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Don Luca Bovio e don Leszek Kryza che hanno portato generatori ai frati cappuccini a Dnipro Don Luca Bovio e don Leszek Kryza che hanno portato generatori ai frati cappuccini a Dnipro

Ucraina, il bene che non fa rumore. La testimonianza di un sacerdote

Don Luca Bovio è un missionario della Consolata: da 15 anni svolge il suo servizio in Polonia e dall'inizio della guerra in Ucraina si è impegnato particolarmente nell'aiuto degli sfollati, portando aiuti umanitari in diverse zone del Paese

Svitlana Duckhovych - Città del Vaticano

"Vivo da 15 anni in Polonia, nel Paese confinante con l'Ucraina. Quando è scoppiata la guerra, ricordiamo tutti molto bene le migliaia, milioni di persone che dall'Ucraina sono improvvisamente entrate in Polonia, mamme e bambini. Ci siamo impegnati molto nell'accoglienza di queste persone nella prima fase". Don Luca Bovio, Missionario della Consolata, Segretario Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Polonia, inizia così il suo colloquio con Vatican News. Vive a Lomianki, vicino a Varsavia. In questo piccolo comune i missionari della Consolata, insieme alla parrocchia locale, hanno accolto oltre 2000 persone: mamme e bambini.

Ascolta l'intervista con don Luca Bovio

Don Luca, come è andata?

"Questa è stata la prima fase di accoglienza, poi la nostra attenzione si è spostata maggiormente sull'Ucraina,  dove purtroppo ancora il conflitto continua e quindi abbiamo iniziato a compiere viaggi in macchina. Solo nell'ultimo anno ci sono stato cinque volte. L'ultima volta un mese fa, a metà marzo, insieme a un altro sacerdote polacco, don Leszek Kryza, che è un profondo conoscitore dell'Ucraina. Lui ora lavora in Polonia, ma ha molti contatti in Ucraina. Insieme abbiamo iniziato a portare questi aiuti rispondendo alle necessità che sono davvero grandi in questo momento".

Cosa vuole che la gente in Italia sappia dell’Ucraina e degli ucraini che vivono questa guerra?

Ogni viaggio che ho fatto è stata un'occasione per incontrare le persone in tanti paesi, in tante città. Abbiamo visitato e portato aiuto, lo stiamo ancora portando in queste settimane in tutto il Paese: dalla zona più lontana dal fronte come, per esempio, la grande città Leopoli o altre città dove ci sono tantissimi profughi provenienti dalla zona est, ma siamo arrivati anche nelle zone del fronte: l'ultimo viaggio lo abbiamo fatto a Kherson, prima ancora a Kharkiv. Compiendo questi viaggi, incontriamo tantissime persone: sono persone stanche, stanche della guerra. Non dimentichiamo che dura da più di un anno, ma in alcune regioni del Paese da ben nove anni ininterrottamente. Non c'è giorno che da qualche parte in Ucraina non ci siano bombe, esplosioni. Questa da un senso costante di paura. 

Allo stesso tempo c'è la speranza che questa guerra possa concludersi prima o poi e speriamo il prima possibile. Ed è anche la nostra speranza. È chiaro che al momento realisticamente non è facile vedere una fine perché la situazione è molto complessa, però non dimentichiamo che l'obiettivo da raggiungere è la pace.

In Ucraina ha incontrato anche i rappresentanti dalla Chiesa ed ha potuto vedere anche cosa stanno facendo per aiutare la gente. Secondo Lei, quale è il compito della Chiesa in questi momenti così drammatici?

Io ammiro grandemente le persone che ho incontrato – religiosi, sacerdoti, suore, vescovi – che per scelta sono rimasti tutti praticamente li dove già vivevano prima dello scoppio della guerra. Li ammiro perché non è facile. Hanno avuto e stanno dimostrando un grande coraggio e questa vicinanza alle persone è un qualcosa di impagabile, preziosa tanto quanto sono preziosi gli aiuti umanitari, forse ancora di più. Perché se le persone soffrono per mancanza di beni materiali, non dimentichiamo che la sofferenza più grande è la mancanza di umanità che queste persone vedono in pochi giorni, in pochi attimi, scomparire nella loro vita. La presenza della Chiesa, dei religiosi, delle persone che sono lì col popolo di Dio, è un segno anzitutto di presenza: “Ci sono, sono vicino a te nella sofferenza. Non scappo. Ti aiuto per quanto ti posso aiutare. Soffro con te, spero con te e condivido con te quello che ricevo”. Credo che sono un po’ gli atteggiamenti che in questo momento stanno distinguendo queste persone. Invito davvero tutti a continuare a pregare per loro perché sempre abbiano forza, abbiano coraggio e possano sempre indicare l'obiettivo che tutti speriamo, l'obiettivo della pace, che possa arrivare al più presto anche attraverso loro.

