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Bandiera dell'Unione africana Bandiera dell'Unione africana 

Le Afriche, contenitore straordinario di culture e saperi

La Giornata Mondiale dell’Africa, evento celebrato in tutto il mondo il 25 maggio, ricorda la fondazione dell’Organizzazione dell’unità africana, oggi Unione africana. Padre Albanese: “Il continente africano non è povero, ma impoverito”

Sofiya Ruda – Città del Vaticano

In occasione dell’Africa Day, che quest’anno celebra sessant’anni dalla nascita della fondazione, si ricorda l’importanza del continente africano e dei suoi innumerevoli valori. Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista esperto di Africa, spiega a Radio Vaticana – Vatican News l’importanza di questa occasione per andare al di là dei luoghi comuni e dei pregiudizi. “Fare memoria delle Afriche, uso il plurale perché è un continente tre volte l’Europa, significa da una parte ricordare col cuore e con la mente tutte le ingiustizie e le sopraffazioni che sono avvenute in epoca coloniale, guardando però con un atteggiamento positivo e costruttivo al presente e soprattutto al futuro”. Proprio come ha espresso Papa Francesco nella sua enciclica sociale Fratelli tutti, “siamo tutti sulla stessa barca, dunque, non possiamo guardare alle Afriche come una disgrazia, ma come un dono”.

Ascolta l'intervista a padre Giulio Albanese

Un continente giovane e ricco

Il missionario ricorda che le Afriche sono un contenitore straordinario di culture e di saperi, spesso anni luce distanti dal nostro immaginario. Ecco perché dobbiamo porci in un atteggiamento di ascolto per poterci arricchire umanamente. La crescita demografica, inoltre, è significativa: la popolazione africana è di oltre un miliardo e 400 milioni di abitanti e il continente è molto giovane, essendo l’età media di vent’anni. “La sfida, prima ancora che essere sociale, politica ed economica, è sicuramente culturale. C’è sicuramente l’aspetto economico, perché le Afriche stanno subendo le conseguenze della crisi russo-ucraina da tanti punti di vista: è cresciuta l’inflazione a dismisura, abbiamo assistito all’aumento dei tassi di interesse, c’è il rischio di recessione e poi, conseguentemente, l’esclusione sociale. Queste sono sfide per il continente africano che non è povero, ricordiamolo, ma impoverito”.

La Chiesa a fianco della gente

Il continente si ritrova a vivere molte difficoltà in questo momento. La situazione in Sudan, per esempio, rischia di destabilizzare tutta l’Africa. “Il tema della stabilità politica rappresenta ancora oggi la vexata e tormentata questio, preoccupa soprattutto l’aspetto della partecipazione da parte della società civile a quello che è il destino del proprio Paese. Spesso i diritti dei cittadini e il diritto di cittadinanza vengono negati”, continua padre Albanese. Una delle sfide più importanti dal punto di vista della cooperazione è quello di sostenere le associazioni e i movimenti impegnati proprio nell’affermazione del diritto di cittadinanza, nella promozione della pace e della riconciliazione. “Ricordiamo l’impegno straordinario delle Chiese cristiane, in particolare della Chiesa cattolica, che ha fatto la scelta degli ultimi, ovvero di stare dalla parte della gente”.

Sudanesi in fuga cercano rifugio in Ciad
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La culla dell’umanità

Nonostante le difficoltà, dobbiamo ricordare le molteplici ricchezze culturali e potenzialità del continente. “Quando parliamo di Africa, parliamo di una realtà sconfinata, ci sono almeno 800 grandi gruppi etnici che sono veri e propri popoli. Il primo valore da ricordare certamente è quello della diversità culturale, il che significa 800 lingue parlate nelle varie regioni del continente”, sottolinea il missionario. Un altro aspetto che va evidenziato, inoltre, è il fatto che l’Africa rappresenta la culla dell’umanità: l’Homo sapiens sapiens viene proprio dalla Valle dell’Omo in Etiopia, spiega padre Albanese. “L’Africa è un continente estremamente giovane e con una straordinaria vivacità. Papa Francesco dice sempre che la nostra non è un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. Io credo che guardando alle Afriche dobbiamo porci proprio in questo atteggiamento, soprattutto i giovani chiedono il cambiamento e – conclude – lo invocano anche nella consapevolezza che loro non sono solo il futuro, sono già il presente di questi popoli, di queste nazioni”.

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26 maggio 2023, 11:17