è indicato nelle ultime posizioni dai sondaggi, che vedono in testa Luisa Gonzalez di centro-sinistra e appartenente alla corrente dell’ex presidente Rafael Correa, seguita dal conservatore Jan Topic e dal leader indigeno Yaku Perez. Prima della sua morte, Villavicencio era secondo nelle preferenze degli elettori.


Ecuador conteso dai cartelli della droga

Nel 2022 L'Ecuador ha stabilito il massimo storico di 26 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 2022 e gli analisti stimano che il record potrebbe essere aggiornato a 40 quest'anno. L’aumento delle violenze è coinciso con quello dell’attività dei cartelli della droga. Secondo gli analisti, l’Ecuador, che conta 18 milioni di abitanti, è nelle mire espansionistiche sia dei cartelli messicani sia di quelli colombiani per via della sua posizione strategica. La Direzione nazionale antidroga ritiene che dal 2018 i cartelli messicani si sono uniti a gruppi armati ecuadoriani come Los Lobos e Los Choneros per espandere la loro presenza e spiazzare i narcotrafficanti colombiani.

L’appello di Papa Francesco

Nei giorni scorsi Papa Francesco ha condannato le violenze e chiesto uno sforzo per la pace con un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e rivolto a monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, arcivescovo di Quito. Nel testo Francesco esprime la sua tristezza per l’uccisione del candidato alla presidenza del Paese Fernando Villavicencio, condanna “la ingiustificabile violenza” che causa sofferenze e chiede che le forze politiche e i cittadini dell’Ecuador si uniscano “in uno sforzo comune per la pace”.

Fitch taglia il rating sull’Ecuador

Al caos relativo alla sicurezza si aggiunge l’annosa crisi economica che attanaglia il Paese. Non a caso, ad appena tre giorni dalle elezioni presidenziali e legislative di domenica, l'agenzia statunitense Fitch ha ridotto il rating del Paese da B- a CCC, segnalando un significativo deterioramento dei conti fiscali, con prospettive di maggior deficit e meno spazio di finanziamento. Ancora prima di questo intervento - osserva il quotidiano La Hora ripreso dalla stampa internazionale - l'economia ecuadoriana era tra le più rischiose dell'America Latina, ma ora lo scenario si è fatto più fosco, con un deficit fiscale che potrebbe chiudersi a 5.000 milioni di dollari  alla fine del 2023. Indipendentemente da chi si aggiudicherà la guida del Paese, Fitch vede poco spazio in Ecuador per realizzare le riforme di cui ha bisogno e che servirebbero, sostengono gli esperti, per avere conti pubblici in pareggio, accesso ai mercati obbligazionari del debito internazionale e per, eventualmente, creare le condizioni per raggiungere un nuovo accordo con il Fondo monetario internazionale (Fmi).

Da Rin (Sole 24 Ore): economia basata sul dollaro in difficoltà

“L’Ecuador arriva a questo voto in una situazione grave dal punto di vista istituzionale, sociale ed economico, ci sono 100mila agenti schierati per consentire questo evento elettorale”, spiega a Vatican News Roberto Da Rin, giornalista de Il Sole 24 Ore, già inviato in America Latina. L’esperto dell’area ricorda che la favorita alla presidenza è la candidata di centro-sinistra Maria Gonzales e che anche Jan Topic, candidato di centro-destra vicino alle tesi di Bolsonaro, ha buone possibilità di arrivare al ballottaggio, infine Da Rin segnala anche la presenza di candidati “indigenisti” che rappresentano gli interessi “importanti” dei movimenti indigeni. Secondo il giornalista i temi caldi sul tappeto sono la crisi economica “che ha stravolto l’equilibrio del Paese”. “L’Ecuador usa il dollaro come moneta – prosegue Da Rin – questo è un cappio che da una parte ha tenuto a freno l’inflazione, ma dall’altra ha reso faticosa la vita di ampie fasce della popolazione”.

Ascolta l'intervista a Roberto Da Rin

La lotta al narcotraffico

Da Rin si sofferma poi sull’insicurezza e la violenza generata dai narcotrafficanti: “In Ecuador si sono spostati alcuni cartelli della droga che sono stati ridimensionati in Colombia grazie all’accordo tra il governo colombiano con le Farc e altri gruppi paramilitari, intesa che ha permesso il ritorno di alcune aree sotto il controllo dello Stato. Ecco perché l’Ecuador ha visto aumentare del 35% le coltivazioni di droga”. Il giornalista, già inviato in Sudamerica spiega inoltre che ci sono legami importanti tra le bande locali e i narcos messicani a cui fa gola la posizione dell’Ecuador affacciata sul Pacifico che consente di raggiungere facilmente il Messico sia con le navi. Un altro tema rilevante messo in evidenza da Da Rin sono i diritti degli indigeni, che chiedono, fra le altre cose, il controllo dei prezzi agricoli come garanzia di rendita per i contadini e l’assegnazione definitiva di alcune terre.

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18 agosto 2023, 12:37