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Materiale dato alle fiamme dai manifestanti Materiale dato alle fiamme dai manifestanti  (AFP or licensors)

Francia, la riforma delle pensioni scavalca il Parlamento: rabbia in piazza

Serata di scontri e teppismo nelle strade di Parigi dopo che il governo ha posto la fiducia sulla riforma che alza l’età pensionabile da 62 a 64 anni, evitando così il voto del parlamento. Come ultimo step per l’approvazione definitiva, la misura deve attendere il risultato del voto sulle delle mozioni di sfiducia poste delle opposizioni

Marco Guerra – Città del Vaticano

I manifestanti fermati dalle forze dell’ordine a Parigi sono almeno 217. E’ degenerata in scontri con la polizia, atti di teppismo e incendi di materiale vario, tra cui veicoli, la manifestazione a place de la Concorde iniziata ieri pomeriggio, con migliaia di persone, per protestare contro il governo che ha fatto ricorso alla fiducia per far passare la legge di riforma delle pensioni fortemente voluta dal presidente Macron.

Evitato il voto del parlamento

La decisione dell’esecutivo francese di scavalcare il Parlamento ha ulteriormente alzato lo scontro con le parti sociali che contestano la nuova normativa. In pratica, il governo ha utilizzato l’articolo 49.3 della costituzione per approvare la misura senza il voto dei deputanti. Il clima è stato incandescente anche in Parlamento, con le opposizioni che hanno accolto la premier Elisabeth Borne, intonando la marsigliese. Dal canto suo, Borne ha spiegato in un’intervista che è stato fatto di tutto per portare la legge al voto e che il testo è frutto di un compromesso che tiene conto di molte situazioni di specifiche categorie di lavoratori. La stessa premier ha però ammesso che la fiducia è stata necessaria perché si temeva il voto contrario di alcuni deputati repubblicani che hanno voluto "giocare una carta personale" in contraddizione con il loro gruppo che ufficialmente sostiene la misura.

Le mozioni di censura

L’ultimo tentativo di bloccare la riforma sono le mozioni di censura che saranno depositate in Parlamento dalle opposizioni e probabilmente votate lunedì. Se queste raggiungeranno la maggioranza, la premier Borne sarà costretta a dimettersi e ripartirebbe l’iter della legge. Il presidente dei repubblicani ha già detto che il suo gruppo non voterà la sfiducia per “non aggiungere caos al caos”.

 

 

 

 

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17 marzo 2023, 08:57