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Ragazzina con il fratello sulle spalle in Corea nel 1951 Ragazzina con il fratello sulle spalle in Corea nel 1951   (UN Photo United States Navy)

Settant'anni fa l'armistizio fra le due Coree, la pace "tesa" al 38.mo parallelo

Ricorre oggi l’anniversario dell’armistizio di Panmunjeon, che prende il nome dal piccolo villaggio situato al confine tra le due Coree, dove avvenne la firma della tregua. Paolo Carusi, docente di storia contemporanea dell’Università di Roma Tre: dell'accordo “resta un grande problema che deve trovare una risoluzione, che in questa fase sembra molto difficile"

Layla Perroni - Città del Vaticano

Con l’armistizio di Panmunjeon, settanta anni fa, terminava la guerra tra Corea del Nord e la Corea del Sud, considerata uno dei conflitti più drammatici della Guerra fredda. Le cause dello scontro tra i due Paesi risiedono negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale. Prima occupata dai giapponesi, la Corea viene liberata a sud dalle truppe statunitensi e a nord da quelle sovietiche. “Non esisteva una cortina di ferro come in Europa, ma si creò una sostanziale divisione di sfere di influenza che andò a consolidarsi sul trentottesimo parallelo”, ha dichiarato a Radio Vaticana - Vatican News Paolo Carusi, docente di storia contemporanea dell’Università di Roma Tre. La tensione tra i due Paesi cresce fino a che, nell’estate del 1950, l’esercito nord coreano non attacca la Corea del Sud. Su mandato dell’Onu, una coalizione guidata dagli Stati Uniti interviene militarmente nel conflitto nel tentativo di liberare il Paese occupato e rovesciare il governo nordcoreano. I negoziati di pace si concludono con la firma dell’armistizio il 27 luglio 1953, che ripristina la situazione preesistente con la Corea divisa in due Stati: Corea del Nord, con capitale Pyongyang, e Corea del Sud con capitale Seul.

Ascolta l'intervista a Paolo Carusi

Una questione irrisolta

Il professor Carusi sottolinea che l’accordo che prende il nome dal piccolo villaggio situato sul confine tra le due Coree, è stato un armistizio e non un trattato di pace. “Questo aspetto è molto significativo perchè lascia aperta e irrisolta la questione coreana”, dichiara il docente di Roma Tre. Secondo Carusi dell’accordo “resta un grande problema che deve trovare una risoluzione, che in questa fase sembra molto difficile”, perché i due Paesi dopo il conflitto hanno vissuto momenti diversi. In Corea del Nord si sono susseguiti diversi governi autoritari e l’attuale governante nordcoreano Kim Jong-un, nipote del leader Kim II-sung che scatenò la guerra nel 1950, continua a fomentare la tensione nell'area con periodici test missilistici. La Corea del Sud, invece, è entrata ufficialmente nell’area di influenza occidentale alla fine degli anni Ottanta, con la crisi del comunismo. 

L’enciclica di Pio XII e il rifiuto della violenza

Durante la guerra in Corea, la Chiesa si è espressa a favore della concordia e della pace tra i popoli. Nell’enclica Summi Maeroris del 19 luglio 1950, Papa Pio XII domanda la fine delle ostilità e il dialogo non violento tra tutte le parti coinvolte. “La visione della Chiesa cattolica degli anni Cinquanta - osserva Carusi - è molto simile a quella della Chiesa cattolica odierna. La ripulsa per ogni forma di violenza nasce dalla spiritualità cristiana e dall’osservazione pratica del fatto che la guerra non risolve i problemi”. In un conflitto, conclude, “le forze in campo devono necessariamente parlarsi perché una soluzione basata sulla prevalenza fisica di uno sull'altro non potrà che portare a un futuro di instabilità, autoritarismo, assenza di libertà e di democrazia”.

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27 luglio 2023, 15:41