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Malati ricoverati in ospedale Malati ricoverati in ospedale

Volontariato negli hospice, un incontro a Prato per conoscere la realtà delle cure palliative

Il 5 maggio un appuntamento organizzato da File - Fondazione italiana di leniterapia, dove i volontari racconteranno la loro esperienza al fianco dei malati. Antonio De Luca, volontario della fondazione: “È importante per un paziente ricoverato in una Hospice sentirsi ascoltato da qualcuno”

Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano

Un conforto per il corpo e per lo spirito, il tentativo di alleviare il dolore e la solitudine che spesso colpisce i pazienti nei momenti più difficili della malattia. È la sfida quotidiana dei volontari di File - Fondazione italiana di leniterapia – che il 5 maggio racconteranno le loro storie durante l’incontro ''Volontariato in Hospice: esperienze e racconti per conoscere le cure palliative'', presso la Biblioteca Lazzerini di Prato. Durante l’incontro interverranno la dottoressa Carla Zeloni, medico palliativista dell'hospice, la dottoressa Claudia Bonari, psicologa di File presso la struttura sanitaria, e i volontari pratesi attivi sia nell'assistenza alle persone gravemente malate e che delle loro famiglie. A Vatican News Antonio De Luca, volontario della fondazione da tre anni ha raccontato cosa significhi confrontarsi con questa realtà: “Oltre a fare del bene a gli altri ho trovato un dono per me. È molto più quello che riesco a ricevere dai malati rispetto a quello che io do a loro”.

Ascolta l'intervista ad Antonio De Luca

Un aiuto trasversale

Tramite i loro racconti sarà possibile conoscere meglio le cure palliative e le attività gratuite di assistenza che File offre anche alla comunità, un aiuto destinato non solo ai singoli malati ma anche ai loro familiari, come spiega De Luca: “Il gruppo di auto mutuo aiuto fornisce sostegno psicologico alle persone che hanno familiari malati o che hanno subito un lutto. Al suo interno c'è un facilitatore che tiene le fila di quelli che sono gli scambi e i colloqui all'suo interno. Si ritrovano con frequenza settimanale e parlano di quelle sono le loro problematiche, dandosi sostegno”. Una forza, quella della vicinanza al prossimo, fondamentale in questi momenti di difficoltà: “È importante per un paziente ricoverato in una Hospice sentirsi ascoltato da qualcuno – spiega il volontario - perché la maggior parte della gente oggigiorno ascolta solamente sé stessa. Il nostro compito come volontari è avere una profonda capacità di connessione, che non significa solamente stare lì a sentire quello che i pazienti vogliono condividere, ma cercare di comprendere a pieno queste persone”.

Il ruolo del volontario

Accompagnare queste persone nel loro percorso, quando sono consapevoli di essere alla fine della vita, è un compito complesso. Il dolore e lo smarrimento rischiano di far isolare ancora di più l’individuo. Il ruolo del volontario è quello di preservare l’aspetto relazionale del paziente nonostante la malattia, creando dei legami in grado di portare un po' di luce nell’oscurità della malattia: “Durante il mio percorso come volontario sono rimasto colpito da molte storie come quella di Marco", prosegue Antonio De Luca, £lui era uno scenografo, e a causa della malattia aveva molti problemi a rapportarsi con gli altri pazienti nell’hospice, anche con il personale della struttura. In qualche modo con il tempo sono riuscito ad entrare in sintonia con lui. Siamo riusciti addirittura ad andare insieme alle Manifatture Digitali Cinema - infrastrutture dedicate all'accoglienza delle produzioni cinematografiche e televisive - un posto dove fanno scenografie, un luogo che gli ricordava il suo passato. Un’altra persona che mi ha colpito si chiamava Luciana ed era una suora laica. Anche lei una persona bellissima. Passavamo del tempo insieme, mi ricordo che l'accompagnava in centro a Prato e mangiavamo insieme oppure andavamo a comprare i libri in libreria”.

Diffondere consapevolezza

“Credo sia importante fare conoscere la nostra associazione e quelle che sono le realmente le cure palliative e gli hospice” spiega ancora il volontario toscano, “Vedo che mote persone non sanno neanche che esistono luoghi di questo tipo, oppure pensano che questi posti siano solamente strutture dove il malato va a morire e basta. Molti da fuori non si rendono proprio conto di quello che queste realtà rappresentano per gli individui che soffrono, né tantomeno dell'utilità delle cure palliative, che riescono a lenire il dolore e il sentimento di solitudine negli ultimi momenti di vita. Prendere coscienza di questo secondo me è una cosa importante”.

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03 maggio 2023, 09:30