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Poliziotti colombiani ascoltano i negoziatori di pace il giorno dell'inizio del cessate il fuoco, il tre agosto scorso Poliziotti colombiani ascoltano i negoziatori di pace il giorno dell'inizio del cessate il fuoco, il tre agosto scorso 

Colombia, al via i negoziati con l'Eln dopo il cessate il fuoco

Si svolgono a partire dal 14 agosto, in Venezuela, i colloqui tra il presidente colombiano Petro e i comandanti dell'Esercito di Liberazione nazionale per porre fine a cinquant'anni di lotta e portare finalmente la pace nel Paese. Tra i temi da affrontare ci sono la riforma agraria e quella istituzionale, ma c'è il timore che la prima generazione di guerriglieri non riesca a controllare i più giovani

Michele Raviart - Città del Vaticano

Inizia domani, 14 agosto e fino al 4 settembre, a Caracas, in Venezuela un quarto e potenzialmente decisivo round di negoziati tra il governo colombiano e gli esponenti dell’Esercito di liberazione nazionale (ELN), il più importante gruppo armato ancora presente in Colombia dopo l’accordo di pace del 2016 tra le istituzioni e le Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. I colloqui tra il presidente Gustavo Petro e il comandante Pablo Beltran – ai quali fanno da garanti, tra gli altri le Nazioni Unite e la Chiesa - si svolgeranno mentre è ancora in vigore, ed è la prima volta, il cessate il fuoco di sei mesi iniziato lo scorso 3 agosto, a un mese dai negoziati che si sono svolti a giugno all’Avana. Tra i temi che saranno affrontati, oltre alla pacificazione, quelli della riforma agraria e delle riforme istituzionali, particolarmente sentiti dall’Eln.

Tre i gruppi armati ancora presenti in Colombia

“Il cessate il fuoco offre una cornice giuridica e politica per l’avvio di questi negoziati”, spiega a Radio Vaticana-Vatican News Gianni La Bella, docente di Storia Contemporanea all’Università di Modena ed esperto di America Latina per la Comunità di Sant’Egidio. “Il dialogo con l’Eln si inserisce in questo sogno-progetto del governo di Petro di una pace integral, una pace definitiva rispetto ai tre movimenti sovversivi che ancora dilaniano la vita di questo Paese, ancora in una condizione di grande violenza”. Insieme all’Eln, infatti, nato negli anni 60, ispirato dalla rivoluzione cubana e che si stima conti oggi circa cinquemila effettivi, c’è anche Il gruppo dissidente delle Farc, che non ha sottoscritto gli accordi di pace con il presidente Santos e che conta tremila uomini e il” Clan del Golfo”, che mette insieme ex-paramilitari e trafficanti di droga.

Ascolta l'intervista integrale a Gianni La Bella

Una tregua che regge, malgrado piccoli incidenti

L’Eln si è impegnato con il cessate il fuoco a non attaccare l’esercito e la polizia colombiana, dopo che alcuni guerriglieri erano stato accusati i mesi scorsi di aver ucciso, al confine con il Venezuela, tre poliziotti, di aver rapito un ufficiale e i suoi due figli e di vari attentati con l'uso di bombe nel Paese. L’accordo prevede di non usare le armi se non per scopi di difesa, mentre le forze di sicurezza colombiane continuano a mantenere i loro compiti di tutela dell’ordine pubblico. “Si sono già prodotti una serie di piccoli incidenti locali, ma questo avviene sempre in queste situazioni”, sottolinea ancora La Bella. “Il problema politicamente è che l’Eln al suo interno è diviso in due componenti generazionali: il gruppo più antico e quella che potremmo chiamare la seconda o terza generazione, che è alla direzione dei vari fronti in cui il gruppo guerrigliero è organizzato”. Tra queste due anime, precisa La Bella, "non c’è lo stesso comune sentire rispetto alla politica del negoziato. Mentre la parte più vecchia desidera fortemente che questi negoziati che vadano avanti, il gruppo più giovane è molto più critico nei confronti del governo”. 

Il confilitto generazionale all'interno dell'Eln

Uno degli aspetti più delicati dei colloqui sarà quello legato al controllo della droga. Molti membri dell’Eln sono accusati di essere trafficanti e il governo teme che la vecchia guardia, più allacciata agli aspetti politici, non sia in grado di controllare le generazioni più giovani, che spesso si comportano in maniera più autonoma. ”Questi gruppi negli ultimi anni - conclude La Bella - hanno avuto molte difficoltà e si è accentuata una componente più individualista, legata ad una forma esasperata di autonomia, il comando generale fa molta fatica a stare in contatto con i vari segmenti del movimento”. “Questo esaspera la possibilità di giungere ad una politica comune, e fa sì che questi gruppi locali sposino la politica della droga come un meccanismo di autofinanziamento in modo più spregiudicato nella generazione precedente”.

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13 agosto 2023, 09:00