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Il colera colpisce duramente gli strati più poveri della popolazione e minaccia il futuro dei bambini Il colera colpisce duramente gli strati più poveri della popolazione e minaccia il futuro dei bambini

Haiti: la forza della popolazione tra colera, nubifragi e violenze

Alla crisi socio-politica del Paese si aggiunge una recrudescenza di colera, un’epidemia ormai endemica che colpisce duramente gli strati più poveri della popolazione e minaccia il futuro dei bambini. Mariavittoria Rava, presidente esecutivo della Fondazione Francesca Rava: “Arrivare a tutti è molto difficile. Le persone stanno affrontando un dramma nel dramma"

Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano

Una popolazione che combatte tutti i giorni contro fame, violenza e colera. La Fondazione Francesca Rava lavora ad Haiti da molti anni e i suoi operatori toccano con mano le difficoltà del Paese, afflitto non solo dall'instabilità politica e da disastri naturali – uno su tutti il gravissimo terremoto del 2010 - ma nuovamente alle prese, dopo tre anni dall'ultimo episodio, con una grave epidemia di colera, la cui recrudescenza oggi preoccupa le autorità. Mariavittoria Rava, presidente esecutivo della Fondazione, racconta a Vatican News  le critiche condizioni di vita degli abitanti: “Quando si parla degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, bisogna ricordarsi delle difficoltà di Haiti”.

Ascolta l'intervista a Mariavittoria Rava

Il colera e le sue conseguenze 

Non è la prima volta che il Paese si confronta con questa infezione. Rava ricorda che nel 2011, un'epidemia di colera era stata “portata, purtroppo, dai soldati delle Nazioni Unite". "Il colera - spiega - non è altro che una malattia curabilissima nei nostri Paesi, ma non è così dove non esiste acqua potabile e dove non esiste l'accesso alle cure. Qui i bambini e le persone fragili muoiono di disidratazione”. All’interno degli slums, le piogge e il fango facilitano la diffusione dell’epidemia ormai endemica nel Paese. Una realtà difficile da combattere secondo l’esperta: “Ogni volta che arriva una pioggia violenta, ritorna il colera. Le persone bevono l'acqua dei fiumi per non morire di sete ma è in questo modo che prendono l’infezione. Noi abbiamo ideato un sistema per fabbricare direttamente ad Haiti iniettabili liquidi per combattere la disidratazione, per non dipendere da forniture straniere, ma arrivare a tutti è molto difficile. Le persone stanno affrontando un nuovo dramma nel dramma.”

L’impatto sulla scolarizzazione

L’educazione nella Repubblica haitiana rappresenta uno strumento importantissimo ma di difficile accesso, perché non esistono scuole pubbliche nel Paese: “Quando iniziai a lavorare ad Haiti - ricorda la presidente - la cosa che mi colpì maggiormente è che il lunedì è il giorno delle maggiori assenze, perché i bambini arrivano da due giorni di digiuno e non hanno le forze di presentarsi in classe”. Molto spesso infatti andare a scuola vuol dire anche sopravvivere: durante la settimana i bambini riescono a mangiare e a bere grazie ai pozzi presenti all’interno degli istituti – la Fondazione Francesca Rava si occupa di 42 scuole di strada con oltre 16.000 bambini - ma quando si ammalano di colera i piccoli rimangono a casa senza nessun tipo di assistenza. “Per questo motivo abbiamo delle cliniche mobili che vanno nelle baraccopoli per prendere i bambini e le loro mamme e portarli in ospedale – spiega ancora Mariavittoria Rava - purtroppo la condizione sanitaria influisce tanto sui ragazzi ma in questo momento il problema è anche la violenza che dilaga per le strade.”

La violenza e il settore umanitario

“All’interno della Fondazione adottiamo una filosofia importante – afferma ancora la presidente Rava - ovvero quella dell'empowerment delle persone del luogo. Noi abbiamo la fortuna di lavorare con persone haitiane, confrontandoci con un contesto in cui il personale delle nostre strutture è interamente composto da locali”. Questa scelta dà modo alla Fondazione di poter contare sulle competenze di professionisti che conoscono la realtà in cui si trovano. Al contempo, l’assenza di cooperanti stranieri ha permesso all’associazione di non perdere risorse preziose nei mesi scorsi, quando la maggior parte del personale straniero è stato rimpatriato a causa della grave situazione di insicurezza nel Paese. “Ogni giorno - spiega Rava - mi inchino al coraggio, alla determinazione e alla grande dignità di tutti i nostri medici, infermieri, insegnanti e educatori che tutti i giorni rischiano la vita per venire a lavorare. Questa dedizione porta i collaboratori ad affrontare sfide che toccano ogni aspetto della loro quotidianità, da quello economico - la benzina  aumentata enormemente nell’ ultimo anno, come moltri altri beni essenziali per vivere nel Paese – alla sicurezza sul posto di lavoro”. Rava racconta che alcuni membri del personale ospedaliero sono stati rapiti mentre altri hanno pensato di cercare una nuova vita all’estero. “Le difficoltà, sia a livello personale, psicologiche e sociali sono molto grandi. Per questo ogni giorno prendo esempio dalla resilienza di tutte queste persone, che testimoniano coraggio e amore incondizionato.” 

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15 giugno 2023, 14:51