In Ucraina le persone dicono che questa guerra le ha cambiate. Che effetto ha avuto su di lei il fatto di avere un contatto così ravvicinato con questa terra?

Credo che abbia cambiato anche me, nel senso che io mai, mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione come questa, pur non vivendo in Ucraina, ma essendo a stretto contatto, tornandoci spesso e comunque vivendo quelle relazioni che si sono messe in moto a causa della guerra. La guerra è brutta, la guerra è tremenda, la guerra ti distrugge, porta morte, però vorrei anche essere portavoce non soltanto di questa tragedia, ma anche provare a far vedere che c'è un lato positivo: c'è una grande umanità che si sta muovendo nel corso della guerra, persone che comunque vogliono fare qualcosa, vogliono aiutare, vogliono essere vicino a queste persone. Ne ho conosciute tante. E questo per dire che di fronte a una tragedia come quella che si sta consumando in Ucraina in questo momento, la risposta del bene è forte, anche se è una risposta più silenziosa e molto meno appariscente del male. E io sono un po’ testimone anche di questo.

Il mio coinvolgimento è dovuto anche al fatto che tante persone mi hanno contattato in maniera del tutto spontanea dicendo: “Padre Luca, noi abbiamo questi beni, aiutaci a farli arrivare in sicurezza. Tanti aiuti li trovo in Italia, e anche, chiaramente, in Polonia: la mia Congregazione manda gli aiuti dalla Spagna, dal Canada, dal Sudafrica; da tutto il mondo sono venuti gli aiuti in diversi modi: chi si è fermato un mese, che si è fermato due, chi ha spedito dei container, chi una somma di denaro. Questo è un segno di come di fronte a una realtà così grande e tragica c'è, comunque, una risposta positiva che guai se venisse a mancare. Questa è una risposta positiva che occorre costruire, credere, sottolineare, ricordare perché a noi la guerra fa paura, fa impressione, giustamente, però il bene deve essere più forte, deve vincere questa guerra e crediamo fortemente in questo.

Quale, secondo Lei, dovrebbe essere la risposta dei cristiani che non vivono direttamente nei paesi colpiti, alla tragedia di guerra non solo in Ucraina, ma anche in tanti altri Paesi del mondo? È naturale che qui la gente vuole avere la loro vita normale, quindi, la domanda è: come mantenere questa normalità senza il rischio di rimanere completamente indifferenti?

Io credo che il compito di ognuno di noi è porsi la domanda: “Cosa posso fare io?” Io non avrò mai la possibilità di cambiare i destini della guerra perché non ho questa responsabilità, però nel mio piccolo posso fare qualcosa. Ed è una domanda che se tutti quanti ci facciamo e alla quale cerchiamo di rispondere, troveremo davvero la forza e capiremo cosa concretamente possiamo fare. E qui dai bambini, agli adulti, agli anziani – tutti possiamo fare qualcosa di concreto.

Vi racconto questo piccolo episodio. Durante l’ultimo viaggio siamo stati a Kherson che è una città a sud dell’Ucraina. La regione di Kherson è divisa dal fiume Dnipro che in questo momento è proprio il confine della linea frontale. Ero accompagnato dal parroco locale. La zona è insicura, pericolosa e come sacerdoti non soltanto abbiamo portato gli aiuti in quel contesto, ma abbiamo pregato in quel momento lì, proprio sulla riva del fiume. Spontaneamente ha voluto benedire proprio quello che stava succedendo lì, dicendo: “Signore, aiutaci, perché siamo veramente deboli di fronte a questo”. Questo è un piccolo esempio, ma senza andare in queste situazioni così esposte, credo che ognuno di noi davvero può fare e dovrebbe fare qualcosa positivamente. San Paolo dice: “Vinci il male con il bene”. E quando il male è grande, non ti devi spaventare, non riuscirai a vincerlo completamente, però per lo meno quella piccola goccia di bene che puoi fare portala e tuvedrai che tante piccole gocce potranno veramente dare un grande effetto, contribuiranno ad un grande sollievo per tante persone.

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04 maggio 2023, 09:00