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L'appello di Francesco perché il Natale porti la pace in Ucraina L'appello di Francesco perché il Natale porti la pace in Ucraina

Francesco: auguri ai fedeli ucraini perché il Natale porti la pace

Il Papa nel dopo Angelus saluta i cattolici e gli ortodossi che domani celebrano la nascita di Gesù, affinché porti alla fine dei combattimenti. Da oggi e fino a sabato notte, è in vigore la tregua unilaterale dei russi, una proposta lanciata dal presidente turco Erdogan e ripresa dal Patriarca Kirill. Ma per Kiev si tratta di un modo per equipaggiare le truppe più prossime alle posizioni ucraine

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Possano passi concreti condurre alla pace in Ucraina. E' l'appello e l'augurio che il Papa ha rivolto, nei saluti del dopo Angelus, ai cattolici e agli ortodossi che domani celebrano il Natale:

Rivolgo di cuore il mio augurio alle comunità delle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, che domani celebrano il Natale del Signore, in modo particolare vorrei fag giungere ai fratelli e alle sorelle del martoriato popolo ucraino. La nascita del Salvatore infonda conforto e infonda speranza, ispiri passi concreti che possano condurre alla fine dei combattimenti e alla pace. Preghiamo tanto per l'Ucraina e per la pace .

Da stamane la tregua unilaterale

Trentasei ore di cessate il fuoco unilaterale. Mosca lo ha adottato a partire dalle 12 locali del 6 gennaio e fino alla mezzanotte di sabato 7 gennaio, giorno del Natale ortodosso. È la prima grande tregua dall’inizio della guerra, lo scorso 24 febbraio, finora erano stati raggiunti accordi ma solo locali, come l’evacuazione dei civili dalla fabbrica Azovstal di Mariupol. La proposta del Cremlino è stata però respinta al mittente dall’Ucraina, per la quale Mosca vorrebbe solo un modo per guadagnare tempo, lettura data anche dal presidente Usa Biden.

La proposta di Erdogan e Kirill

Una proposta di tregua era stata prima avanzata dal presidente turco Erdogan, che continua a proporre Ankara quale mediatrice del conflitto, e poi ripresa in un appello dal Patriarca ortodosso russo Kirill. Il presidente Putin aveva quindi ordinato al suo esercito di far tacere le armi per permettere ai fedeli cristiani ortodossi, la maggioranza sia in Russia che in Ucraina, di poter partecipare alle funzioni della vigilia e del giorno di Natale. Netta la bocciatura da parte del presidente ucraino Zelensky per il quale la tregua è solo “una scusa per fermare l’avanzata delle truppe ucraine nel Donbass” e per poter “portare equipaggiamento, munizioni e uomini” più vicino alle posizioni ucraine. Se tregua sarà, è l’avvertimento di Zelensky, avverrà solo al ritiro dei russi, mentre un “dialogo serio”, annuncia Putin dall’altra parte, potrà esserci solo solo se Kiev "soddisfa le richieste note e tiene conto delle nuove realtà territoriali".

A Kiev carri armati Usa e tedeschi

Con lo stesso tono di Zelensky si sono espresse alcune cancellerie internazionali, da Washington a Londra a Berlino, la scelta di Putin non porterà “né libertà né sicurezza” all’Ucraina, e “non farà avanzare le prospettive di pace”. Il presidente russo ha quindi polemizzato con i Paesi occidentali che, continuando ad armare Kiev, adotterebbero un atteggiamento distruttivo in Ucraina. Di queste ore la decisione di Usa e Germania, accolta con favore da Zelensky, di consegnare a Kiev carri armati di fanteria, dopo che la Francia aveva annunciato l'invio di carri armati leggeri. Nel Paese i bombardamenti sono proseguiti per tutta la giornata di giovedì, una coppia e il loro figlio di 12 anni sono rimasti uccisi anella regione di Kherson, mentre due persone sono morte e altre tre ferite in un attacco contro un villaggio nella regione di Zaporizhia.

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06 gennaio 2023, 12:30